16 Settembre 2021

Secondo il Guardian la dispersione incontrollata dei visitatori e il cambiamento climatico contribuiscono all’erosione e alla perdita di biodiversità nel celebre Lake District britannico. E il ripristino è sempre più costoso

di Matteo Cavallito

 

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Lake District, Inghilterra nord-occidentale. Ovvero l’iconico territorio selvaggio capace di ispirare generazioni di lirici fin dal XVIII secolo. Qui, dove il poeta romantico William Wordsworth vagava solitario come una nuvola, si sa, la natura si regge da sempre su un equilibrio fragile, minacciato tuttora dai cattivi comportamenti e dai fattori atmosferici. Nulla di nuovo, verrebbe da dire, visto che la questione è nota da anni. Negli ultimi tempi, tuttavia, gli allarmi si sono moltiplicati. E la preoccupazione, va da sé, è cresciuta di conseguenza. L’imponente afflusso dei turisti e gli effetti del cambiamento climatico minacciano come mai prima d’ora la tenuta di uno dei luoghi più affascinanti del Regno Unito, ha osservato nelle scorse settimane il Guardian. E l’analisi degli ambientalisti, d’altra parte, non lascia spazio a troppi dubbi.

I turisti minacciano il Lake District

“Ovunque è più affollato che mai” ha dichiarato al quotidiano britannico Joanne Backshall, direttrice del programma di ripristino del territorio locale. “Le strade, i parcheggi, i negozi, i caffè, ma anche fuori, sulla campagna, sui sentieri, c’è più gente di quanta ne abbia mai vista prima”, ha aggiunto. “E l’erosione si manifesta ai ritmi più rapidi di sempre”.

Seppur giustificato dalla pandemia di Covid, anche il distanziamento sociale, suo malgrado, avrebbe giocato un ruolo nel fenomeno. I sentieri debordano passando “da 2 a 12 metri di larghezza”. Mentre la ricerca ossessiva delle aree incontaminate e meno battute da esporre sui social ha indotto molti turisti a calpestare porzioni di suolo che, per contro, sarebbe stato opportuno lasciare intatte. “I nostri laghi sono diventati come spiagge e le cascate sono ormai virali su Instagram” ha spiegato al Guardian Tony Watson, direttore dei servizi ai visitatori dell’area. Ogni anno, secondo le stime, il Lake District attrae quasi 16 milioni di turisti.

Clima e biodiversità, doppio allarme

A tutto questo si è aggiunto l’effetto del cambiamento climatico che da anni si manifesta con eventi atmosferici gravi sempre più frequenti. Morale: l’erosione aumenta e la dispersione dei sedimenti limita gli spazi vitali in quello che dovrebbe essere l’habitat naturale di pesci, insetti, uccelli e piante. Detto in altri termini, insomma, il caso del Lake District evidenzia ancora una volta il peso crescente di quelle che non a caso vengono ormai definite da molti osservatori come le “crisi gemelle” che coinvolgono il clima e la biodiversità. Un fenomeno che si abbatte sulla qualità della vita e sulla stabilità dell’economia, come già aveva avuto modo di rilevare di recente un’analisi commissionata dal governo britannico e nota come “The Dasgupta review” che, in particolare, invocava la necessità di implementare al più presto politiche pubbliche adeguate e scelte di investimento coerenti con l’emergenza in atto.

Servono nuovi fondi per il ripristino

Le attività di ripristino per il momento sono affidate essenzialmente ai volontari. Un’associazione denominata Fix the Fells – letteralmente “riparare le montagne” anche se il termine, che deriva dall’antica lingua norrena, indica genericamente quei territori che si estendono oltre una certa quota limite, quella al di sopra della quale non crescono più alberi –   si impegna per ripristinare i 344 sentieri della zona. Privo di sostegno governativo e finanziato esclusivamente dalle donazioni, il programma opera da 20 anni con interventi che, ad oggi, sono costati quasi 10 milioni di sterline. Al momento, assicurano i suoi volontari, servirebbero urgentemente nuovi fondi per 5 milioni per garantire la salute dei territori nel prossimo decennio.