29 Dicembre 2022
Il 44% della frutta e verdura presenta tracce di uno o più pesticidi, rivela il rapporto Stop Pesticidi di Legambiente. FOTO: Th G from Pixabay

Il dato emerge dal dossier annuale di Legambiente: il 44% dei campioni presenta tracce di uno o più fitofarmaci. Il dato è in crescita. Ma solo l’1% supera le soglie consentite. Tra i pesticidi più rintracciati, Acetamiprid, Boscalid, Fludioxonil, Azoxystrobina, Tubeconazolo e Fluopyram

di Emanuele Isonio

 

Per un Paese come l’Italia che è stabilmente sul podio europeo degli Stati che consumano le maggiori quantità di sostanze chimiche di sintesi in agricoltura (siamo secondi dopo la Spagna), il dato non dovrebbe sorprendere: il 44% della frutta e verdura proveniente dai nostri terreni agricoli presenta tracce di fitofarmaci. A rivelarlo è il nuovo rapporto “Stop pesticidi” elaborato da Legambiente. Un monitoraggio realizzato con cadenza annuale per fare il punto per fare il punto della situazione sui fitofarmaci presenti negli alimenti che ogni giorno arrivano sulle tavole degli italiani.

Dati in peggioramento

Al centro dell’indagine 4.313 campioni di alimenti di origine vegetale e animale analizzati nel 2021. Di questi, poco meno del 55% risulta senza residui. Un dato in peggioramento (l’anno scorso tale quota era al 63%).

Per quanto riguarda il 44% dei campioni che presenta residui, le analisi rivelano che il 14,3% contiene tracce di un’unica sostanza. Mentre il restante 29,8% presenta residui multipli. L’aspetto positivo è che solo nell’1% dei casi i principi attivi superano le soglie consentite. In tutti gli altri casi, non sono mai superate le soglie di legge. Ma il problema non va comunque sottovalutato: sono 90 le sostanze attive rintracciate.

FONTE: Dossier Stop Pesticidi 2022 Legambiente.

FONTE: Dossier Stop Pesticidi 2022 Legambiente.

Quali sono le sostanze più usate

Tra i pesticidi più presenti (in ordine decrescente): Acetamiprid, Boscalid, Fludioxonil, Azoxystrobina, Tubeconazolo e Fluopyram. A destare preoccupazione anche i residui di DDT in 2 campioni di derivazione animale (tessuto adiposo di cavallo e di bovino).

Eppure, nonostante una situazione certamente non rosea, l’Italia ancora non ha provveduto ad adottare il nuovo Piano Nazionale di Azione sui Pesticidi. Una lacuna che perdura dal 2018 e che, a fine 2021 era stata stigmatizzata ufficialmente nel rapporto presentato dal relatore speciale delle Nazioni Unite sulle implicazioni per i diritti umani della gestione e dello smaltimento eco-compatibile di sostanze e rifiuti pericolosi, Marcos Orellana.

La situazione della frutta

In linea con il trend degli anni passati, la frutta si conferma ancora una volta la categoria più colpita. Il 70,36% dei campioni presenta uno o più residui. Le tipologie più colpite sono pere, uva e pesche. Nel 91,67% dei campioni di pere analizzati, ad esempio, sono stati rilevati fino a 22 diverse categorie di fitofarmaci tra cui Acetamiprid (14,2%) e Boscalid (12,5%), percentuali rimaste invariate dal 2020. Nei piccoli frutti si segnala la percentuale più alta di irregolarità (5,9%), a causa del superamento del limite massimo di residuo. Nell’88,3% dell’uva analizzata è stata rinvenuta la presenza di almeno un pesticida. Un trend in aumento rispetto allo scorso anno (85,7%), con una percentuale di multiresiduo superiore al monoresiduo.

Dai risultati ottenuti nella categoria vino, appare evidente come, anche in questo caso, il multiresiduo sia più frequente (42,7%). Le sostanze attive più frequentemente riscontrate sono state: Metalaxyl (12,2%), Dimetomorf (11%), e Fenhexamid (8,9%) contando oltre 50 tipologie differenti di fitofarmaci.

FONTE: Dossier Stop Pesticidi 2022 Legambiente.

FONTE: Dossier Stop Pesticidi 2022 Legambiente.

…e della verdura

Nel caso della verdura, il quadro risulta migliore: il 65,5% dei campioni analizzati è senza residui. Solo il 33,3% dei campioni risulta invece contenente uno o più pesticidi. Più colpiti i peperoni con circa 38 categorie di fitofarmaci diverse, tra cui Acetamiprid (11%), Fluopyram e Imidacloprid (entrambi 8,8%), di cui il secondo revocato dal mercato nel 2020, Cypermethrina (5,1%), e con una quantità di multiresiduo superiore al monoresiduo, contando fino ad un massimo di 10 residui nello stesso campione. Ai peperoni seguono i pomodori con 55% di campioni con almeno un pesticida.

FONTE: Dossier Stop Pesticidi 2022 Legambiente.

FONTE: Dossier Stop Pesticidi 2022 Legambiente.

“Dall’analisi dei dati rilevati – ha dichiarato Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente – emerge chiaramente la necessità di intraprendere la strada dell’agroecologia con ancora più determinazione, mettendo in atto, in maniera convinta e senza tentennamenti, quanto stabilito dalle direttive europee Farm to fork e Biodiversity 2030. Serve, inoltre, che vengano applicate in maniera stringente le norme, stando alla larga da eventuali ipotesi di deroghe all’utilizzo di specifici fitofarmaci, come purtroppo sta avvenendo con il Glifosato”.

I dati virtuosi del biologico

In effetti, dai campioni di alimenti provenienti da coltivazioni biologiche, emerge una differenza particolarmrnte significativa: il 91,1% dei campioni risulta regolare e senza residui. Non risultano inoltre presenti campioni con tracce di più di un residuo. Per quanto riguarda i campioni con un solo residuo, la percentuale si attesta intorno al 5,4%. Un dato che gli autori del rapporto ritengono probabilmente collegato con il cosiddetto “effetto deriva” dovuto a coltivazioni convenzionali limitrofe.

Risultati che, spiega Maria Grazia Mammuccini, presidente di Federbio confermano che “l’impatto complessivo dell’agricoltura biologica sull’ambiente è estremamente limitato. Investire in ricerca innovazione e formazione per l’agroecologia verso tecniche colturali che escludano o riducano drasticamente la necessità d’uso dei pesticidi con progetti finalizzati al trasferimento d’innovazione e alla diffusione di approcci agroecologici sarà fondamentale per il futuro”.