Il segretariato del Programma PRIMA ha reso noti i criteri per accedere ai finanziamenti previsti per quest’anno. Tra fondi europei e nazionali, stanziati 69 milioni di euro. Tre le aree tematiche: gestione dell’acqua, sistemi agricoli e catena del valore nelle filiere agroalimentari
di Emanuele Isonio
69 milioni di euro in favore della ricerca e l’innovazione nel settore agroalimentare per il 2023. A tanto ammontano i finanziamenti previsti dal Programma PRIMA (Partnership for Research and Innovation in the Mediterranean Area) il programma euromediterraneo che sostiene progetti di ricerca e innovazione nel bacino del Mediterraneo.
Il Programma, al suo sesto anno di attuazione, ha un budget di 500 milioni su 7 anni ed è promosso e finanziato congiuntamente dalla Commissione Europea e da 19 Paesi dell’area Euro-Med, 11 dell’UE (Cipro, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lussemburgo, Malta, Portogallo, Slovenia, Spagna) e 8 non-UE (Algeria, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Marocco, Tunisia, Turchia).
7 milioni per i ricercatori italiani
I bandi 2023 sono stati aperti a seguito dell’approvazione da parte della Commissione europea dell’Annual Work Plan. I 69 milioni previsti, sono articolati in due sezioni: la prima sostenuta da finanziamenti europei e la seconda da finanziamenti nazionali. Per quest’ultima sezione, il Ministero dell’Università e Ricerca ha confermato lo stanziamento di 7 milioni di euro per i ricercatori italiani interessati.
“I finanziamenti di bandi PRIMA sono un’eccezionale opportunità per l’Italia: rappresentano un importante strumento di promozione della ricerca e dell’innovazione in settori chiave quali la gestione efficiente delle risorse idriche e l’agroalimentare, settori strategici per il nostro paese e per la regione mediterranea” spiega Angelo Riccaboni, presidente della Fondazione PRIMA, che, durante l’info-day per i bandi 2023 tenutosi il 1 febbraio scorso, ha sottolineato anche l’importanza delle “collaborazioni con attori chiave del Mediterraneo e il contestuale riconoscimento del ruolo strategico del Programma nel rispondere alle sfide del cambiamento climatico e della sicurezza alimentare, nonché il costante allineamento con il Green Deal europeo”.
Nuove regole per favorire la cooperazione Sud-Sud
Proprio per rafforzare le partnership euromediterranee e la cooperazione “Sud-Sud”, i bandi 2023 prevedono importanti novità sulle regole di partecipazione. È infatti obbligatoria la presenza nei progetti candidati di 4 soggetti giuridici indipendenti, collocati in almeno 3 Stati diversi tra i 19 partecipanti a PRIMA. Di tali soggetti, almeno uno deve appartenere a uno Stato europeo. Inoltre, almeno due devono collocarsi in almeno uno degli 8 Paesi non europei partecipanti a PRIMA.
Le priorità di ricerca e i temi che dovranno essere rispettati nelle candidature sono state scelte, come sempre, dal Comitato Tecnico Scientifico di PRIMA e ruotano attorno a tre aree: la gestione delle risorse idriche, lo sviluppo dei sistemi agricoli e la catena del valore della filiera agroalimentare.
“Il coordinamento a livello internazionale è imprescindibile per l’attuazione di priorità quali l’innovazione agroalimentare e le risorse idriche nel Mediterraneo, per affrontare sfide sistemiche e pervasive come il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e per supportare il cammino comune verso la realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” ha commentato il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. “Il MUR, quale hub per l’intersezione di reti nazionali e internazionali dei saperi e della ricerca, attraverso il contributo al bando PRIMA 2023 vuole continuare a valorizzare gli sforzi e le risorse necessarie per fare avanzare la nostra cooperazione come partner europei e del Bacino del Mediterraneo condividendo i nostri valori comuni non solo nel campo della politica ma anche in quello, cruciale, della ricerca”.
I risultati dei primi 5 anni del programma
Nei cinque anni di attuazione del programma PRIMA (2018-2022), la ricerca italiana ha conseguito risultati eccezionali. Su 202 progetti finanziati, ben 159 vedono la partecipazione dell’Italia, con 70 direttamente coordinati da un ente italiano. Di 289 milioni finora erogati, circa 65 milioni di euro sono andati a beneficio di ricercatori e innovatori del nostro Paese.
Nel solo 2021, l’Italia è il Paese con il maggior numero di unità di ricerca coinvolte (83), raccoglie oltre il 22% del budget totale a disposizione per quell’anno (l’ultimo per il quale sono stati resi noti i risultati complessivi dei finanziamenti), è leader nelle attività di coordinamento guidando 17 progetti (il 40%), ed è presente in oltre due terzi delle progettualità finanziate (33) grazie a consorzi di università, centri di ricerca ed imprese.
Le scadenze per presentare le domande relative ai bandi 2023 sono fissate alle 17 del 22 marzo per le candidature della sezione 1. Quelle per la sezione 2 avranno invece una settimana in più di tempo (29 marzo ore 17).