Nel nuovo rapporto Focsiv “I Padroni della Terra 2022” un quadro preoccupante: il fenomeno del land grabbing cresce senza sosta. Digitalizzazione e crisi geopolitiche finiscono per favorirlo. Un danno per i piccoli contadini, le popolazioni locali e gli ecosistemi minacciati dall’approccio delle grandi monocolture
di Emanuele Isonio
Appezzamenti di terreno nella foresta pluviale amazzonica venduti su Facebook al miglior offerente. Occupazioni forzate di terreni coltivate dalle donne delle comunità rurali ad Haiti per destinarle a coltivazioni di stevia per grandi multinazionali delle bevande gassate. Catasti e certificati digitali che finiscono per danneggiare i diritti dei contadini e delle comunità indigene, soprattutto in America Latina e Africa. Disegni di legge che, in Paraguay, criminalizzano i piccoli agricoltori che lottano per l’equa distribuzione dei terreni agricoli. Sono solo alcune delle storie, relative agli ultimi 12 mesi, raccontate nel nuovo rapporto “I Padroni della Terra. Conseguenze sui diritti umani, ambiente e migrazioni”. Un appuntamento ormai fisso, dedicato al delicato tema del land grabbing, realizzato da Focsiv, con il patrocinio della rete di giornalisti ambientali GreenAccord e il contributo del progetto Volti delle Migrazioni co-finanziato dall’Unione Europea.
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— ISCOS ets (@iscoscisl) June 28, 2022
Le conseguenze dell’agrobusiness
Presupposto delle cinque edizioni del Rapporto è la consapevolezza che la terra, soprattutto quella fertile e l’acqua salubre sono risorse che si stanno esaurendo, in un mercato globale che tutto fagocita con un modello sviluppista ed estrattivista.
E in effetti, i dati aggiornati, contenuti nell’edizione di quest’anno evidenziano un fenomeno che cresce a ritmi incessanti. Emerge infatti che negli ultimi 20 anni sono stati accaparrati terreni agricoli pari a 91,7 milioni di ettari. Ad incamerarli sono sempre grandi multinazionali dell’agrobusiness e investitori finanziari. Le vittime sono sempre le stesse: comunità locali, contadini, popoli nativi.
Il dato è estratto nel rilevamento di marzo della banca dati di Land Matrix, sito che raccoglie informazioni sui contratti di cessione e affitto di grandi estensioni di terra. Rilevante è il confronto con appena due anni fa, quando gli ettari di terra sottoposti a land grabbing si attestavano a 79 milioni.
Il fenomeno si concentra in alcuni Paesi: il più coinvolto è il Perù con 16 milioni di ettari. Seguono a distanza il Brasile e l’Argentina, l’Indonesia e la Papua Nuova Guinea. Nel continente africano preoccupano in particolare i casi di Sud Sudan, Mozambico, Liberia e Madagascar.

I principali Paesi investitori e Paesi target del fenomeno del land grabbing mondiale. FONTE: Rapporto Padroni della Terra FOCSIV 2022
Il land grabbing in Ucraina
Ma l’edizione 2022 si concentra inevitabilmente anche sul caso Ucraina. Dei 60 milioni di ettari di superficie totale del Paese europeo invaso dalle forze militari russe, il 55% è classificato come terreno coltivabile. Si tratta della percentuale più alta in Europa. A milioni di abitanti dei villaggi ucraini, con la privatizzazione dei terreni durante il processo di riforma agraria, sono stati assegnati piccoli appezzamenti di terreni – in media quattro ettari – che in precedenza, sotto l’Unione Sovietica, erano di proprietà statale o comunale.
I grandi investitori con il tempo hanno aggirato il divieto di vendita della terra imposto dalla moratoria introdotta dal governo ucraino nel 2001 grazie alla messa in atto di contratti di affitto. La mancanza di capitale e la frammentazione degli appezzamenti ha costretto molti contadini dei villaggi ad affittare a cifre irrisorie la loro terra. Oggi migliaia di questi appezzamenti sono concentrati sotto il controllo di grandi aziende agricole.
Quel controverso megacontratto cinese firmato nel 2013
Nell’aprile 2020, la banca dati Land Matrix aveva registrato 242 accordi conclusi, per un totale di 3,2 milioni di ettari. Tutti gli accordi consistono in milioni di piccoli contratti di affitto a lungo termine. Da segnalare, che nel database è registrato un solo affare fallito, ma di grande rilevanza. Quello con la cinese Xinjiang Production and Construction Corps (XPCC). L’azienda di Pechino avrebbe infatti affittato, da sola, 3 milioni di ettari di terreni agricoli per mezzo secolo. Un contratto dal valore dichiarato di 2,6 miliardi di dollari all’anno. Attraverso di esso, l’Ucraina sarebbe diventata il più grande centro agricolo cinese fuori dai confini della Cina.

L’andamento degli accordi per acquisto e affitto dei terreni agricoli in Ucraina. Anni 2000-2020. FONTE: Rapporto Padroni della Terra FOCSIV 2022
Il contratto di affitto era stato firmato nel 2013 con l’azienda agricola KSG Agro, controllata dal governo ucraino (all’epoca guidato dal filorusso Viktor Yanukovych). Alla fine, sulla scia di un’enorme pressione pubblica e al cambio di governo dopo le note proteste di piazza Maidan, l’accordo fu abbandonato.
Ma non bisogna pensare che l’attuale situazione di guerra, al pari della precedente crisi pandemica, rappresentino elementi che frenano il fenomeno. Anzi, spiegano gli autori del rapporto, “sono proprio queste crisi, come quella del 2008 con il crollo di Wall Street, che generano ed alimentano la competizione degli attori sovrani e di mercato più potenti per accordarsi con le élite locali appropriandosi di terre fertili e di risorse minerarie per il proprio tornaconto a discapito dei popoli che da secoli vi vivono”.

Sintesi degli accordi conclusi in Ucraina per lo sfruttamento delle terre agricole. FONTE: Rapporto Padroni della Terra FOCSIV 2022
Deforestazione, land grabbing (e il ruolo di Facebook)
Un’altra situazione drammatica messa in luce dal Rapporto 2022 e legato al land grabbing, è quello della deforestazione per lo sfruttamento delle risorse naturali. Sono 11,1 milioni gli ettari di foreste tropicali perse nel 2021, a favore dell’espansione delle grandi piantagioni monocolturali. Le conseguenze sono pesanti e molteplici: perdita della biodiversità e dei relativi servizi ecosistemici, espulsioni delle popolazioni native e contadine, insicurezza umana e nuove tensioni.
A incentivare il land grabbing c’è poi il fenomeno della digitalizzazione che, spiegano da FOCSIV, “sta facilitando le operazioni di accaparramento con la creazione di registri e certificazioni digitali, mostrando come questa non sostenga i diritti alla terra delle comunità contadine, ma la loro frustrazione da parte di chi si appropria del potere. Le nuove tecnologie informatiche, in linea di massima, appaiono piegate agli interessi di privatizzazione e finanziarizzazione dei terreni. Mentre Facebook diventa uno spazio per il commercio della terra”.
10 raccomandazioni per frenare il fenomeno
Il Rapporto indica quindi 10 raccomandazioni che vanno nella direzione di una ristrutturazione del sistema alimentare internazionale, che possa sostenere il diritto alla terra delle comunità contadine e dei popoli nativi. Raccomandazioni che sono rese ancora più urgenti a seguito delle conseguenze della guerra in Ucraina che stanno accrescendo l’insicurezza alimentare dei paesi più vulnerabili e la competizione geopolitica sulle risorse naturali. È urgente una riforma del sistema multilaterale per gestire le tensioni tra i grandi poteri geopolitici, dare voce ai popoli impoveriti e proteggere i diritti alla terra delle comunità locali.

Le 10 raccomandazioni di FOCSIV per arginare il fenomeno del land grabbing. FONTE: Rapporto Padroni della Terra 2022
“Il processo di cambiamento – spiega Ivana Borsotto, presidente di FOCSIV – dipende in gran parte dalla cooperazione e dalle spinte delle lotte dei contadini per i diritti umani e naturali. Per sostenere questo processo sono essenziali le associazioni della società civile. Ecco perché reiteriamo la richiesta di aumentare l’aiuto pubblico allo sviluppo, per portarlo allo 0,7% del Reddito nazionale lordo. La sua destinazione deve prioritariamente essere a favore di programmi per l’agroecologia e per il sostegno dei difensori dei diritti umani”.