1 Ottobre 2024

Sicilia e Sardegna, la siccità sarà sempre più frequente

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Secondo il World Weather Attribution, senza gli effetti del riscaldamento causato dalle attività umane, il livello di siccità su Sicilia e Sardegna non sarebbe stato classificato come “estremo”. FOTO: Pxhere, Creative Commons CC0.

Analisi del World Weather Attribution: il cambiamento climatico di origine antropica ha aumentato del 50% la probabilità di siccità estrema, carenze idriche e gravi perdite agricole. E in futuro, gli episodi aumenteranno

di Emanuele Isonio

 

In Sicilia e Sardegna il 2024 sarà ricordato per le condizioni di siccità estrema, per i conseguenti razionamenti idrici e per i gravissimi danni ai sistemi agricoli e turistici regionali. Ma in futuro, episodi del genere si ripresenteranno con frequenza sempre maggiore. Un fenomeno che, senza l’intervento umano, sarebbe stato molto meno pesante: i cambiamenti climatici causati dall’uomo infatti, hanno aumentato del 50% la probabilità di siccità estrema nelle due principali isole italiane.

Un team internazionale

Il risultato emerge da uno studio realizzato dal World Weather Attribution. A realizzarlo, 15 scienziati provenienti da Italia, Paesi Bassi, Svezia, Regno Unito, Commissione Europea e Stati Uniti. Il gruppo ha utilizzato metodi peer-reviewed pubblicati per valutare se e in che misura il cambiamento climatico abbia influenzato la siccità di 12 mesi in Sicilia e in Sardegna.

Secondo gli autori dello studio, episodi di siccità estrema peggioreranno con ogni frazione di grado di riscaldamento in più, evidenziando quindi l’urgenza di riuscire a ridurre drasticamente le emissioni climalteranti.

I segnali d’allarme già nell’autunno 2023

Che l’estate 2024 potesse portare a episodi eccezionali di siccità lo si era intuito già dall’autunno 2023. Le precipitazioni erano infatti state molto al di sotto della media. Per di più, i primi mesi di quest’anno, sono stati caratterizzati da caldo secco. Non a caso, in Sicilia già a dicembre scorso erano state emanate le prime allerte per siccità e tra febbraio e marzo il governo regionale aveva ordinato razionamenti idrici locali per poi arrivare a dichiarare lo stato di emergenza idrica a maggio, quando l’estate doveva ancora arrivare. “Nonostante il razionamento sia in atto da febbraio – ricorda lo studio – le riserve idriche delle due isole sono quasi vuote, l’acqua non è stata disponibile per l’irrigazione in molte aree significative, con gravi conseguenze per agricoltura e allevamento”.

“La Sardegna e la Sicilia stanno diventando sempre più aride a causa dei cambiamenti climatici. Il caldo prolungato colpisce le isole con maggiore frequenza, facendo evaporare l’acqua dai terreni, dalle piante e dai bacini idrici. Per gli agricoltori e le città che hanno sopportato mesi di restrizioni idriche, questo studio è una conferma: il cambiamento climatico sta intensificando la siccità”, spiega Mariam Zachariah, ricercatrice presso il Grantham Institute – Climate Change and the Environment dell’Imperial College di Londra.

Siccità agricola e siccità meteorologica

L’aspetto interessante dello studio del WWA è essersi concentrato non solo sulla siccità meteorologica (definita unicamente dalle scarse precipitazioni) ma sulla siccità agricola. Quest’ultima combina le stime delle precipitazioni con l’evapotraspirazione e misura direttamente l’umidità contenuta nel suolo. Per calcolarla, i ricercatori hanno utilizzato lo SPEI (Indice standardizzato di precipitazione ed evapotraspirazione). Questo indicatore calcola la differenza tra precipitazioni ed evapotraspirazione potenziale per stimare l’acqua disponibile. Più i valori SPEI sono negativi, più grave è classificata la siccità.

“La cosa che a mio modo di vedere è più interessante è che con i modelli climatici riusciamo a quantificare l’effetto dei vari fattori fisici sui fenomeni studiati. Così si scopre che questa intensa siccità è dipesa più dall’aumento di temperatura e conseguente incrementata evaporazione dai suoli ed evapotraspirazione dalle piante, che fa perdere ulteriore acqua, che non dalla diminuzione delle precipitazioni, che pure c’è stata” ha commentato Antonello Pasini, fisico del clima del CNR. Perché è importante aver capito questo? “Perché in scenari di riscaldamento globale futuro, mentre c’è ancora incertezza sull’andamento delle precipitazioni, l’aumento di ondate di calore è molto più sicuro e questo pesa tantissimo sulle nostre siccità” sottolinea Pasini.

Il rischio di siccità “eccezionale”

Sempre secondo l’analisi WWA, se non ci fossero stati gli effetti del riscaldamento causato dalle attività umane, le siccità che hanno colpito entrambe le isole non sarebbero state “estreme” ma “gravi”. Sono proprio le azioni umane, a partire dall’utilizzo di fonti fossili, ad aver prodotto un aumento delle temperature medie di 1,3 °C. Se questa crescita non si arresterà e, anzi, dovesse proseguire per un ulteriore 0,7 °C (raggiungendo quindi i 2 gradi rispetto al periodo preindustriale), la siccità da “estrema” diventerà “eccezionale”.

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Reti idriche gravemente inefficienti

Per far fronte al fenomeno, gli autori dello studio sottolineano l’importanza di accelerare il più possibile la transizione dalle fonti fossili in modo da ridurre le emissioni climalteranti. D’altro canto, sulla carenza d’acqua delle due isole pesa enormemente l’incapacità di dotarle di reti idriche efficienti.

L’Istat calcola che, a livello nazionale, il 42,4% dell’acqua potabile venga dispersa per inefficienza delle reti comunali di distribuzione. Ma se ci si concentra sulla Sicilia, la percentuale sale al 51,6% con punte del 58% nell’Agrigentino, provincia che peraltro ha la minor risorsa idrica di tutta la regione. Peggio della Sicilia fa la Sardegna (52,8% di acqua dispersa), preceduta da Molise (53,9%), Abruzzo (62,5%) e Basilicata (65,5%).

Un vero e proprio scempio, “con conseguenze economiche catastrofiche” ricorda lo studio WWA. “Le principali attività economiche in Sicilia, agricoltura e turismo, dipendono infatti fortemente dalla disponibilità di acqua”.

Acqua erogata e perdite idriche totali nelle diverse regioni italiane. FONTE: FONTE: Istat, Censimento delle acque per uso civile

FONTE: Istat, Censimento delle acque per uso civile