9 Marzo 2022

Secondo il quotidiano francese gli esperti europei non tengono conto degli studi che certificano i rischi per la salute associati al glifosato. Sotto la lente, le analisi preliminari dell’Autorità per la sicurezza alimentare che potrebbero indurre la Commissione UE a concedere una nuova autorizzazione all’uso del controverso erbicida

di Matteo Cavallito

 

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“L’uso indiscriminato della chimica nella filiera alimentare è rischioso e insostenibile. Eppure le autorità continuano a permettere la commercializzazione di nuovi prodotti fitosanitari. Come è possibile che le leggi sostengano un modello agricolo così pericoloso?”. Lo scrive Le Monde, intervenendo nelle ultime settimane sulla controversa procedura di indagine che potrebbe condurre a un nuovo via libera sull’uso del glifosato nella UE.

Un attacco, quello lanciato dal quotidiano francese, rivolto direttamente al rapporto preliminare elaborato dalle agenzie di regolamentazione di quattro Stati membri (Francia, Svezia, Paesi Bassi e Ungheria) tuttora al vaglio di Bruxelles. Secondo gli autori dell’indagine, ricorda Le Monde, la sostanza non sarebbe cancerogena né genotossica. La valutazione, tuttavia, non convince.

Il glifosato al vaglio della UE

Ampiamente presente nei prodotti fitosanitari, il glifosato è impiegato in agricoltura per contrastare le erbe infestanti. I suoi effetti avversi per gli esseri umani nonché per la salute del suolo e dei suoi abitanti, tuttavia, non passano inosservati. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, ad esempio, ha definito la sostanza “probabilmente cancerogena per le persone”. Una recente indagine condotta in Messico dai ricercatori dell’Università olandese di Wageningen, inoltre, ha rilevato una correlazione negativa tra la presenza di glifosato e la densità di diverse categorie di macroinvertebrati.

L’uso della sostanza, in altre parole, finirebbe col ridurre (e talvolta cancellare) la presenza di alcune specie capaci di svolgere funzioni ecosistemiche decisive per il terreno.

Nel 2017 la Commissione europea ha concesso un’approvazione quinquennale per il glifosato la cui scadenza è fissata al 15 dicembre 2022. Dopo l’adozione di un parere da parte dell’Agenzia europea delle sostanze chimiche, toccherà all’Autorità per la sicurezza alimentare (EFSA) pubblicare le sue conclusioni. L’ultima parola, a quel punto, spetterà alla Commissione UE che, in caso di valutazione favorevole da parte dell’authority, potrebbe concedere una nuova autorizzazione all’uso della sostanza.

La relazione tra il glifosato e la presenza degli invertebrati. Nei terreni dove l’erbicida è più presente la presenza di questi ultimi si riduce fino ad azzerarsi nel caso dei gateropodi. Acqua e vento, inoltre, trascinano il glifosato stesso in aree dove esso non era stato applicato. Immagine: dalla presentazione di Esperanza Huerta Lwanga durante il FAO Global Symposium on Soil Biodiversity, 21 aprile 2021.

La relazione tra il glifosato e la presenza degli invertebrati nell’indagine dell’Università olandese di Wageningen Nei terreni dove l’erbicida è più presente la presenza di questi ultimi si riduce fino ad azzerarsi nel caso dei gateropodi. Acqua e vento, inoltre, trascinano il glifosato stesso in aree dove esso non era stato applicato. Immagine: dalla presentazione di Esperanza Huerta Lwanga durante il FAO Global Symposium on Soil Biodiversity, 21 aprile 2021.

I ricercatori francesi: “Molti studi dimostrano la genotossicità della sostanza”

Il fatto, nota però Le Monde, è che la valutazioni preliminari provenienti da Bruxelles destano molte perplessità. L’Istituto nazionale francese per la salute e la ricerca medica (Inserm), per esempio, contesta l’affermazione degli analisti che tendono a escludere la genotossicità della sostanza. “Gli studi che mostrano che il glifosato è genotossico sono più numerosi e di migliore qualità rispetto a quelli che suggeriscono un’assenza di effetto”, spiega l’Insern ripreso dal quotidiano francese.

L’ente transalpino, inoltre, punta il dito anche contro la sottovalutazione dei dati che collegano l’uso di prodotti a base di glifosato ad alcuni tumori. Nonché di quegli studi che “hanno rilevato associazioni tra la concentrazione di glifosato urinario materno e i rischi di parto prematuro“. Nessuna di queste analisi è stata inclusa nella bozza del rapporto.

Accuse di conflitti di interesse

Sul tema, conclude il quotidiano, è intervenuta anche la Commissione Nazionale di Etica e di Allerta in Salute Pubblica e Ambiente (CNADESP). L’ente francese ha contestato la rilevanza della letteratura scientifica sul glifosato, giudicandola “inaffidabile o irrilevante in oltre il 90% dei casi“. Queste carenze, nota il CNADESP, sarebbero decisive nell’aprire la strada a una sorta di delega nei confronti del settore della chimica. Proprio ad esso verrebbe affidato il compito di fornire dati e stime sui rischi pur in presenza di evidenti conflitti di interesse.

Non sorprende, in questo senso, che nell’estate del 2021, un rapporto della ONG di San Francisco SumOfUs abbia affermato che “la maggior parte degli studi forniti alle autorità dell’UE per dimostrare la sicurezza del glifosato, non ha soddisfatto gli standard scientifici internazionali di base stabiliti dall’OCSE”. Dei 53 studi che i produttori di glifosato avevano presentato nel precedente processo di approvazione della sostanza, “solo due possono essere valutati come scientificamente affidabili”. 17 risultano invece “parzialmente affidabili” mentre i restanti 34 sono giudicati del tutto inattendibili.