Uno studio statunitense evidenzia l’efficacia della polvere di roccia nel favorire il processo. Anche in condizioni di forte siccità
di Matteo Cavallito
L’aggiunta di roccia vulcanica frantumata ai terreni coltivati potrebbe favorire il sequestro del carbonio dall’atmosfera. Lo suggerisce uno studio dell’Università della California Davis (UC Davis) e della Cornell University. L’indagine, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Environmental Research Communications, ha evidenziato come grazie a questo sistema sia stato possibile immagazzinare il carbonio nel suolo anche in un periodo di estrema siccità.
La polvere di roccia è una risorsa preziosa
Il principio alla base dello studio è noto come weathering e si verifica quando la pioggia, che cadendo cattura l’anidride carbonica dall’aria, reagisce con la roccia vulcanica bloccando il carbonio. Questo processo risulta efficace ma richiede tempi geologici di milioni di anni. Il meccanismo, in altre parole, risulta troppo lento per compensare il riscaldamento globale.
La frantumazione della roccia, però, consente di accelerare notevolmente il processo. A patto che vi sia una sufficiente disponibilità di acqua.
Ebbene: l’esperimento, condotto in un periodo particolarmente secco caratterizzato da una penuria di piogge, ha dimostrato l’efficacia del meccanismo anche in condizioni di partenza problematiche. “Anche le piogge abbondanti che si verificano di rado in Occidente potrebbero essere sufficienti a favorire l’erosione delle rocce e a rimuovere l’anidride carbonica”, ha dichiarato Iris Holzer, dottoranda della UC Davis e principale autrice dello studio in una nota diffusa dall’ateneo californiano.
Il sequestro di carbonio aumenta nei terreni trattati
I ricercatori hanno applicato roccia frantumata di metabasalto e olivina su 5 acri in un campo di grano incolto nella Sacramento Valley e hanno effettuato le misurazioni nei mesi invernali del 2020-2021. Quel periodo, evidenziano, era stato caratterizzato da estrema siccità, con precipitazioni pari al 41% della media storica della California.
Lo studio ha rilevato che le parcelle con roccia frantumata hanno immagazzinato 0,15 tonnellate di anidride carbonica per ettaro in più nel confronto con i terreni non trattati.
Se questo processo potesse svolgersi in tutti i terreni coltivati della California, sottolineano i ricercatori, si otterrebbe una rimozione di carbonio in grado di compensare le emissioni annuali di 350mila automobili.
La polvere di roccia può aiutare a sequestrare 4 miliardi di tonnellate di CO2
La ricerca assume un significato particolarmente importante nel quadro del cambiamento climatico. Il 41% della superficie terrestre, ricorda la nota, è coperto da zone aride che si stanno espandendo a causa del riscaldamento globale. “I nostri risultati confermano l’ipotesi di una maggiore rimozione di CO2 da parte degli agenti atmosferici, illustrando al contempo le difficoltà di quantificazione in condizioni climatiche estreme”, si legge nello studio.
I risultati, in particolare, “suggeriscono che potremmo ampliare i margini di applicazione della tecnologia di weathering potenziato nelle terre aride globali”.
Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change dell’ONU, ripreso dalla rivista Yale Environment, “la roccia presente nel mondo è in grado di rimuovere ogni anno un miliardo di tonnellate di CO2 dall’atmosfera”. Se applicata ai terreni coltivati del Pianeta, prosegue l’organizzazione, “la polvere di roccia potrebbe aiutare a sequestrare da 2 a 4 miliardi di tonnellate di anidride carbonica dall’aria ogni anno. Ovvero tra il 34% e il 68% delle emissioni globali di gas serra prodotte dall’agricoltura”.