21 Settembre 2023

Dove un tempo si bruciavano rifiuti si rilevano concentrazioni più elevate di piombo nel suolo, spiega una ricerca della Duke University. E non mancano le conseguenze per la salute

di Matteo Cavallito

 

I terreni cittadini che hanno ospitato in passato gli impianti di incenerimento dei rifiuti potrebbero essere tuttora contaminati, anche a decenni di distanza dalla chiusura delle operazioni. Lo suggerisce una ricerca della Duke University di Durham, North Carolina. Utilizzati per molti decenni del secolo scorso in molte città degli Stati Uniti e del Canada, gli inceneritori municipali sono stati chiusi in larga parte negli anni ’70 a fronte delle crescenti preoccupazioni per l’inquinamento atmosferico.

Le conseguenze della loro presenza, tuttavia, sarebbero visibili ancora oggi. “Abbiamo scoperto che i parchi cittadini e le aree gioco costruiti sul sito di un ex inceneritore di rifiuti possono ancora presentare livelli molto elevati di piombo nei terreni superficiali, molti decenni dopo la chiusura”, ha dichiarato Daniel Richter, docente della Duke che ha collaborato alla ricerca, in una nota diffusa dall’ateneo.

Lo studio

Nel corso dello studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Environmental Science & Technology Letters, i ricercatori hanno raccolto e analizzato campioni di terreno superficiale provenienti da tre parchi urbani – East Durham, Walltown e East End – situati su ex siti di inceneritori chiusi all’inizio degli anni ’40. “Nel periodo 2021-22, sette decenni dopo la loro creazione, due parchi presentavano un livello di piombo nel suolo superiore alla soglia di sicurezza di 400 mg/kg, fissata dall’Agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti (EPA) per le aree di gioco”, si legge nello studio.

“A Walltown Park, sei dei 97 campioni superficiali estratti a pochi metri da un campo da basket e da un sentiero del parco presentavano valori compresi tra 416 e 1.338 mg Pb/kg. In un’area delle dimensioni di un ettaro nell’East Durham Park sono stati prelevati 12 campioni con una concentrazione media di 1.294 mgPb/kg e una concentrazione mediana di 1.335 mg/kg”.

Nei campioni raccolti a East Durham Park, in altre parole, i livelli di piombo erano oltre cinque volte più alti della soglia di sicurezza fissata dall’EPA per le aree gioco dei bambini. Quelli provenienti da Walltown Park evidenziavano livelli di piombo preoccupanti nel 10% circa dei casi. I livelli rilevati sul terreno dell’East End erano invece nella norma. Secondo gli autori, queste significative differenze nei livelli di piombo evidenziano la necessità di un più ampio monitoraggio.

L’eredità dei rifiuti è un problema diffuso

L’esposizione al piombo del suolo è stata collegata a potenziali problemi di salute a lungo termine, ricordano gli scienziati. Tra questi, soprattutto nei bambini, vi sono possibili danni al cervello e al sistema nervoso. Ma anche il rallentamento della crescita e dello sviluppo e problemi di apprendimento.

E il problema, spiegano i ricercatori, è che i fenomeni di contaminazione da rifiuti potrebbero essere piuttosto estesi, per lo meno in Nord America.

“Indagini ingegneristiche condotte nel 1941 e nel 1958 suggeriscono che metà delle città statunitensi e canadesi esaminate incenerisse i propri rifiuti solidi”, si legge nello studio. “Molti documenti riportano come le ceneri degli impianti venissero successivamente scaricate con scarsa attenzione ai rischi per la salute e per l’ambiente”. Queste, in particolare, venivano a volte coperte da uno strato sottile di terriccio. O addirittura sparse nei parchi, nei cantieri di nuova costruzione o in altri spazi urbani come ammendante del suolo.

Necessari nuovi studi

Secondo gli scienziati diventa ora necessario approfondire gli studi sul problema. Fondamentale, da un lato, proseguire sulla strada dell’analisi del suolo, affidandosi alle nuove tecnologie in grado di rilevare la presenza di metalli, come il piombo, in modo pressoché istantaneo.

In secondo luogo è necessario raccogliere i dati storici sull’incenerimento dei rifiuti e sullo smaltimento delle ceneri per identificare le aree potenzialmente contaminate. “C’è molto interesse per la mitigazione dell’esposizione al piombo nelle città”, conclude Richter. “Ma finora ci si è concentrati soprattutto sulla riduzione dei rischi all’interno delle abitazioni”. Lo studio, invece, “ci ricorda che i rischi esistono anche nell’ambiente esterno”.