Da una ricerca tedesca la conferma che il grado di cementificazione e la qualità dell’habitat locale influiscono sull’attività delle api e di altri insetti. Diminuiscono le interazioni con le piante. Eppure i prati e pascoli urbani, con le giuste azioni, possono essere contesti preziosi per gli impollinatori. A partire da un’adeguata altezza della vegetazione…
di Emanuele Isonio
Per tre mesi, tra maggio e agosto 2021, hanno tenuto sotto controllo i movimenti delle api e di altri insetti impollinatori all’interno della città di Berlino e nelle aree limitrofe dello Stato federale del Brandeburgo. La capitale tedesca è infatti una delle regioni metropolitane più grandi della Germania, con una superficie di quasi 900 chilometri quadri e una popolazione di 3,6 milioni di abitanti. Hanno selezionato 56 siti di studio all’interno della piattaforma di ricerca CityScape Lab Berlin, nata per studiare gli effetti dell’urbanizzazione sulla biodiversità: i pascoli urbani (caratterizzati esclusivamente da vegetazione spontanea e selvatica) sono infatti una componente essenziale degli spazi verdi cittadini. E rappresentano habitat ottimali per api selvatiche, farfalle e buoni terreni di foraggiamento per i sirfidi.

I grafici indicano nell’ordine (dall’alto a sinistra) le relazioni tra: diversità delle api selvatiche e superfici impermeabili; diversità delle api selvatiche e ricchezza delle piante da fiore; diversità delle farfalle e superfici impervie; la visita di farfalle e l’altezza della vegetazione; visite della sirfide e altezza della vegetazione; visite delle api ai fiori e superfici impermeabili. Le linee tracciate mostrano la relazione prevista e le aree ombreggiate indicano gli intervalli di confidenza al 95%. FONTE: Herrmann, Buchholz, Theodorou “The degree of urbanisation reduces wild bee and butterfly diversity and alters the patterns of flower-visitation in urban dry grasslands”, 2023.
Tre centri di ricerca in campo
Grazie a questa analisi, tre ricercatori del Centro federale di ricerca per le piante coltivate “Julius Kühn”, dell’università di Münster e dell’università Halle-Wittenberg sono giunti a una conclusione: la “densificazione” urbana, l’estensione delle superfici impermeabilizzate, lo stile di gestione delle aree verdi cittadine hanno nel tempo rappresentato un fattore negativo per la vita delle api e di altri impollinatori. Non solo: ne hanno diminuito la diversità, l’interazione con il mondo vegetale e il modo di visita dei fiori da parte degli insetti. Una scoperta che è utile non solo per denunciare i problemi connessi con la cementificazione selvaggia ma anche per individuare quelle azioni che, al contrario, possono migliorare il ruolo delle aree verdi – selvatiche e non – per salvaguardare le specie animali impollinatrici.
“I nostri risultati – si legge nello studio – mostrano che le praterie urbane sono habitat preziosi per le comunità di impollinatori e sottolineano ulteriormente sia l’importanza di ridurre al minimo l’intensità dell’urbanizzazione sia lo sviluppo del potenziale che le pratiche di gestione locale hanno nel sostenere la biodiversità degli insetti nelle città”.
Servizi ecosistemici in pericolo
La ricerca parte ovviamente dalla considerazione che le specie e il numero di insetti sono sempre più minacciati a causa del calo allarmante delle loro popolazioni. Una diminuzione costante che mette in pericolo la fornitura dei servizi ecosistemici forniti dalle api e dagli altri insetti. A partire, ovviamente dall’impollinazione. “Gli insetti impollinatori – sottolineano i ricercatori – svolgono un ruolo chiave in quasi tutti gli ecosistemi terrestri. Sono infatti responsabili della riproduzione della maggior parte delle piante da fiore selvatiche e delle colture alimentari globali”. La perdita, la frammentazione e il degrado dei loro habitat danneggiano la loro vita e, di conseguenza i servizi che possono garantirci. “Processi strettamente legati – ricorda la ricerca – sia all’agricoltura intensiva sia all’urbanizzazione”.

Le api e insetti impollinatori in generale hanno un ruolo cruciale per la nostra sicurezza alimentare e per gli ecosistemi. Qui, 5 dei “servizi” garantiti dalla loro presenza. FONTE: Archivio FAO.
Peraltro, dallo studio emerge che le aree urbane da un lato sono associate a innumerevoli fattori di stress ambientale: isole di calore, inquinamento atmosferico, acustico, luminoso, idrico e, non da ultimo, del suolo sottostante. Tutti aspetti complessivamente negativi per la diversità degli insetti. Ma, allo stesso tempo, le città presentano al loro interno habitat strutturalmente diversi tra loro. E ciò può essere uno stimolo alla biodiversità, ad esempio l’elevata disponibilità di fiori e piante nei propri parchi, giardini e aree verdi può offrire nuove opportunità di nidificazione. Nello studio, i ricercatori tedeschi hanno rilevato 166 specie di impollinatori e 67 specie di piante. Tra le interazioni intercorse tra loro, il 54% è stato eseguito da api selvatiche, il 22% da api mellifere, il 13% da sirfidi e il 10% da farfalle.
Buone pratiche salva-api
Il punto è proprio questo: riuscire a ridurre i fattori di stress, esaltando invece gli aspetti urbani che possono aiutare la tutela degli impollinatori. Anche perché ognuno di essi ha la propria specificità.
In generale, anche con la crescita della densità urbana, “la disponibilità di risorse vegetali locali e la struttura della vegetazione hanno comunque forti effetti sull’attività complessiva degli impollinatori, sulla diversità delle apri e sui tassi di visita di sirfidi e farfalle. Da qui discendono una serie di best practice che gli amministratori dei centri urbani possono applicare. Vere e proprie pratiche di gestione locale capaci di sostenere la conservazione della biodiversità degli insetti nelle città.
In primo luogo, migliorando ad esempio la ricchezza delle piante da fiore, stabilendo strisce di fiori ricche di specie di dimensioni sufficienti. Molto utile è inoltre la riduzione della frequenza delle falciature dell’erba, “tollerare un’elevata vegetazione erbacea sul suolo verde urbano” (con buona pace degli amanti dei prati all’inglese…). Nella ricerca c’è infine l’invito a “creare aree aperte di suolo sabbioso”. Un’azione che può infatti fornire terreni ideali per le api che nidificano a terra.