Una pubblicazione riunisce tutti i vincitori nel 2021 dei finanziamenti previsti dal programma PRIMA. L’Italia è il Paese con il maggior numero di unità di ricerca coinvolte, coordina il 40% dei progetti finanziati e raccoglie il 22% del budget a disposizione
di Emanuele Isonio
C’è un progetto internazionale di gestione sostenibile di suolo e acqua nelle zone aride del Mediterraneo. Uno per introdurre approcci agroecologici basati sull’integrazione tra allevamento di insetti e pratiche agricole locali. Un altro che studia come sfruttare l’agroecologia per migliorare la fertilità del suolo, la resilienza economica e sociale dei sistemi agricoli e ripristinare la biodiversità. E ancora: un progetto per sviluppare mangimi innovativi da scarti agricoli per un’acquacoltura resiliente. Uno che punta a migliorare la resilienza e i servizi ecosistemici nelle colture di pomodori.
Ad accomunarli, il fatto di coinvolgere un’ampia fascia di Paesi europei e mediterranei, in un raggio che va dai Paesi Bassi alla Germania, fino a Grecia, Libano, Palestina, Egitto, Tunisia, Marocco e Portogallo. Ma c’è anche un altro fattore comune: in tutti i casi l’ente coordinatore dei diversi progetti è italiano. Un’iniezione di fiducia per un Paese spesso abituato a sottovalutare la propria capacità di proporre e sviluppare progetti di ricerca innovativi.
41 progetti e 400 unità di ricerca finanziate nel 2021
Quei cinque esempi sono però solo un piccolo estratto di un elenco decisamente più lungo. Tutti insieme sono stati inseriti nella pubblicazione realizzata dal Segretariato italiano di PRIMA (Partnership for Research and Innovation in the Mediterranean Area), l’organismo con sede al Santa Chiara Lab dell’Università di Siena che svolge l’attività di promozione del programma europeo nel nostro Paese.

Sintesi dei progetti di ricerca finanziati dal Programma PRIMA nel 2021. FONTE: Segretariato italiano PRIMA
Il programma PRIMA, partito nel 2018 e della durata di 7 anni, ha finanziato l’anno scorso con 62,5 milioni di euro 41 progetti che coinvolgeranno oltre 400 unità di ricerca.
“Per affrontare temi complessi e proporre progetti concreti, sostenibili ed efficaci per le nostre comunità servono sempre di più reti e partenariati internazionali” afferma il ministro dell’Università e Ricerca, Maria Cristina Messa. “I risultati dei bandi 2021 dimostrano, da una parte, la grande qualità internazionalmente riconosciuta della ricerca promossa nel nostro Paese e, dall’altra, quanto sia centrale il bacino del Mediterraneo per le attività dell’immediato futuro”.
Alla ricerca italiana quasi 14 milioni di euro
L’Italia si distingue in effetti per i risultati raggiunti. Ai ricercatori tricolore nel settore agroalimentare e delle risorse idriche sono stati assegnati 13,8 milioni di euro, solo fra i bandi 2021.
I numeri rivelano che l’Italia è il Paese con il maggior numero di unità di ricerca coinvolte (83), raccoglie oltre il 22% del budget totale a disposizione per quest’anno, è leader nelle attività di coordinamento guidando 17 progetti (il 40%), ed è presente in oltre due terzi delle progettualità finanziate (33) grazie a consorzi di università, centri di ricerca ed imprese.
Le performance ottenute nel 2021 non sono però un’eccezione. Si sommano infatti a quelle registrate nel periodo 2018-2020. In totale, nei quattro anni sono stati finanziati 130 Progetti con la partecipazione italiana (su un totale di 170), di cui 60 direttamente coordinati, raccogliendo in tutto circa 52 milioni di euro su 227 milioni finora erogati dal programma PRIMA.
Significativo anche il dato sulla distribuzione territoriale dei fondi previsti dal programma PRIMA. Le unità di ricerca coinvolte sono infatti equamente suddivise tra le diverse macroaree del Paese: 20 nelle regioni del Nord (con l’Emilia Romagna a guidare la classifica, con 10 progetti finanziati) e 17 ciascuno per le regioni del Centro e del Sud.
“Questo programma – spiega Angelo Riccaboni, presidente della Fondazione PRIMA – ha una grande rilevanza strategica per costruire insieme sistemi agroalimentari sostenibili. Le progettualità di PRIMA sono preziose per l’intera Europa, per l’Africa e il Medio Oriente. Consentono infatti di individuare soluzioni innovative concrete e una collaborazione reale su sfide chiave come la gestione sostenibile delle risorse naturali e la sicurezza alimentare, diventata di ancor maggior rilievo a causa della guerra in Ucraina”.

Quadro di sintesi dei progetti di ricerca tricolore. FONTE: Segretariato italiano Programma PRIMA
Mezzo miliardo in 7 anni alla ricerca euromediterranea
Il Programma PRIMA, al suo quarto anno di attuazione, ha un budget di 500 milioni su 7 anni ed è promosso e finanziato congiuntamente dalla Commissione Europea e da 19 Paesi dell’area Euro-Med (11 membri UE e 8 non-UE). Ogni progetto prevede la partecipazione di almeno un ente di ricerca della costa meridionale del Mediterraneo, a testimonianza del ruolo di tale programma europeo anche in chiave di diplomazia scientifica, ed è soggetto a due stadi di valutazione condotti da parte di esperti indipendenti secondo le regole di Horizon Europe.
Al momento sono in corso le valutazioni sulle proposte progettuali pervenute con i bandi 2022 lanciati a gennaio scorso. I risultati sono attesi per il mese di dicembre.