Accade a Bobbio, in Val Trebbia: gli studenti dell’Istituto tecnico commerciale San Colombano hanno chiesto di ricevere in comodato d’uso gratuito zone agricole un tempo coltivate a terrazza ma oggi abbandonate
di Emanuele Isonio
Ascolta “La proposta degli studenti: “Affidateci i terreni incolti. Li valorizzeremo”” su Spreaker.
Di motivi che spingono a ricordarlo e far venire voglia di visitarlo, il comune piacentino di Bobbio ne aveva già parecchi. È collocato in Val Trebbia, descritta da Ernest Hemingway come una delle vallate più belle del mondo. Sulle sue colline si coltiva fin dal ‘700 il pregiato nebbiolo. Il borgo medievale è poi impreziosito dal suggestivo Ponte del Diavolo, di epoca romanica, lungo 280 metri e dall’Abbazia di San Colombano fin dal 614. Da anni, poi, vi si organizza un Festival del cinema, ideato dal regista Marco Bellocchio, che di Bobbio è uno dei cittadini più noti. Tante peculiarità che lo hanno anche fatto eleggere “borgo più bello d’Italia” un paio d’anni fa.
Oggi Bobbio torna a far parlare di sé per un’azione dei propri studenti. Più precisamente, di quelli che frequentano gli ultimi due anni all’Istituto tecnico commerciale San Colombano. Tutti insieme hanno scritto alla Regione Emilia Romagna per chiedere di vedersi assegnati i terreni agricoli abbandonati per riportarli a nuova vita.
Riportare protagonisti i terrazzamenti
Il fenomeno dell’abbandono delle aree fertili non è certo marginale e accomuna Bobbio a molti altri territori italiani. I vecchi terrazzamenti, una volta vocati prevalentemente a vigna, sono da tempo incolti. Chi ha ereditato appezzamenti di terreno da genitori e nonni non ha tempo né voglia di occuparsene. Spesso anzi è emigrato altrove.
Il bosco così sta avanzando, riappropriandosi di quelle terre. L’altro volto che si cela dietro alla crescita importante delle superfici boscate, praticamente raddoppiate rispetto all’Unità d’Italia ma sulle quali il più delle volte non si interviene poi con alcuna azione che aiuti ad aumentare il sequestro di carbonio e la gestione sostenibile. È lo stesso Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi forestali di Carbonio a evidenziare questa situazione: sul 37.4% della superficie dei boschi non si registra alcun intervento selvicolturale.

Quali pratiche selvicolturali vengono eseguite nei boschi italiani? FONTE: terzo Inventario Forestale Nazionale
INFC 2015
Unire valorizzazione agricola e turismo
Gli studenti di Bobbio hanno stilato una sorta di business plan, frutto di un lavoro fatto con la cooperativa piacentina Eureka, che ha sviluppato un’analisi costi-benefici di investimenti agricoli nelle campagne circostanti. La loro idea, sottoposta alla dirigente dell’Assessorato Politiche giovanili della Regione Emilia Romagna, è di prevedere un sistema di comodato d’uso gratuito oppure una forma di affitto a prezzi simbolici che consenta ai giovani di occuparsi nella rinascita di quelle terre. Magari collegando tali azioni anche a iniziative di promozione turistica del territorio.
“La dirigente della Regione – ha rivelato il preside dell’istituto San Colombano, Luigi Garioni al Fatto Quotidiano – è rimasta colpita dalla lucidità e dalla quantità delle proposte fatte dai ragazzi. Speriamo che tutto ciò abbia un seguito”. L’ennesima prova di un ritrovato protagonismo delle nuove generazioni, sempre più attente a trovare soluzioni che sappiano unire sbocchi economici interessanti con una maggiore attenzione alla cura del territorio nel quale vivono.
3,5 milioni di terreni inattivi
L’idea dei ragazzi non sarebbe peraltro isolata. In zona sono già in atto azioni di recupero di terreni abbandonati. “Le stanno portando avanti diverse persone” ricorda Garioni. “Sono nati dei noccioleti, una limonaia. Qualcuno ha pensato di coltivare lavanda. Altri hanno provato a piantumare di nuovo uliveti e vigneti. Ciò dimostra che la visione dei nostri allievi è corretta. Il progetto studiato dalla nostra scuola potrebbe essere un trampolino di lancio per recuperare un modo di vivere più agricolo e attrarre anche turisti e persone che desiderano trasferirsi in un luogo accogliente e naturale, lontano da fabbriche e inquinamento”.
In Italia le aree per sviluppare progetti di recupero che coinvolgano le nuove generazioni certo non mancano. Un’analisi di Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) quantifica in non meno di 3,5 milioni di ettari i terreni inattivi che potrebbero essere riconvertiti a pascoli o coltivazioni.