Quattro università americane lanciano un maxi progetto di analisi del suolo. L’iniziativa punta a contrastare quei fenomeni di degrado che negli USA costano 67 miliardi all’anno
di Matteo Cavallito
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Sviluppare tecnologie per valutare la sostenibilità e la salute del suolo, tracciare l’impatto dei cambiamenti climatici sul terreno stesso e fornire strumenti per garantire la sicurezza alimentare. Sono questi gli obiettivi di SoilTech, il nuovo Centro per le tecnologie del suolo dalla National Science Foundation, un’agenzia per la ricerca gestita dal governo degli Stati Uniti. Lanciato nel febbraio di quest’anno, il SoilTech impiega gli esperti di quattro atenei: la Iowa State, la University of Southern California e le università del Connecticut e di Washington.
Il Centro, sottolinea una nota, “sarà il primo nel suo genere a sviluppare strumenti di rilevamento e analisi in loco e a distanza in grado di condividere i dati sulla dinamica del suolo in tempo reale ”. La prima fase del progetto ha una durata di cinque anni.
Pesticidi, nutrienti e carbonio al centro delle indagini
Le analisi del suolo, spiegano i responsabili dell’iniziativa, serviranno in primo luogo a evidenziarne le proprietà tra cui il contenuto d’acqua e di materia organica e la presenza di contaminanti. Il Centro svilupperà progetti mirati, per la comprensione degli effetti del sequestro del carbonio e la determinazione dei modelli di irrigazione ottimali. Allo stesso tempo, “i ricercatori realizzeranno strumenti di visualizzazione per condividere ampiamente le osservazioni con le comunità che si occupano di agricoltura e di gestione delle acque e delle infrastrutture”.
Nel dettaglio, spiega una nota dell’Università dell’Iowa, i venti studiosi coinvolti si divideranno i compiti nello sviluppo di diverse iniziative.
I ricercatori della University of Southern California, ad esempio, si occuperanno di sensori e analisi dei dati. Contemporaneamente, i loro colleghi degli atenei di Connecticut e Washington, si impegneranno rispettivamente nel monitoraggio della salute del suolo, dei nutrienti delle piante e dei contaminanti tossici, da una parte, e nell’analisi delle immagini satellitari per l’osservazione del terreno, delle reti locali per l’agricoltura di precisione e dei sensori a terra, dall’altra. I ricercatori dell’Iowa State, infine, si occuperanno, tra le altre cose, dell’analisi della cattura del carbonio e della mappatura dei pesticidi.
Le ricerche sul suolo sono sempre più rilevanti
Gli studi sul suolo sono diventati “un’enorme area di interesse”, ha spiegato Jonathan Claussen, direttore del gruppo di ricerca di Iowa State. “La popolazione mondiale sta crescendo rapidamente e il cambiamento climatico comporta uno stress per le colture. Se vogliamo nutrire le persone, dobbiamo prenderci cura dei suoli”. Il problema è di interesse generale, sottolinea la sua collega Carmen Gomes, docente di ingegneria meccanica presso la stessa università: “Settori industriali come agricoltura, difesa, energia e ambiente comprendono l’importanza dei terreni”, spiega. “Il suolo è il futuro”.
Non sorprende, insomma, che la National Science Foundation e il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti abbiano istituito un programma di ricerca da 13 milioni di dollari denominato “Signals in the Soil”. L’obiettivo è quello di migliorare la comprensione della formazione e della dinamica del terreno attraverso l’innovazione dei sistemi sensoriali e il miglioramento dei modelli di previsione.
L’erosione dei terreni USA costa 67 miliardi all’anno
A oggi, osserva la Earthworm Foundation, un’istituzione con sede a Nyon, in Svizzera, il degrado del suolo resta un grave problema per gli Stati Uniti. Attualmente, nota la fondazione, “si stima che l’erosione dei terreni americani costi 67 miliardi di dollari all’anno“. E a pagare questa cifra “non sono direttamente gli agricoltori o le imprese, ma il settore pubblico, i consumatori e le generazioni future”.
Il dato fa riferimento a un’analisi pubblicata nel 2021 dalla Rockfeller Foundation e rappresenta solo una minima parte dei costi extra associati alla produzione di cibo negli Stati Uniti.
Considerando fattori come l’impatto per la salute della cattiva alimentazione, l’inquinamento e i danni ambientali, la perdita di biodiversità, l’ingiustizia economica e sociale nella catena produttiva e altro ancora, sottolinea lo studio, il valore totale delle esternalità negative ammonterebbe a 2.100 miliardi di dollari. Un dato pari a quasi il doppio rispetto alla spesa diretta per l’acquisto di cibo – 1.100 miliardi – registrata in America nel 2019.