23 Novembre 2022

Lo studio internazionale: nelle regioni tropicali l’agricoltura causa da sola fino al 99% della deforestazione. Ma almeno un terzo dei territori disboscati non contribuisce in alcun modo alla produzione alimentare

di Matteo Cavallito

La deforestazione registrata nelle aree tropicali è causata quasi interamente dall’agricoltura. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Science. L’indagine ha alzato le stime sul peso reale – precedentemente valutato attorno all’80% – di quello che è considerato da tempo il principale fattore di distruzione delle foreste ma ha anche fatto emergere un dato sorprendente: secondo gli autori, infatti, una quota significativa del disboscamento non si traduce in un’effettiva espansione dell’attività agricola.

Stime più precise

“Nuovi metodi e dati hanno fatto progredire la nostra comprensione della deforestazione e dei conseguenti usi del suolo”, si legge nello studio realizzato da 21 esperti provenienti da differenti università (tra cui gli atenei di Göteborg e Stoccolma, in Svezia, Wageningen, in Olanda, e la Humboldt-Universität di Berlino) e centri di ricerca. “Solo pochi studi, tuttavia, hanno stimato la portata della deforestazione causata dall’agricoltura in tutti i Paesi tropicali”. I numeri diffusi, per altro, variano notevolmente oscillando tra i 4,3 e i 9,6 milioni di ettari annuali.

Secondo gli autori, l’applicazione di un nuovo metodo di indagine capace di distinguere “tra i diversi modi in cui l’agricoltura contribuisce alla deforestazione” consente di ridurre il livello di incertezza collocando le stime in un intervallo più ristretto. La dimensione della deforestazione tropicale, concludono, oscillerebbe ogni anno tra i 6,4 e gli 8,8 milioni di ettari. Ma questo, come si diceva, non è l’unico aspetto chiave emerso dallo studio.

La deforestazione “inutile”

“La stragrande maggioranza (dal 90 al 99%) della deforestazione tropicale si verifica in paesaggi in cui l’agricoltura è il motore dominante della perdita di copertura arborea”, prosegue la ricerca. Tuttavia, la quota di suolo disboscato destinato successivamente alla “produzione agricola attiva” è decisamente inferiore: dal 45 al 65% del totale. Una parte significativa della deforestazione, in altre parole, sembrerebbe essere il risultato di una mera attività speculativa che non contribuisce di conseguenza alla sicurezza alimentare.

Patrick Meyfroidt, professore della Université catholique de Louvain, in Belgio, e co-autore dell’indagine, parla apertamente di “deforestazione inutile”. Una beffa, insomma.

Nonostante tutto, sottolinea, “le foreste e gli altri ecosistemi vengono spesso disboscati per speculazioni fondiarie che non si concretizzano mai, per progetti abbandonati o mal concepiti, per terreni che si sono rivelati inadatti alla coltivazione, nonché a causa di incendi che si propagano nelle foreste vicine alle aree disboscate”.

Servono nuove strategie di contrasto

Questa scoperta ha implicazioni notevoli. Lo studio, ad esempio, ha identificato alcuni prodotti specifici – la carne, con conseguente esigenza di pascoli, la soia e l’olio di palma – che contribuiscono da soli alle maggior parte delle iniziative di distruzione degli ecosistemi. Tuttavia, avvertono gli autori, “pur svolgendo un ruolo rilevante, le iniziative pubbliche e private che promuovono catene di approvvigionamento internazionali libere da deforestazione hanno un’efficacia sul campo decisamente limitata”.

Inoltre, aggiungono, “la maggior parte dell’espansione dell’agricoltura nelle foreste – tre quarti circa – è trainata dalla domanda interna – in particolare di  carne bovina e cereali – dei Paesi produttori. Un fattore determinante, soprattutto in Africa, per una quota maggioritaria della deforestazione”. Per queste ragioni, quindi, le iniziative di contrasto al fenomeno dovrebbero fondarsi in particolare su interventi diretti nelle aree a rischio con l’obiettivo di rafforzare “lo sviluppo rurale sostenibile e la tutela del territorio”.