6 Aprile 2021

L’allarme dei ricercatori: i microbi del suolo reagiscono al riscaldamento globale emettendo enormi quantità di CO2. Da un esperimento ai Tropici emergono dati inquietanti

di Matteo Cavallito

 

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L’interazione tra il riscaldamento globale e i microbi del terreno potrebbe peggiorare gli effetti del cambiamento climatico. Un problema enorme che si misura in termini di incremento delle emissioni di carbonio e che da tempo preoccupa gli scienziati. L’ultimo allarme è arrivato attraverso uno studio pubblicato sulla rivista Nature. Un team di ricerca guidato da Andrew Nottingham, ecologo dell’Università di Edimburgo, ha riscaldato una porzione di suolo tropicale pianeggiante sull’isola di Barro Colorado, a Panama, simulando le temperature previste nei prossimi decenni. Il rilascio di CO2 misurato nell’occasione, infatti, ha superato del 55% quello rilevato nei terreni che non erano stati sottoposti alle fonti di calore. “Il tasso di perdita è enorme ed è una brutta notizia”, ha dichiarato Nottingham, ripreso dal New York Times.

I microbi hanno un ruolo chiave

L’origine del problema si colloca nel ruolo dei microbi, agenti chiave nella regolamentazione dell’ecosistema del suolo, ma anche fattori critici nel contesto del cambiamento climatico. Finanziato dalla UE, il progetto Tropical Carbon condotto dall’Università di Edimburgo, puntava a svelare le interazioni tra i microorganismi e il rialzo delle temperature. Il carbonio immagazzinato nella superficie del suolo, scrive il NY Times, “alimenta orde di batteri e funghi” che rilasciano la CO2 attraverso la respirazione. “Le temperature più calde rendono più attivi questi microbi facendo crescere i loro tassi di digestione”. I dati sembrano spiegare ancora una volta “perché dobbiamo preoccuparci maggiormente di quanto velocemente si stia riscaldando il Pianeta”, ha dichiarato al quotidiano newyorchese Eric Davidson, scienziato ambientale presso l’Università del Maryland che non è stato coinvolto nella ricerca.

I Tropici contengono un terzo del carbonio globale

Basta prendere in considerazione alcuni numeri per comprendere la portata della scoperta. “I suoli dei Tropici contengono un terzo del carbonio immagazzinato nel terreno a livello globale”, si legge nella ricerca. “Per questo motivo la destabilizzazione della materia organica del suolo causata dal riscaldamento ipotizzato per queste regioni nel XXI secolo potrebbe accelerare il cambiamento climatico rilasciando ulteriore anidride carbonica nell’atmosfera”. La maggiore propensione al rilascio di CO2 da parte dei terreni tropicali rispetto a quelli posti a latitudini più alte era nota da tempo. L’incremento di emissioni registrato nell’esperimento, tuttavia, è stato decisamente superiore a ogni previsione.

Scenari preoccupanti

Già negli anni ’90 gli studiosi avevano iniziato a indagare il fenomeno delle emissioni dai suoli riscaldati. Una ricerca condotta nel 2016 in 49 diversi siti in Asia, Europa e America Settentrionale aveva ipotizzato che entro la metà del secolo i terreni del Pianeta avrebbero potuto rilasciare la stessa quantità di CO2 emessa da una nazione grande quanto gli Stati Uniti. Uno studio condotto in California e pubblicato nel 2017 aveva rilevato un incremento dell’attività respiratoria dei microbi del suolo compreso tra il 34% e il 37% a fronte di un aumento della temperatura pari a 4 gradi. Numeri rilevanti ma comunque decisamente più bassi di quelli individuati dalla ricerca di Nottingham.

Se i dati rilevati da quest’ultima trovassero conferma nell’intero territorio tropicale, riferisce il NY Times citando le stime dei ricercatori, entro il 2100 l’atmosfera assorbirebbe una quantità aggiuntiva di carbonio pari a 65 miliardi di tonnellate. “Oltre sei volte le emissioni annuali prodotte dalle attività umane sul Pianeta”.