8 Ottobre 2024

Un consorzio internazionale contro la desertificazione

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Il progetto Monalisa contro la desertificazione può contare su un finanziamento da 7,4 milioni di euro grazie al programma Horizon Europe.

Al via il progetto Monalisa: 20 partner da nove Paesi, guidati dall’università di Sassari, per sviluppare soluzioni innovative e pratiche sostenibili in grado di frenare la desertificazione e creare opportunità economiche per le comunità locali

di Emanuele Isonio

 

Sperimentare soluzioni efficaci per prevenire e invertire il degrado del suolo e la desertificazione, evidenziando i benefici socio-economici e ambientali delle azioni proposte. Per riuscire nell’obiettivo si sono riunite, all’interno di un consorzio internazionale, 20 partner provenienti da 9 Paesi Ue e del bacino del Mediterraneo (Italia, Spagna, Francia, Danimarca, Grecia, Romania, Svizzera, Tunisia e Palestina).

Il nome del progetto è Monalisa: a renderlo possibile, un finanziamento di 7,4 milioni concesso dal programma comunitario Horizon Europe.

Un approccio transdisciplinare

La peculiarità del progetto è il fatto di basarsi su un approccio transdisciplinare e sull’impiego di tecnologie avanzate, come telerilevamento e intelligenza artificiale. In questo modo, i ricercatori confidano di riuscire a diffondere pratiche sostenibili per ridurre l’impatto del cambiamento climatico sui suoli. L’obiettivo ultimo è di proteggere le risorse naturali e promuovere la sostenibilità nei territori più vulnerabili, in particolare nelle aree aride europee e mediterranee.

Per fornire strumenti utili contro la desertificazione, Monalisa integrerà conoscenze scientifiche e locali, coinvolgendo stakeholder multisettoriali. Saranno inoltre sperimentate diverse soluzioni agricole. Qualche esempio? Sistemi di pascolo multi-paddock adattivi, soluzioni basate su microrganismi, pratiche di agricoltura conservativa, tecniche di restauro ecologico, sistemi di raccolta delle acque e riutilizzo delle acque reflue trattate in agricoltura.

In tal senso, determinante risulterà il ruolo dell’ISPRA, uno dei partner italiani coinvolti (oltre al capofila del progetto, l’università di Sassari). I tecnici dell’istituto si occuperanno in particolare di predisporre un quadro di valutazione del rischio desertificazione e per il monitoraggio a scala europea dell’area mediterranea.

6 casi studio in 5 Paesi

I ricercatori di Monalisa prenderanno in esame sei casi di studio nei territori di cinque partner mediterranei (Italia, Spagna, Grecia, Tunisia, Palestina). Ciascuno è caratterizzato da un diverso livello di aridità e da processi di degrado del suolo e di desertificazione (LDD):

  • intensificazione e abbandono, con conseguente aumento del rischio di incendi e degrado del suolo, scarsità d’acqua nei sistemi agro-silvopastorali in Sardegna;
  • scarsità idrica, perdita di sostanza organica e fertilità dovuta a pratiche agricole non sostenibili, erosione del suolo nei sistemi agro-silvopastorali in Spagna;
  • scarsità idrica (risorse idriche limitate in quantità e qualità), erosione del suolo in Tunisia;
  • perdita di biodiversità e degrado degli ecosistemi dovuti a cambiamenti nell’uso del suolo (dalle praterie ai sistemi di coltivazione basati sui cereali), incendi e attività estrattiva nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia in Puglia;
  • perdita di biodiversità e degrado del suolo dovuti al pascolo eccessivo, agli incendi e all’erosione del suolo ad Asterousia, in Grecia;
  • scarsità d’acqua, accesso limitato all’acqua, bassa fertilità del suolo dovuta a cattiva gestione e problemi politici a Beit Dajan, Palestina.

I 5 Paesi (e 6 casi studio) al centro del progetto Monalisa contro la desertificazione. FONTE: progetto Monalisa

Nuove opportunità di business

Ma la diffusione di soluzioni innovative risponde anche all’esigenza di favorire nuove opportunità di business e di stimolare investimenti pubblici e privati in soluzioni sostenibili, contribuendo così alla crescita economica e alla sostenibilità ambientale delle aree aride. In questo modo, si punta a creare impatti positivi non solo sui suoli ma anche a migliorare il benessere delle comunità coinvolte, riducendo la povertà e migliorando la loro resilienza alle sfide del climate change.

Altro elemento cardine del progetto Monalisa è poi lo sviluppo di un Decision Support System: sfruttando l’analisi dei dati e l’uso di strumenti digitali, verrà valutata l’efficacia delle pratiche adottate. Un approccio che, da un lato, semplifica la gestione sostenibile delle risorse ma offre inoltre un modello esportabile in altre aree mondiali che presentano problemi analoghi a quelli del bacino del Mediterraneo.

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FONTE: European Drought Observatory 2021 e ANBI 2021.

“La più grande sfida dei nostri tempi”

“La desertificazione e la siccità sono tra le più grandi sfide ambientali del nostro tempo e riguardano tutti noi” ammoniva poche settimane fa Alain-Richard Donwahi, presidente UNCCD (Convenzione Onu contro la desertificazione), in vista della 16° Conferenza internazionale che si terrà a dicembre a Riad. “Si stima che 3,2 miliardi di persone vivano attualmente su terreni degradati, un numero che rappresenta più del 10% del volume totale di terra sul nostro pianeta. 168 Paesi sono direttamente coinvolti in questo fenomeno”.

Peraltro, la desertificazione implica la degradazione del suolo in tante forme diverse: erosione, perdita di sostanza organica e di biodiversità, contaminazione e inquinamento, impermeabilizzazione, compattazione, salinizzazione e acidificazione. Tutti fenomeni evidenziati dalla Soil Thematic Strategy della Commissione europea.

Proprio in Europa, ricordava il consiglio direttivo della SISS (Società italiana Scienze del Suolo) nel suo contributo all’interno del Rapporto Salute del Suolo di Re Soil Foundation presentato a fine 2023, “tra il 1900 ed il 1970, le aree degradate sono aumentate del 40%, soprattutto a causa dello sfruttamento delle aree a clima sub-arido; nei successivi decenni, l’estensione delle aree degradate si è quadruplicata”. Attualmente il fenomeno della desertificazione in Europa coinvolge “il 65% delle aree agricole aride, semi-aride, secco-subumide, per lo più concentrate nel bacino del Mediterraneo”.