7 Luglio 2025

I suoli europei assorbono meno carbonio. Ma possiamo invertire la tendenza

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Secondo l’Agenzia UE per l’Ambiente, dall’uso del suolo, dal suo cambiamento di uso e dalla silvicoltura, l’Europa risparmia ogni anno quasi 200 milioni di tonnellate di carbonio. Contro i 330 misurati in media tra il 1991 e il 2013

di Matteo Cavallito

Le foreste e i terreni europei stanno assorbendo meno carbonio del previsto mettendo a rischio il raggiungimento degli obiettivi di taglio delle emissioni fissati al 2030 per il settore. Con le opportune iniziative, però, il comparto forestale e le buone pratiche di gestione del suolo potrebbero ancora svolgere un ruolo cruciale nella mitigazione climatica. A beneficio delle persone e degli ecosistemi. Ad affermarlo è l’ultimo rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente (EEA).

Obiettivi climatici a rischio

Il raggiungimento dell’obiettivo di neutralità climatica dell’UE entro la metà del secolo – che passa attraverso i traguardi intermedi come quello del 2030 – richiederà una rapida e sostanziale riduzione delle emissioni, spiegano gli autori in una nota. In questo scenario, tuttavia, anche la rimozione del carbonio dall’atmosfera garantita da suoli correttamente gestiti e dalle foreste gioca un ruolo decisivo.

Per questa ragione, l’Unione Europea ha adottato una regolamentazione apposita nota come LULUCF (Land Use, Land Use Change and Forestry) per ridurre le emissioni e favorire l’assorbimento della CO2 nel settore. L’iniziativa coinvolge le pratiche di gestione di terreni, piante, biomassa vegetale e legname.

Il problema, però, è che i risultati raggiunti finora non sono incoraggianti. “Il settore dell’uso del suolo, dei cambiamenti di uso del terreno e della silvicoltura agisce attualmente come un serbatoio netto di carbonio di 198 milioni di tonnellate di CO2 compensando il 6% circa delle emissioni di gas serra della UE”, spiegano gli scienziati. Il nuovo rapporto EEA, tuttavia, “mostra come questa capacità si sia indebolita nel tempo, mettendo a rischio i futuri obiettivi climatici”.

L’assorbimento netto di carbonio segna meno 30% in 10 anni

Il dato medio annuale di 198 milioni di tonnellate rilevato nell’ultimo decennio, infatti, contrasta con quello registrato nel periodo 1991-2013 quando il comparto LULUCF “garantiva un serbatoio netto di 335 milioni di tonnellate di CO2”. Tra il 2014 e il 2023, in altre parole, “il dato medio annuale si è ridotto del 30%“.

Ciò significa, aggiungono gli autori, “che il ruolo relativo del settore, in termini di compensazione delle emissioni lorde di gas serra provenienti da altri settori, è diminuito”. Una tendenza che “va contro le proiezioni degli scenari di mitigazione del cambiamento climatico”.

Almeno quattro fattori decisivi

A incidere sul calo della rimozione netta di carbonio da parte del settore sarebbero stati, secondo gli scienziati, almeno quattro fattori. Secondo il rapporto, in particolare:

  • I popolamenti forestali sono maturati, dando luogo a stock di carbonio più elevati. Pur continuando a sequestrare l’elemento, lo fanno a un ritmo più basso.
  • I prelievi forestali sono aumentati a causa di fattori economici e politici e del disboscamento di recupero.
  • Il cambiamento climatico ha accelerato il processo di decadimento del carbonio immagazzinato nel suolo e nella materia organica in decomposizione. Le alterazioni naturali, tra cui incendi boschivi, siccità e parassiti, hanno colpito gli alberi.
  • Il tasso annuo di rimboschimento si è ridotto rispetto a 50-70 anni fa, contribuendo a favorire il fenomeno di cui sopra.

I terreni coltivati e gli insediamenti umani sono le principali fonti nette di emissioni di gas serra, ricorda lo studio, mentre praterie e zone umide mostrano tendenze contrastanti a seconda delle diverse pratiche di gestione. Le attività di disturbo di origine umana sono diventate più frequenti e gravi influendo negativamente sul saldo tra emissioni e sequestro di carbonio.

Ma foreste e suolo hanno ancora un grande potenziale

Nonostante tutto, sottolineano comunque gli scienziati, “il settore LULUCF continua a essere uno strumento vitale nella ricerca della neutralità climatica dell’UE entro il 2050 e, con le giuste politiche e misure, sarà possibile sbloccarne il potenziale“. Tra le iniziative più efficaci ci sono la protezione degli stock esistenti di carbonio (ad esempio evitando il drenaggio delle torbiere), una migliore gestione delle foreste, dei terreni coltivati e dei pascoli e l’impianto di nuovi alberi.

La maggior parte delle opzioni di mitigazione può fornire significativi benefici per la biodiversità, l’acqua e il suolo, spiegano gli autori, a patto che vi siano politiche coerenti e incentivi finanziari.

Importante, infine, migliorare la qualità dei dati. Le informazioni sui gas serra riferiti all’uso del suolo e alla silvicoltura sono ancora parzialmente incerte anche se diversi Paesi Ue, sottolinea il rapporto, si stanno impegnando per garantire maggiore affidabilità sfruttando anche il crescente potenziale tecnologico complessivo.