23 Luglio 2021

Un progetto pilota scommette sulla trasformazione del cotone in un ammendante per il terreno. Una soluzione circolare che promette di migliorare la salute di quest’ultimo riducendo i rifiuti e le emissioni di CO2

di Matteo Cavallito

 

Ascolta “Vestiti usati cotone australiano” su Spreaker.

Gli scarti dell’industria del cotone potrebbero trasformarsi in una risorsa per il suolo. È l’auspicio dei ricercatori australiani tuttora impegnati in un progetto pilota nel Queensland meridionale. L’obiettivo dell’esperimento – riferisce la rivista specializzata Farm Online – consiste nel testare la possibilità di scomporre i rifiuti tessili per poi utilizzarli come ammendanti del suolo. La speranza è che il loro uso si traduca in un incremento dell’attività microbica e dell’umidità del terreno nonché in un maggiore sequestro di carbonio. Secondo le stime di partenza, due tonnellate di cotone scomposto potrebbero equivalere a 2,25 tonnellate di CO2 sottratte all’atmosfera.

Gli scarti del cotone come soluzione circolare

“La prova è condotta sotto la guida degli esperti di Coreo, una compagnia specializzata nell’economia circolare” scrive la rivista. L’operazione nasce come “partnership tra il governo del Queensland e le aziende Goondiwindi Cotton, Sheridan, Cotton Australia, Worn Up e Cotton Research and Development Corporation con il sostegno dello scienziato del suolo Oliver Knox dell’Università del New England”. I rifiuti di cotone, costituiti da tessuti, indumenti e tute usate dello State Emergency Service, la Protezione Civile australiana, “sono stati trattati presso l’azienda di riciclo Worn Up di Sydney e sono stati trasportati alla proprietà dell’agricoltore di Goondiwindi Sam Coulton”.

L’Australia scommette sul riciclo

Negli ultimi tempi le autorità australiane hanno evidenziato un certo interesse per le potenzialità del riciclo. A maggio il governo federale ha stanziato 80 milioni di dollari locali (circa 62 milioni di dollari USA) per la gestione circolare degli scarti. Buona parte della cifra è destinata al riciclo dei rifiuti organici alimentari e da giardino (il cosiddetto FOGO, Food Organic and Garden Organic waste) con l’obiettivo di destinare questi ultimi all’uso produttivo nei suoli agricoli. “Tra il 2018 e il 2019, l’Australia, che ospita alcuni dei terreni più aridi del mondo, ha generato 42,9 milioni di tonnellate di rifiuti organici” ha dichiarato la CEO del Waste Management and Resource Recovery Association of Australia, Gayle Sloan. Il FOGO rappresenta il 20% del totale. Le discariche, prosegue la Sloan, hanno accolto quasi 6,9 milioni di tonnellate di rifiuti potenzialmente recuperabili.

L’Australia spreca ancora l’85% dei suoi abiti usati

Il principio può essere applicato ovviamente anche agli scarti di cotone il cui peso sul sistema di smaltimento tradizionale appare rilevante. “I rifiuti tessili sono un problema importante per le comunità e le catene di approvvigionamento a livello globale” scrive ancora Farm Online. Tanto più che “secondo le ultime stime circa l‘85% dei capi d’abbigliamento in Australia viene mandato in discarica a fine vita”.

Il cotone, spiegano gli esperti, si decompone molto più rapidamente rispetto alle fibre sintetiche come il poliestere grazie alla suo contenuto di cellulosa, che è la base delle pareti cellulari delle piante e delle fibre vegetali. Proprio per questo il suo ruolo nelle soluzioni circolari può essere decisivo. “Il potenziale per sottrarre i vestiti alla discarica, ridurre le emissioni di gas serra e nutrire potenzialmente i nostri terreni potrebbe aiutare a garantire pratiche più sostenibili in più settori” ha commentato Oliver Knox. I primi risultati del progetto sono attesi per l’inizio del 2022, in seguito alla raccolta del cotone.