Studio di Alliance of Biodiversity: nel 2020 la deforestazione ha seguito i trend attesi sulla base dei dati storici. Un segnale di come le chiusure non abbiano influenzato il fenomeno
di Matteo Cavallito
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Lo scoppio dell’epidemia di Covid nel 2020 non ha rallentato la deforestazione a livello globale. Il disboscamento, infatti, è proseguito seguendo più o meno il medesimo trend degli ultimi 15 anni. Lo sostiene uno studio a cura dell’Alliance of Bioversity International and the International Center for Tropical Agriculture (CIAT), un’organizzazione ambientalista di base a Roma.
Secondo l’Alliance, che fa parte del Consultative Group for International Agricultural Research, un partenariato globale di associazioni attive nella ricerca sulla sicurezza alimentare, “le complesse dinamiche che accompagnavano la deforestazione prima della pandemia sono rimaste inalterate dopo le misure di blocco”.
Lo studio
Gli autori hanno esaminato i dati forniti da Terra-I, un sistema di monitoraggio realizzato dall’International Center for Tropical Agriculture, con sede in Colombia, dalle iniziative Forestry Trees and Agroforestry (FTA), The Nature Conservancy e dalla School of Business and Engineering di Yverdon-les-Bains, in Svizzera, e dal King’s College di Londra.
“Sulla base di questo set di dati, abbiamo analizzato l’andamento storico della deforestazione dal 2004 al 2020 su scala globale, raggruppando i dati riportati per i Paesi tropicali a livello continentale in Africa, nelle Americhe e in Asia”, spiegano i ricercatori.
Inoltre, proseguono, “abbiamo elaborato e confrontato le tendenze medie della deforestazione e quelle previste per il 2020 per ogni continente e abbiamo ripetuto le stesse analisi a livello nazionale per il Brasile, la Colombia, il Perù, la Repubblica Democratica del Congo e l’Indonesia”.
“Nessuna differenza statistica significativa”
A livello continentale, la deforestazione nelle Americhe ha seguito la tendenza prevista per il 2020 sulla base dei dati storici. “I nostri risultati suggeriscono che la tendenza all’aumento della deforestazione osservata nelle Americhe era già stata prevista”, rilevano i ricercatori. A livello regionale, dunque, “la pandemia non ha modificato in modo decisivo la traiettoria della perdita di copertura forestale”. Nelle foreste primarie della fascia tropicale, in particolare, si è registrata una crescita delle segnalazioni di disboscamento in atto pari a 150 mila unità ogni due settimane tra il 2019 e il 2020. La tendenza, in ogni caso, resta fortemente influenzata dai dati di Brasile e Messico.
In ogni caso, precisa lo studio, “non è emersa in generale alcuna differenza statisticamente significativa nella frequenza delle segnalazioni di deforestazione prima e dopo che ogni Paese ha imposto le misure di lockdown”.
Nel confronto con i trend 2004-19, per contro, la deforestazione in Asia è scesa rispetto ai livelli previsti. Quella registrata in Africa, invece, è stata superiore alle attese.
La deforestazione illegale non ha risentito delle chiusure
Secondo Janelle Sylvester, ricercatrice dell’Alliance e co-autrice dello studio, i dati emersi non rappresentano una sorpresa. Le chiusure, infatti, non avrebbero avuto effetto sui preesistenti fattori di disboscamento. “La deforestazione illegale nelle aree già sottoposte a un controllo minimo da parte del governo prima della pandemia è proseguita con ogni probabilità durante le chiusure”, ha dichiarato.
Louis Reymondin, un altro dei ricercatori coinvolti, ha sottolineato poi come la deforestazione sia fortemente legata allo sviluppo dell’industria dell’allevamento e che la domanda di carne non ha subito modifiche sostanziali durante i mesi più difficili della pandemia. Gli autori, in ogni caso, affermano che ulteriori studi saranno necessari nei prossimi anni per valutare l’andamento della deforestazione e la sua correlazione con le strategie di contrasto alla pandemia su un arco temporale più ampio.