Liberare il suolo è un’impresa possibile. Gli esperti raccontano il de-sealing
L’impermeabilizzazione del suolo è un problema globale che colpisce i grandi centri urbani. Ma nuovi strumenti, spiega la FAO, possono orientare oggi una pianificazione sostenibile
di Matteo Cavallito
Il soil sealing, il processo di impermeabilizzazione del suolo, resta una delle principali minacce contemporanee. Lo evidenziano, tra gli altri, i dati raccolti in Europa dal sistema di monitoraggio Copernicus che certificano la persistenza del fenomeno. Alcune esperienze condotte a livello locale nel mondo, tuttavia, dimostrano come la rigenerazione dei suoli sigillati (il cosiddetto de-sealing) sia tecnicamente possibile quando accompagnato da opportune progettualità, cooperazione istituzionale e diffusa consapevolezza pubblica. Oltre che da un adeguato sostegno di dati scientifici. Sono questi i messaggi principali emersi in occasione del Global Symposium on Soil Sealing and Urban Soils, un evento organizzato nei giorni scorsi dalla FAO.
Sigillato quasi il 3% del suolo europeo
Secondo i dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente EEA (raccolti dal Joint Research Centre attraverso le osservazioni satellitari ad alta risoluzione) il tasso di suolo sigillato in Europa (UE + Regno Unito) è stimato al 2,82% ma in alcune aree più densamente popolate, come i Paesi Bassi, si arriva al 4%. Negli anni, ha osservato Rainer Baritz, coordinatore dei Centri nazionali di riferimento europei per il suolo presso l’EEA, si sono osservati alcuni miglioramenti ma questi ultimi sono stati di breve durata. Il fenomeno, ad esempio, ha sperimentato un rallentamento nella prima metà dello scorso decennio per poi andare successivamente incontro a una nuova accelerazione.
In totale, “Dal 2006 al 2018 la superficie dei terreni impermeabilizzati nell’Unione europea è aumentata di 3.581 km2”, ha osservato Baritz. I dati aggiornati sul periodo 2018-24 sono attesi per il prossimo anno.
Il soil sealing, come noto, comporta diversi effetti negativi su numerosi servizi ecosistemici riducendo al tempo stesso la prevenzione delle inondazioni e la mitigazione delle ondate di calore con conseguente aumento dei costi energetici per il raffreddamento nelle aree urbane soggette all’espansione edilizia. Non meno rilevanti le ricadute sulla produzione alimentare: nello spazio di mezzo secolo, ha ricordato Marc-André Selosse, botanico, micologo e professore al Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi, la Francia ha perso oltre 31 mila km2 di terreni agricoli sulla spinta dell’artificializzazione. Un’area, per fare un confronto, pressoché identica all’estensione di una regione come la Provenza-Alpi-Costa Azzurra.

Dal 1970 al 2020 la Francia ha perso oltre 31 mila km2 di terreni agricoli sulla spinta dell’artificializzazione. Immagine: FAO, Global Symposium on Soil Sealing and Urban Soils
La nuova Direttiva UE
La nuova normativa UE in fase di approvazione, la Soil Monitoring and Resilience Directive, introduce principi per mitigare gli impatti del consumo di terreno e della sigillatura, promuovendo buone pratiche quali il riuso e la riqualificazione dei suoli, la scelta di aree abbandonate (i brownfields) come sede di nuovi progetti edilizi e infrastrutturali e la minimizzazione degli impatti sulle zone circostanti.
“Questi principi non sono prescrittivi ma richiedono il massimo impegno da parte di ogni Paese, a livello regionale e locale, per affrontare la questione”, spiega Mirco Barbero, direttore del gruppo di lavoro sul suolo dell’Unità Land Use & Management della Commissione Europea. “Essi, ad esempio, includono l’incoraggiamento al riutilizzo e alla riconversione dei terreni già impermeabilizzati”.

Dal 2006 al 2018 nella UE sono stati sigillati 3,581 km2 di suolo. Immagine: FAO, Global Symposium on Soil Sealing and Urban Soils
Quattro strumenti per uno sviluppo urbano sostenibile
La questione si propone allo stesso modo anche nella sua dimensione globale. “Tra il 1992 e il 2015, le aree urbane hanno raddoppiato la loro estensione, consumando circa 24 milioni di ettari di terreno agricolo.”, ha ricordato Feras Ziadat, Land and Water Officer della FAO. Per rispondere a questo problema, spiega, occorre realizzare una pianificazione integrata e basata sui dati scientifici per conciliare lo sviluppo urbano e la sicurezza alimentare. Tra gli strumenti chiave che possono essere utilizzati in questo senso c’è (I) l’analisi di idoneità dei terreni (land suitability analysis) che si basa sulla mappatura dei suoli per identificare quelli più fertili e ricchi di carbonio da proteggere.
Ma anche, ovviamente, (II) la pianificazione territoriale integrata, che bilancia esigenze di agricoltura, infrastrutture e biodiversità, e (III) l’adozione del principio di land degradation neutrality secondo cui ogni perdita di suolo deve essere compensata da un recupero equivalente;
Determinante, inoltre, (IV) la valutazione economica dei servizi ecosistemici, per attribuire un valore ai benefici offerti dai terreni e consentire ai decisori di confrontare i costi di breve termine dello sviluppo con quelli ambientali di lungo periodo.
Le best practice per il de-sealing: un esempio dal Brasile
Negli ultimi anni gli interventi di de-sealing non sono mancati evidenziando strategie di successo in diversi contesti del Pianeta. Tra questi, ha ricordato Ana Moeri, presidente dell’Instituto Ekos Brasil, un’organizzazione no profit per la tutela della biodiversità e della sostenibilità, il caso della riconversione residenziale dell’ex area industriale di Jurubatuba, nella regione metropolitana di São Paulo, in Brasile, dove risiedono circa 20 milioni di persone e la contaminazione delle falde acquifere resta un problema di lunga data. Qui, a partire dal 2020, si è sviluppato un progetto per il miglioramento della qualità delle acque sotterranee, la creazione di strumenti decisionali, lo sviluppo di un quadro normativo e l’incremento della disponibilità di acqua.
“Il piano non è stato attuato completamente”, spiega Moeri, “ma ha generato risultati importanti come nuovi progetti di monitoraggio dei pozzi profondi che hanno contribuito alla creazione di un database regionale sulle acque sotterranee che viene utilizzato dal governo locale oltre a uno strumento di supporto decisionale per le autorità”.
Questo genere di interventi, insomma, può richiedere tempo. Iniziative come questa, tuttavia, evidenziano come i partenariati pubblico-privati e il coinvolgimento delle comunità siano fondamentali per affrontare in modo trasparente e condiviso la riqualificazione di aree sigillate o degradate. Favorendo l’apprendimento collettivo, la governance partecipata e le soluzioni durature.
A New York la ferrovia diventa un giardino
Le azioni di ripristino dei suoli urbani implicano la reintroduzione delle loro funzioni naturali. Questa operazione, in particolare, può essere integrata nei processi di pianificazione cittadina. Secondo Maxine J. Levin, docente della University of Maryland, esistono in questo senso quattro approcci principali:
- il de-sealing fisico, ovvero la rimozione o perforazione delle superfici impermeabili;
- il potenziamento biologico, mediante inoculazione di microrganismi e l’uso di specie vegetali;
- l’implementazione di infrastrutture verdi senza rimuovere completamente le strutture esistenti;
- il trasferimento di suoli come strumento di ripristino mirato.
Un esempio emblematico è il progetto “High Line” di New York, nato dalla riconversione dell’iconica ferrovia sopraelevata abbandonata, già immortalata in molte pellicole celebri “come Manhattan di Woody Allen (minuto 2:43, ndr)”, ricorda Levin, in un parco lineare con suoli artificiali e vegetazione naturale. L’azione “è stata realizzata su un viadotto ferroviario sopraelevato abbandonato, una classica infrastruttura sigillata, con l’introduzione di strati di terreno profondi 18 pollici (quasi 46 cm, ndr) e la creazione di un tetto verde lungo tutto il suo percorso: più di un miglio e mezzo ovvero tre chilometri di lunghezza”. Un progetto simbolo, insomma, del recupero ambientale urbano capace di migliorare la qualità degli spazi pubblici. E, nell’occasione, di trasformare la linea in “un incredibile fiore all’occhiello della metropoli”, ha concluso.

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