Anche i suoli salini e alcalini possono contribuire efficacemente all’agricoltura
Seppur soggetti a perdita di fertilità, i suoli salini rappresentano un’importante riserva agricola una volta trattati con apposite tecniche di ripristino. A passarle in rassegna un recente studio cinese
di Matteo Cavallito
La salinizzazione del suolo rappresenta notoriamente un notevole problema su scala mondiale. I terreni salini e alcalini, tuttavia, possono costituire ugualmente un’importante riserva agricola assicurando così la sicurezza alimentare. A patto, ovviamente, di poter implementare opportune tecniche di gestione. A sottolinearlo, tra gli altri, è una recente pubblicazione cinese diffusa sulla rivista Frontiers of Agricultural Science and Engineering.
Nello studio, in particolare, gli scienziati della China Agricultural University (CAU) di Pechino hanno passato in rassegna alcune buone pratiche tra cui l’irrigazione con acqua dolce e il controllo della falda freatica, la copertura del terreno e la costruzione di uno strato di isolamento profondo, il bilanciamento degli elementi nutritivi e degli ioni salini attraverso la fertilizzazione e non solo.
I suoli salini si estendono su 800 milioni di ettari
Dietro alla diffusione della salinizzazione, spiegano gli esperti, ci sono diversi fattori tra cui ad esempio l’uso eccessivo o inappropriato di fertilizzanti, la deforestazione, l’innalzamento del livello del mare – che favorisce l’intrusione di acqua salata nelle falde sotterranee – e il cambiamento climatico. Le conseguenze? Minore fertilità dei terreni, ovviamente, ma anche calo della biodiversità ed erosione.
Nel mondo, dicono le stime della FAO, l’eccesso di sale interesserebbe dal 20 al 50% di tutti i terreni agricoli del Pianeta, impattando su oltre 1,5 miliardi di persone.
Nel dettaglio i terreni salini e sodici rilevati come tali a una profondità compresa tra 30 centimetri e un metro si estendono per 833 milioni di ettari cui si affiancano i 424 milioni dove il fenomeno si manifesta solo o anche a livello superficiale. Particolarmente colpita la stessa Cina dove, secondo i ricercatori, si contano “36,7 milioni di ettari di suoli salino-alcalini, 12,3 milioni dei quali caratterizzati da un certo potenziale agricolo considerando le aree attualmente coltivate in modo non efficace (2,1 milioni di ettari) e i terreni incolti di nuova formazione (10,2 milioni)”.
Tecniche differenti per diversi contesti
Gli autori hanno identificato diverse tecniche di miglioramento per il ripristino dei suoli salini evidenziando, però, la necessità di scegliere le migliori pratiche a seconda delle caratteristiche dei terreni e delle differenti regioni. “Nelle zone aride del nord-ovest della Cina, ad esempio, l’irrigazione a goccia con pacciamatura può ridurre significativamente l’evaporazione dell’acqua, controllare l’aumento dei sali e migliorare l’efficienza nell’uso dell’acqua per l’irrigazione”, spiegano i ricercatori in una nota diffusa dalla China Agricultural University.
E ancora: “Nel Nord-Est, la coltivazione del riso può migliorare la struttura fisica dei terreni alcalini e abbassare il pH del suolo. Nella pianura della Cina settentrionale, invece, l’uso appropriato dell’acqua salina per l’irrigazione agricola favorisce la lisciviazione del sale e può anche sostituire parzialmente le risorse di acqua dolce”.
Altri esempi includono gli interventi realizzati nell’ambito di un approccio particolare che consiste nel miglioramento della tolleranza delle piante ai terreni salino-alcalini. L’elenco delle pratiche adottate in questo senso include l’impianto di alofite (ovvero di piante adatte a questi terreni, ndr), la selezione di colture tolleranti ai sali e la ricerca di agenti microbici funzionali. Questi interventi, spiegano gli autori, “possono non solo migliorare significativamente l’efficienza di utilizzo dei terreni salino-alcalini, ma anche incrementare la resa e la qualità delle colture”.
Nuove prospettive
La bonifica e l’utilizzo dei terreni salino-alcalini in Cina “hanno dato un contributo importante alla produzione di cereali”, spiegano i ricercatori. Al momento, tuttavia, vi sono “ancora diverse carenze”. I problemi, in particolare, riguardano l’impiego di tecnologie poco efficaci, la necessità di bilanciare l’irrigazione finalizzata alla lisciviazione del sale con la gestione efficiente delle risorse idriche e la diffusione degli strumenti necessari presso gli agricoltori.

Prospettive di utilizzo e gestione dei terreni salino-alcalini in futuro. Fonte: Wang et al., “Saline-alkali soil reclamation and utilization in China: progress and prospects”, in Front. Agr. Sci. Eng. ›› 2024, Vol. 11 ›› Issue (2) : 216-228. DOI: 10.15302/J-FASE-2024551 ATTRIBUZIONE 4.0 INTERNAZIONALE CC BY 4.0 Deed
Da qui le quattro raccomandazioni principali dei ricercatori, secondo i quali è necessario:
- sviluppare tecnologie di ripristino specifiche per le diverse regioni, tenendo conto dei vari fattori coinvolti a partire dal clima e dai livelli di salinità;
- regolare e gestire attentamente gli interventi a livello della rizosfera, la parte di terreno in prossimità delle radici, che controlla il materiale, il flusso di energia e lo scambio di informazioni nel sistema pianta-suolo che coinvolge anche i microorganismi;
- utilizzare le risorse idriche in base alle condizioni climatiche, pedologiche e idrologiche locali;
- progettare tecnologie semplificate e intelligenti facendone aumentare la diffusione e il tasso di applicazione e attirando capitali e investimenti privati.

Foto: Rheins ATTRIBUTION 3.0 UNPORTED CC BY 3.0 Deed
Patrick Domke / ETH Zurich, per uso non commerciale
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