1 Agosto 2022

L’analisi dell’Agenzia europea dell’ambiente: un trattamento decentrato delle acque reflue offre migliori opportunità per lo sviluppo di soluzioni circolari. Anche per i campi agricoli

di Matteo Cavallito

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L’uso di nuove strategie di intervento negli impianti di depurazione delle acque reflue può favorire lo sviluppo di soluzioni circolari a beneficio dell’ambiente e del suolo. Lo sostiene un rapporto a cura dell’EEA, l’Agenzia europea dell’ambiente.  Superando il classico approccio lineare – bonifica dell’acqua e smaltimento delle sostanze nocive – in favore di nuove opzioni di recupero, spiega l’Agenzia, è possibile trasformare gli impianti in veri e propri centri di smistamento delle risorse, fornendo acqua recuperata, energia, nutrienti e materiali organici per il riutilizzo. E contribuire in questo modo al raggiungimento degli obiettivi del Green Deal europeo.

La gestione delle acque reflue, rileva lo studio, comporta elevati costi in termini finanziari e di emissione di gas serra. Per questo sono necessari sforzi a monte per garantire un uso più efficiente dell’acqua minimizzando il livello di contaminazione. E se è vero che grandi impianti di bonifica possono garantire notevoli efficienze di scala, è altrettanto evidente che il trattamento decentrato può garantire la circolarità a livello locale.

L’importanza delle soluzioni decentrate

“La gestione decentrata”, si legge nello studio, “è utilizzata per trattare e smaltire, alla fonte o in prossimità di essa, volumi relativamente piccoli di acque reflue, provenienti da singoli nuclei familiari o gruppi di abitazioni situati in una zona relativamente vicina (meno di 3-5 km) e non serviti da una rete fognaria centrale”.

Queste forme di gestione, inoltre, si fondano sull’applicazione di soluzioni naturali che “possono contribuire alla biodiversità e fornire benefici aggiuntivi, come la produzione di biomassa, il sequestro del carbonio, il contrasto alle inondazioni, il valore estetico e le opportunità di fruizione ricreativa”.

L’approccio decentrato si fonda su soluzioni tecnologiche basate sulla separazione alla fonte degli elementi che compongono le acque reflue. Diversi studi, sottolineano i ricercatori, dimostrano che l’applicazione di queste tecnologie in differenti contesti – si pensi ai servizi igienici a separazione inventati in Svezia negli anni ’90 o al sistema di recupero in loco di risorse ed energia nella gestione del ciclo dell’acqua ad Amburgo, in Germania – consente il trattamento di frazioni concentrate e non mescolate. Un sistema più efficiente dal punto di vista delle risorse rispetto a quello che caratterizza la gestione di volumi altamente diluiti e combinati.

La gestione decentrata delle acque reflue. Fonte: European Environment Agency, 2022 Reproduction is authorised provided the source is acknowledged. Beyond water quality —Sewage treatment in a circular economyEEA Report No 05/2022

Schemi di gestione accentrata e decentrata delle acque reflue. Fonte: European Environment Agency, “Beyond water quality —Sewage treatment in a circular economy – EEA Report No 05/2022“. Reproduction is authorised provided the source is acknowledged.

Le acque reflue? Preziose come la biomassa

L’uso di un sistema circolare, notano ancora i ricercatori, può offrire nuove risorse per la salute del suolo. L’idea, in altre parole, è quella di integrare la circolarità del processo con la gestione della filiera agricola. Un principio, quest’ultimo, che nel mondo trova già diverse applicazioni.

“Grazie all’elevato contenuto di sostanze nutritive e organiche e alla presenza di un valore energetico paragonabile a quello della biomassa legnosa, i fanghi di depurazione sono una risorsa secondaria di grande prospettiva che può contribuire in Europa al passaggio verso un’economia circolare”, prosegue lo studio.

Un recupero efficiente offre importanti risorse per il suolo

Il processo di recupero, avverte lo studio, non è mai semplice. Nel corso del trattamento, infatti, si richiede molta attenzione per prevenire la contaminazione dei prodotti finali. Investire su questo genere di soluzioni tuttavia significa scommettere sulle potenzialità della strategia. Che, a conti fatti, appaiono davvero promettenti.

“La quantità annua stimata di nutrienti potenzialmente recuperabili dai fanghi di depurazione prodotti negli impianti di trattamento delle acque reflue urbane nei 27 Stati membri dell’UE”, infatti, “è compresa tra 6.900 e 63.000 tonnellate di fosforo e tra 12.400 e 87.500 tonnellate di azoto“.

Questi quantitativi “corrispondono rispettivamente allo 0,6 e al 6% del totale dei fertilizzanti per il fosforo e allo 0,1 e all’1% del totale dei fertilizzanti per l’azoto utilizzati nella UE nel 2018”, concludono i ricercatori.