A Torino via alla riconversione verde di sedici fermate del trasporto pubblico, un’operazione che punta a contrastare l’eccesso di calore recuperando il suolo consumato. Nel mondo cresce l’attenzione per le soluzioni green nei contesti urbani
di Matteo Cavallito
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Ripensare le fermate del trasporto pubblico in senso ecologico mitigando il calore: arriva da Torino l’ultima soluzione per la promozione del verde urbano in risposta all’emergenza climatica. Un’iniziativa, annunciata nelle scorse settimane, che arricchisce l’ampio panorama delle azioni strategiche condotte nelle diverse città che attirano l’interesse degli osservatori.
Dall’Italia al resto d’Europa, passando per gli Stati Uniti e l’America Latina, infatti, le amministrazioni locali sperimentano da tempo pratiche differenti scommettendo sulle potenzialità di un suolo cittadino opportunamente rigenerato. Con un impatto benefico per la qualità della vita.
A Torino nuovi interventi per la mitigazione climatica
Nel dettaglio, riferisce la Giunta del capoluogo piemontese, “sedici fermate del trasporto pubblico locale verranno riqualificate attraverso la realizzazione di pensiline con copertura a verde e la sostituzione della pavimentazione esistente con materiale ad alto coefficiente di riflessione”. Inoltre in alcuni tratti della rete tranviaria l’asfalto sarà rimosso. Al suo posto ci sarà l’erba, “con l’obiettivo di attenuare il fenomeno dell’isola di calore e recuperare suolo consumato”.
Finanziato con fondi React-Eu per l’assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d’Europa, il piano, con una spesa totale di un milione di euro, prevede anche una serie di “micro-interventi strategici finalizzati ad aumentare la qualità della vita e a contribuire ad adattare il tessuto urbano consentendo un abbassamento della temperatura, fornendo ombreggiamento e ripristinando la funzionalità dei sistemi di drenaggio dell’acqua”.
Il verde urbano come strumento di tutela del clima
La capacità di mitigazione climatica del verde urbano, come si diceva, è da tempo oggetto di interesse dei ricercatori. Nel 2019, ad esempio, uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, ha rilevato la variabilità delle temperature in un contesto cittadino evidenziandone la correlazione con la presenza delle piante.
Analizzando il caso della città di Madison, nel Wisconsin, i ricercatori hanno misurato una variazione media di 3,5 gradi centigradi. Nei punti di massima efficacia, ha evidenziato lo studio, interagendo con altri elementi del paesaggio la chioma degli alberi produceva un calo della temperatura di quasi 6 gradi. Un effetto particolarmente rilevante capace di fare la differenza in caso di temperature estreme.
Ma in Europa c’è ancora molto da fare
La mitigazione delle temperature, però, non è tutto. Già negli anni passati, in particolare, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha sottolineato come il verde cittadino “può promuovere la salute fisica e mentale e ridurre l’incidenza di malattie e la mortalità degli abitanti, fornendo relax psicologico e alleviamento dello stress, stimolando la coesione sociale, sostenendo l’attività fisica e riducendo l’esposizione agli agenti inquinanti”.
L’Europa sembra intenzionata a puntare sempre più spesso su questo genere di soluzioni. Ad oggi, segnalano le statistiche ufficiali, le infrastrutture verdi come lotti di vario genere, giardini privati, parchi, alberi, fontane e canali ricoprono in media il 42% delle aree urbane del Vecchio Continente. Se si guarda però ai soli spazi pienamente accessibili al pubblico, il dato crolla al 3%. Molto, insomma, può ancora essere fatto.