27 Aprile 2023

Le azioni promosse in Cina nel XXI secolo avrebbero prodotto benefici limitati, osserva un recente studio. Il piano “Grain for Green” di Pechino ha tra l’altro fatto diminuire i redditi di agricoltori e allevatori. Sulla rigenerazione dei terreni hanno pesato soprattutto altri fattori naturali

di Matteo Cavallito

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Il piano Grain for Green, lanciato in Cina all’inizio del secolo con l’obiettivo di contrastare la desertificazione, avrebbe prodotto risultati modesti determinando in ultima analisi un bilancio economico negativo. Lo sostiene uno studio a cura di un gruppo di ricercatori della Chinese Academy of Sciences di Pechino pubblicato sulla rivista Nature.

Il miglioramento delle tecniche di fertilizzazione e, paradossalmente, l’aumento delle temperature associato al cambiamento climatico “si sono dimostrati fattori relativamente forti nel ripristino della vegetazione dal 2001 al 2020 nella regione cinese soggetta a desertificazione”, si legge nella ricerca. Inoltre, “la diminuzione dei redditi diretti di agricoltori e pastori causata dall’avvio di queste pratiche è stata superiore ai sussidi forniti dal governo”.

Il piano Grain for Green in Cina

Estesa dall’Asia centrale al nord-est della Cina, la regione soggetta a desertificazione copre un’area di oltre 1,2 milioni di chilometri quadrati. Attualmente, oltre il 60% di questa zona è gestita con sistemi pastorali e agricoli tradizionali e gli impatti della desertificazione sull’agricoltura e sul pascolo influenzano la vita di oltre 47,9 milioni di persone. In base al programma Grain for Green gli agricoltori vengono pagati per piantare alberi sui loro suoli ricevendo inoltre terreni degradati da ripristinare.

Al Grain-for-green, inoltre, si è affiancata dal 2011 l’esclusione di porzioni significative di suolo dal pascolo. Dal 2002, gli investimenti a sostegno di queste pratiche hanno superato i 780 miliardi di yuan, circa 112 miliardi di dollari.

Tuttavia, spiegano i ricercatori, “i benefici di queste pratiche e degli investimenti ambiziosi per la lotta alla desertificazione sono ancora poco chiari”. L’ultimo studio ha permesso di quantificare le risposte della vegetazione alla variabilità della temperatura utilizzando modelli statistici combinati con metodi di telerilevamento. I ricercatori hanno inoltre stimato la crescita futura delle piante in base agli scenari climatici.

I risultati

Le analisi hanno rivelato che il 63% dei terreni ripristinati coinvolti nel piano governativo ha contribuito positivamente all’aumento della copertura vegetale dal 2000 in avanti. Contemporaneamente il 14% ha evidenziato effetti negativi. Gli autori hanno poi calcolato l’incidenza sulla crescita della vegetazione di altri fattori come il clima e le pratiche di fertilizzazione. Eliminando queste variabili, con l’obiettivo di stimare il contributo effettivo delle iniziative previste dal piano, lo studio è giunto così a una stima definitiva.

“In totale, il contributo congiunto di entrambe le pratiche ecologiche all’aumento della copertura vegetale frazionata (Grain for Green ed esclusione del pascolo, ndr) nella regione a rischio desertificazione è stato solo del 13,07%“, si legge nello studio.

Sempre secondo la ricerca, inoltre, le iniziative avrebbero avuto un costo significativo in termini di sicurezza alimentare. Generando perdite medie della produzione di cereali e di carne pari rispettivamente al 13,4% e al 24,2% dal 2001 al 2020.

Perdite di produzione di cereali e carne causate dalle restrizioni sui terreni disponibili a seguito dell'iniziativa grain-for-green e della strategia di esclusione del pascolo nella regione a rischio desertificazione in Cina. Poiché queste due pratiche sono state avviate rispettivamente dal 2001 e dal 2011 le perdite di produzione di cereali e di carne sono state stimate per i periodi simultanei. Fonte: Wang, X., Ge, Q., Geng, X. et al. Unintended consequences of combating desertification in China. Nat Commun 14, 1139 (2023). https://doi.org/10.1038/s41467-023-36835-z Open Access Creative Commons Attribution 4.0 International License

Perdite di produzione di cereali e carne causate dalle restrizioni sui terreni disponibili a seguito dell’iniziativa grain-for-green e della strategia di esclusione del pascolo nella regione a rischio desertificazione in Cina. Poiché queste due pratiche sono state avviate rispettivamente dal 2001 e dal 2011 le perdite di produzione di cereali e di carne sono state stimate per i periodi simultanei. Fonte: Wang, X., Ge, Q., Geng, X. et al. Unintended consequences of combating desertification in China. Nat Commun 14, 1139 (2023). Open Access Creative Commons Attribution 4.0 International License

Servono nuove strategie di tutela

Attualmente, scrivono gli autori, “a differenza di ciò che accade in altre regioni del mondo, le pratiche di Grain for Green e di esclusione del pascolo adottate in Cina potrebbero non essere molto efficaci contro la desertificazione”. L’incremento della vegetazione è stato inferiore rispetto a quanto previsto e le recinzioni erette attorno alle zone di esclusione hanno limitato la naturale migrazione di alcune specie animali provocando, inoltre, una crescita della pressione del pascolo nelle aree libere.

Insomma, “gli attuali programmi devono essere migliorati”, considerando che la Cina ha già beneficiato per decenni di fattori come l’incremento delle precipitazioni e il perfezionamento delle tecniche agricole.

Per questo sarebbe oggi opportuno eliminare le restrizioni in alcune aree e affiancare al Grain for Green altre pratiche come la creazione di cinture di protezione dei terreni coltivati, la conservazione dell’acqua in agricoltura e la rotazione del pascolo. In questo quadro, conclude la ricerca, occorre “massimizzare i benefici sia per l’uomo che per l’ambiente e creare sinergie positive per aumentare i redditi degli agricoltori e dei pastori, combattere la desertificazione e migliorare le condizioni sul piano ecologico”.