30 Maggio 2022

È l’obiettivo del progetto Water4AgriFood sviluppato dal Consiglio per la Ricerca e Sperimentazione in agricoltura. Lo strumento per riuscirci? L’utilizzo del carbone vegetale (biochar). In 20 anni le riserve d’acqua mondiali sono diminuite del 20%

di Emanuele Isonio

 

Al centro del progetto c’è il biochar. Ovvero, il carbone ottenuto dalla decomposizione delle biomasse vegetali. La speranza è che, attaverso di esso, si possa diminuire l’esigenza di acqua per l’irrigazione dei terreni agricoli italiani. A portare avanti l’analisi è il CREA (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura), all’interno del progetto “Water4AgriFood”, che punta sul miglioramento delle produzioni agroalimentari mediterranee in condizioni di scarsità d’acqua.

Urgono soluzioni anti-siccità

Iniziativa quanto mai urgente. E non solo per il caldo che, con settimane di anticipo rispetto alla norma, sta già coinvolgendo la maggior parte delle regioni italiane e che fa presagire mesi di temperature anomale e siccità prolungata.

Già nel 2020, il rapporto FAO The State of Food and Agriculture calcolava che nell’ultimo ventennio le riserve globali di acqua dolce erano diminuite di oltre il 20%. Un trend che, peraltro, è destinato a peggiorare a causa del cambiamento climatico e dalla diminuzione delle precipitazioni nel periodo invernale che riduce le riserve idriche da utilizzare nei mesi successivi.

Livello di stress idrici nelle aree coltivate. Fra le regioni più colpite, c'è anche la Pianura Padana. FONTE: Rapporto The State of Food and Agriculture 2020, FAO.

Livello di stress idrici nelle aree coltivate. Fra le regioni più colpite, c’è anche la Pianura Padana. FONTE: Rapporto The State of Food and Agriculture 2020, FAO.

Produrre di più con meno acqua

Stando al rapporto, continuando con gli utilizzi attuali, l’aumento del 50% della produzione di cibo necessario a sfamare la popolazione mondiale in costante crescita potrebbe causare un incremento fino al 35% del consumo di acqua per scopi agricoli. E già oggi, ricorda il rapporto, l’agricoltura rappresenta a livello mondiale oltre il 70% dell’utilizzo idrico. Ciò a sua volta potrebbe causare disastri ambientali, inasprire la concorrenza per lo sfruttamento delle risorse e alimentare nuove crisi e conflitti sociali.

“In futuro la sicurezza alimentare – sottolinea quindi il direttore generale della Fao, Qu Dongyu – dipenderà dalla nostra capacità di salvaguardare le risorse terrestri, idriche e del suolo”.

Con il biochar consumi giù fino al 20%

In questo ambito, si inserisce quindi il progetto coordinato dal CREA. Il Centro sta studiando e quantificando gli effetti del biochar che, se applicato ai suoli, è un efficace ammendante, in grado cioè di migliorarne le proprietà fisiche e idrauliche. In generale, l`addizione di biochar al suolo aumenta la sua porosità e favorisce la ritenzione idrica e quella degli elementi nutritivi, che rimangono più a lungo disponibili per le piante. Questo carbone vegetale si ottiene dalla pirolisi – ossia dalla decomposizione termochimica – di diverse biomasse vegetali. Aggiungendolo in concentrazione del 20 o del 40% (in volume) a tre suoli medio sabbiosi, ne ha incrementato il contenuto idrico volumetrico alla capacità di campo (field capacity), in media del 10 o del 20%.

Le speranze riposte nell’uso del biochar per ridurre i consumi idrici sono confermate indirettamente dalle stime di crescita del comparto. Il mercato mondiale del carbone vegetale dovrebbe raggiungere i due miliardi di dollari entro i prossimi 5 anni. Lo ricordava mesi fa un’analisi realizzata dalla Global Industry Analysts, società di ricerca con base in Irlanda specializzata in ricerche di mercato. Si tratta di un aumento del 164% se rapportato ai valori rilevati nel 2020 e di un raddoppio se si considerano le stime dell’attuale valore di mercato, che si dovrebbe aggirare, nonostante la crisi da COVID-19, attorno al miliardo di dollari.

Costi ambientali nella tariffa idrica

Ma il progetto Water4AgriFood non si limita solo a studiare le potenzialità dell’uso del biochar. Un’altra parte della ricerca approfondisce infatti il tema dell’introduzione di politiche dei prezzi, finalizzate a promuovere l’uso razionale dell’acqua, con un adeguato recupero, nella tariffa finale, anche di eventuali costi ambientali derivanti dal suo prelievo. Una strategia figlia dell’approccio “chi usa, paga”. Il progetto punta inoltre a individuare una tariffa dell’acqua irrigua, che includa costi e benefici ambientali per valutarne la sostenibilità da un punto di vista economico, sociale ed ambientale.

A tal fine, grazie ad attrezzature e sensori installati in un’area campione (la sede sarda di Bonifiche Ferraresi SPA, nell’Oristanese) vengono monitorati i volumi di acqua prelevati, distribuiti e restituiti al reticolo superficiale e in falda e la qualità delle acque restituite all’ambiente. Al momento è stata ipotizzata una tariffa idrica. Ma sono ancora in atto le analisi dell’impatto della stessa sugli agricoltori e l`integrazione dei costi ambientali al suo interno.