Le foreste ripristinate dalla natura possono sequestrare 23 miliardi di tonnellate di CO2
La stima, su base trentennale, è contenuta in uno studio che ha coinvolto studiosi americani e australiani: nel mondo la rigenerazione spontanea delle foreste interessa potenzialmente oltre 200 milioni di ettari di suolo
di Matteo Cavallito
La rigenerazione spontanea delle foreste evidenzia un potenziale sorprendente in termini di estensione del fenomeno e di contributo alla mitigazione climatica. A evidenziarlo è uno studio a cura di un gruppo di ricercatori australiani e statunitensi pubblicato su Nature. L’indagine evidenzia anche i benefici dal punto di vista dei costi associati al ripristino naturale in alternativa alle pratiche di piantumazione.
Affidandosi all’opera della natura “le nazioni possono raggiungere i loro obiettivi in modo economicamente vantaggioso”, afferma Brooke Williams, ricercatrice della Queensland University of Technology, in Australia, e co-autrice dello studio in una nota. “Il nostro modello evidenzia in quali contesti si possano ottenere i maggiori risparmi”.
I vantaggi della rigenerazione naturale
Il ripristino delle foreste è considerato uno strumento essenziale per il contrasto al cambiamento climatico di fronte alla riconosciuta capacità di sequestro di carbonio da parte di questi ecosistemi. Particolare attenzione, negli ultimi anni, è stata rivolta alla rigenerazione spontanea, ovvero a quell’approccio che limita al minimo l’intervento umano lasciando alla natura il compito di ridare vita alle zone che sono state semplicemente escluse dal pascolo o da altre attività. Tale ripristino avviene mediante i semi già presenti nel suolo o dispersi dalle foreste limitrofe. I vantaggi, in questo senso, non mancano.
“Nelle aree in cui le condizioni ecologiche sono tali da consentire alle foreste di ricrescere da sole o con un’assistenza ridotta, i metodi di rigenerazione naturale sono meno costosi oscillando ad esempio tra i 3.880 e i 12mila dollari per ettaro contro i 25.830-105mila dei progetti di ripristino nei tropici e nelle zone subtropicali”, spiegano gli autori.
I costi dei progetti di impianto, dunque, possono essere particolarmente proibitivi soprattutto per i Paesi in via di sviluppo. Per contro, oltre a essere decisamente più economiche, sottolineano, le iniziative per favorire la rigenerazione spontanea sono anche “spesso più efficaci dell’impianto di alberi completi in termini di tassi di successo nel lungo periodo e di risultati dal punto di vista della biodiversità”. Per queste ragioni, insomma, “Identificare le aree in cui le foreste possono riprendersi efficacemente con un intervento minimo è fondamentale per ottenere un ripristino su larga scala”.

Potenziale globale di rigenerazione naturale nelle regioni tropicali disboscate. L’area di terreno che può sostenere la rigenerazione naturale è indicata in verde, mentre l’area totale disponibile per il ripristino delle foreste è indicata in giallo (in milioni di ettari) per i Paesi situati almeno in parte all’interno dei biomi forestali tropicali e subtropicali umidi. Fonte: Williams, B.A., Beyer, H.L., Fagan, M.E. et al. “Global potential for natural regeneration in deforested tropical regions”. Nature (2024), October. 2024 Open access
Tra i fattori decisivi la presenza di foreste vicine
Usando le immagini satellitari gli autori hanno identificato l’andamento della copertura arborea di milioni di piccole aree caratterizzate da ricrescita naturale nello spazio di diversi anni. “Queste macchie naturali sono state il punto di partenza per questo nuovo studio”, spiega Matthew Fagan, docente di geografia e sistemi ambientali dell’Università del Maryland e co-autore dello studio. Si tratta, aggiunge, della “prima ricerca che prevede dove si verificherà la futura ricrescita delle foreste in base alla ricrescita osservata nel passato”.
Lo studio si è basato sulla raccolta di dati globali che descrivono fattori come la qualità del suolo, la pendenza, la densità di strade e di popolazione, la ricchezza locale, la distanza dai centri urbani e dalle foreste sane, e altro ancora.
Gli autori hanno rilevato che i fattori più fortemente associati a un elevato potenziale di ricrescita sono la vicinanza di un’area a una foresta esistente, la densità di quest’ultima e il contenuto di carbonio nel suolo. La vicinanza a un’altra area forestale, in particolare, è decisiva nel fornire alla zona una varietà di semi in grado di sostenere la ricrescita.
250 milioni di ettari possono sequestrare 23,4 miliardi di tonnellate di CO2
Valutando l’attuale distribuzione spaziale della foresta naturale pantropicale sulla base della sua evoluzione dal 2000 al 2016, sottolinea la ricerca, è stato possibile creare un modello per quantificare il potenziale di rigenerazione naturale nei biomi forestali tropicali. In totale, spiegano gli scienziati, “Stimiamo la presenza di un potenziale di rigenerazione naturale delle foreste in un’area totale di 215 milioni di ettari in grado di sequestrare complessivamente 23,4 miliardi di tonnellate di carbonio fuori terra (da un minimo di 21,1 a un massimo di 25,7 miliardi) in 30 anni.”.
Al momento, “Cinque Paesi, Brasile, Indonesia, Cina, Messico e Colombia, rappresentano il 52% di questo potenziale stimato, evidenziando quindi la necessità di indirizzare verso di essi le iniziative di ripristino spontaneo”. I risultati, concludono, “facilitano processi decisionali più ampi ed equi che capitalizzano l’opportunità diffusa di rigenerazione naturale per aiutare a rispettare le agende ambientali nazionali e globali”.

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