Quasi la metà delle morti da eventi meteo estremi dal 1970 sono causate da siccità e desertificazione. Le due parole d’ordine per contrastare il fenomeno: coinvolgimento e cooperazione delle comunità
di Pier Paolo Roggero
La Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità (DD-day 2022), istituita dalle Nazioni Unite, promuove dal 1994 la consapevolezza pubblica degli sforzi internazionali per combattere la desertificazione, cioè la perdita di fertilità del suolo e il conseguente degrado delle risorse naturali causati dalle attività umane (inquinamento, eccessivo sfruttamento delle terre, sovrapascolamento, deforestazione, incendi, irrigazione con acque saline). La giornata è un momento unico per ricordare che per combattere il degrado dei suoli è necessario il coinvolgimento e la cooperazione delle comunità a tutti i livelli.
Quest’anno il tema della giornata mondiale è centrato sulla siccità: “Rising up from drought together” (Risorgere insieme dalla siccità). Dal 1970 in poi, il 50% di tutti i disastri e il 45% dei 650mila morti ad essi associati sono stati causati da eventi climatici estremi e da crisi idriche.

Cambiamento previsto per quanto concerne il rischio di desertificazione, in base agli scenari 2,4°C (a sinistra) e 4,3°C), nel periodo 2071‑2100 rispetto al 1981‑2010. FONTE: Fonte: Spinoni, J., Barbosa, P., Dosio, A., McCormick, N., Vogt, J., “Is Europe at risk of desertification due to climate change?”, Geophysical Research Abstracts Vol. 20, 2018, EGU2018‑9557, Assemblea generale dell’EGU 2018.
Tragicamente, 9 su 10 di queste morti si sono verificate nei Paesi in via di sviluppo, dove la siccità risulta essere la principale causa di perdita di vite umane (WMO, 2021). Ma anche nei Paesi sviluppati si è verificato un aumento di eventi siccitosi dal 2000 a oggi del 29% rispetto ai decenni precedenti. Oltre 2,3 miliardi di persone è afflitta da questioni che riguardano l’acqua a livello planetario. Gli impatti sono particolarmente gravi per le categorie più deboli: donne e bambini sono i più esposti. Eppure, i danni della siccità sulla società, sugli gli ecosistemi e sull’economia sono decisamente sottostimati.
Si fanno sempre più drammatiche le conseguenze della siccità che sta prosciugando i nostri fiumi, la più grave degli ultimi settant'anni. Distese di sabbia nel Po, partono i razionamenti idrici pic.twitter.com/AxjJ4jFHFm
— Tg3 (@Tg3web) June 15, 2022
Italia, 3 eventi estremi in 5 anni
L’Italia non è esente dai danni della siccità: negli ultimi cinque anni si sono verificati almeno tre eventi estremi di siccità anche in pianura Padana, dove il regime del Po è alterato oltre che dai lunghi periodi siccitosi, dalla riduzione dei ghiacciai in quota per l’aumento delle temperature, che ha raggiunto 2-3°C oltre le medie climatiche di qualche decennio fa. Le conseguenze sono gravi: basti pensare alla salinizzazione delle falde acquifere per decine di chilometri in prossimità della foce del fiume, con terribili rischi in particolare per l’agricoltura.

Elaborazione Re Soil Foundation su dati European Drought Observatory 2021 e ANBI 2021.
L’autore
Pier Paolo Roggero è professore ordinario di Agronomia e coltivazioni erbacee dal 2000, presso l’Università Politecnica delle Marche (2000-2006) e l’Università degli Studi di Sassari (dal 2006 in poi). Ha maturato un’esperienza di ricerca pluridecennale in gestione sostenibile del suolo e delle acque, sistemi agro-silvopastorali mediterranei, adattamento dei sistemi agricoli al cambiamento climatico, gestione delle risorse idriche, modellistica colturale e approccio sistemico. Attuale direttore del Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università degli Studi di Sassari (80 docenti, >1000 studenti), è stato per 10 anni direttore del Nucleo di Ricerca sulla Desertificazione (NRD), Centro interdipartimentale della stessa Università.
È stato presidente della Società Italiana di Agronomia per due mandati e Segretario Generale di Desertnet-international per tre mandati. È Editor in Chief dell’Italian Journal of Agronomy.
Ha partecipato come coordinatore o partner a diversi progetti internazionali di ricerca e cooperazione nell’ambito di un’ampia gamma di programmi di ricerca (FP5, FP7, H2020, PRIMA, JPI-FACCE, EU-AID, Interreg-Med, SWIM, ACP, Life, Fondazioni internazionali ecc. .). Ha contribuito come autore principale alla prima valutazione MedECC sui cambiamenti climatici nell’area del Mediterraneo ed è coautore di oltre 250 pubblicazioni scientifiche, di cui 90 su riviste peer-reviewed ISI/Scopus.