I ricercatori della Virginia Tech analizzeranno il rischio erosione negli impianti solari dello Stato. Negli USA il problema esiste. Ma non mancano le soluzioni
di Matteo Cavallito
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Valutare l’impatto dei grandi parchi solari sull’erosione del suolo e sul deflusso delle acque piovane: è questo l’obiettivo di un gruppo di ricercatori della Virginia Tech, ovvero il Polytechnic Institute and State University di Blacksburg, negli Stati Uniti. L’iniziativa, riferisce il portale di notizie Cardinal News, si concentrerà su sei grandi impianti colmando un certo vuoto di indagini sul tema.
La ricerca, finanziata con 3,4 milioni di dollari dal Virginia Department of Environmental Quality, rappresenta infatti un approccio alternativo rispetto agli studi basati sui modelli predittivi. Gli scienziati, infatti, puntano a raccogliere dati sul campo in un periodo sufficientemente lungo. I risultati dello studio consentiranno di aggiustare i modelli stessi.
Raccolta dati sul campo
“La possibilità di raccogliere dati sul campo a una tale scala è una grande opportunità”, ha dichiarato Ryan Stewart, professore associato presso la School of Plant and Environmental Sciences del Virginia Tech e responsabile del progetto. Negli auspici dei ricercatori, i sei siti individuati dovrebbero rappresentare un’ampia varietà di aree geografiche all’interno della Virginia e diversi stadi di sviluppo, con alcuni impianti in costruzione e altri completati.
L’indagine consentirà di misurare la qualità dell’acqua, il deflusso e altro ancora. Lo studio segue alcuni rilievi da parte dello stesso Dipartimento dell’Ambiente della Virginia secondo il quale gli impianti solari impatterebbero sul suolo favorendo la dispersione delle acque piovane. E, con essa, la perdita di sedimenti e di sostanze nutritive.
L’erosione è una possibile ricaduta dei parchi solari
Il tema è dibattuto da tempo. A ottobre dello scorso anno, riferiva l’emittente locale GPB, nello Stato della Georgia c’erano circa 140 km2 di terreno coperto da parchi solari. Questi ultimi, aveva spiegato James Cooley, direttore della divisione operativa dell’Environmental Protection Division (EPD) del Dipartimento delle Risorse Naturali dello Stato, erano stati costruiti in molti casi su un terreno sabbioso e particolarmente vulnerabile all’erosione dei sedimenti.
A maggio, ha reso noto l’Associated Press, una giuria federale ha inflitto una sanzione da 135,5 milioni di dollari a un’azienda solare del Tennessee, la Silicon Ranch Corporation, e al suo appaltatore, la Infrastructure and Energy Alternatives. Secondo il tribunale le due aziende avrebbero sviluppato un parco solare disboscando circa 4 km2 di terreno ma senza installare adeguate misure di controllo del suolo. Durante le piogge il terreno eroso si sarebbe riversato in una vicina proprietà privata sotto forma di fango.
Strategie di prevenzione
Tutte le forme di installazione e gestione dei pannelli solari dovrebbero includere piani per il controllo dell’erosione, osservava già negli anni passati la rivista AltEnergyMag. L’installazione dei pannelli fotovoltaici, infatti, può alterare il terreno in modo significativo. L’erosione, in particolare, può essere provocata dalle operazioni di livellamento, scavo e interramento. Il problema, infine, può aggravarsi in seguito a causa del vento e della pioggia.
Le soluzioni, però, non mancano. Sempre secondo la rivista, infatti, gli sviluppatori possono curare la vegetazione dei parchi solari sfruttando l’abilità delle piante e delle radici nel trattenere l’acqua e nel garantire stabilità al terreno. Altre strategie come la pacciamatura, l’impiego dei tessuti geotessili e il drenaggio, inoltre, permettono di prevenire con una certa efficacia il fenomeno.