26 Aprile 2023

L’accusa dell’organizzazione ambientalista: in Amazzonia i cercatori d’oro usano i mezzi del costruttore coreano per distruggere i territori della comunità indigene. “Ora Hyundai collabori con il governo brasiliano”

di Matteo Cavallito

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I macchinari pesanti prodotti dall’azienda coreana HD Hyundai Construction Equipment vengono utilizzati per l’estrazione illegale dell’oro nelle aree delle comunità native. È questa l’accusa mossa da Greenpeace East Asia in un rapporto diffuso in queste settimane. L’attenzione corre in particolare alle terre dei popoli Kayapó, Munduruku e Yanomami. Che, da sole, rappresentano oltre il 90% dei territori indigeni degradati dall’estrazione illegale nell’Amazzonia brasiliana.

” In totale sono stati identificati 75 escavatori Hyundai in queste zone. La portata di questa attività distruttiva è esplosa nella foresta negli ultimi anni”, si legge in una nota diffusa dall’organizzazione ambientalista. “Tra il 2019 e il 2021, l’area media distrutta dalle miniere all’interno delle terre indigene è stata del 202% più grande rispetto alla media dei dieci anni precedenti”.

I mezzi Hyundai sono i più diffusi

Sorvolando l’area delle operazioni, Greenpeace ha constatato come Hyundai costituisse di gran lunga la marca più diffusa tra gli escavatori utilizzati nelle attività minerarie illegali. Il 43% dei 176 mezzi rilevati era stato prodotto dall’azienda coreana. L’indagine ha inoltre rilevato che i concessionari autorizzati di Hyundai hanno recentemente aperto strutture in prossimità delle terre indigene più colpite dall’estrazione illegale.

“L’uso di macchinari pesanti è stato fondamentale nell’espansione vertiginosa dell’attività mineraria illegale”, ha dichiarato Danicley de Aguiar, attivista senior della filiale brasiliana di Greenpeace.

Che ha aggiunto: “Gli escavatori hanno moltiplicato la capacità di esplorazione consentendo di svolgere in poche ore un lavoro che richiederebbe settimane per essere eseguito manualmente. Le macchine Hyundai vengono utilizzate per distruggere, a un ritmo allarmante, un ecosistema vitale non solo per le popolazioni indigene che vivono in queste terre, ma per l’intero Pianeta. Hyundai deve mettere la salvaguardia dell’ambiente al di sopra dei suoi profitti e impedire che i suoi macchinari vengano utilizzati nei territori indigeni e nelle aree protette”.

Terre indigene sotto attacco

Secondo il rapporto negli ultimi 36 anni, l’area soggetta ad attività estrattiva in Brasile è aumentata del 1107% determinando, al 2021, il degrado di 212.504 ettari di suolo. Oltre il 90% del fenomeno si è verificato in Amazzonia. Tutto ciò, prosegue Greenpeace, impatta direttamente sulla vita delle popolazioni native che da sempre abitano queste zone e che da esse traggono le risorse necessarie per il proprio sostentamento.

Sotto accusa, inevitabilmente, anche la politica dell’ex presidente Jair Bolsonaro che nel 2020 ha appoggiato l’introduzione di una legge che consente l’estrazione mineraria nelle terre indigene senza la preventiva consultazione delle popolazioni locali.

Una ricerca dell’Instituto Escolhas ha sottolineato come tra il 2015 e il 2020, il Brasile abbia commercializzato 229 tonnellate di oro con “evidenza di illegalità”. Si tratta di quasi la metà del totale prodotto ed esportato dal Paese. Il 54% dell’oro illecito proviene dall’Amazzonia, in particolare dagli Stati del Mato Grosso (26%) e del Pará (24%).

Il ruolo della compagnia

Le attività di Hyundai, che in passato ha ricevuto riconoscimenti per i suoi impegni ambientali, sociali e di governance aziendale, sono in forte espansione in Brasile, ha notato il quotidiano britannico Guardian. La crescita della sua presenza nel Paese, ha sottolineato quindi Daul Jang, esperto dell’ufficio di Seoul di Greenpeace East Asia, “mostra di trarre profitto dalla vendita di macchinari pesanti nel mercato brasiliano, Amazzonia compresa”.

Nel 2020, prosegue quindi il Guardian, le autorità brasiliane hanno indagato sulla responsabilità dei produttori e dei fornitori di macchinari pesanti per i danni causati dalle loro attrezzature utilizzate dai minatori illegali. All’epoca, ha dichiarato Greenpeace, Hyundai non aveva fornito informazioni sulle misure adottate per limitare questo fenomeno.

“Il gruppo Hyundai si è impegnato a combattere il cambiamento climatico e a proteggere l’ambiente”, ha aggiunto Jang. “Il suo amministratore delegato e presidente, Ki-sun Chung, deve dimostrare la sua nuova leadership collaborando con il governo e la società brasiliana per sradicare al più presto le miniere illegali nella foresta amazzonica”. Questa cooperazione, ha aggiunto, potrebbe essere “il primo buon esempio per altre aziende che vendono i loro macchinari pesanti per l’estrazione mineraria illegale”.