10 Febbraio 2025

Attraverso le piante il ciclo dell’acqua più rapido del Pianeta

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Bastano 5 giorni a una goccia d’acqua conservata in una pianta coltivata per completare il suo viaggio di andata verso l’atmosfera, spiega uno studio. L’uso del suolo altera la velocità del processo

di Matteo Cavallito

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Il tempo necessario all’acqua per fluire attraverso le piante ed essere restituita all’atmosfera è tra i più rapidi riscontrati nel ciclo idrologico globale variando da soli cinque giorni nei suoli agricoli a 18 giorni nelle foreste di conifere sempreverdi. Lo rivela un nuovo studio dello Schmid College of Science and Technology della Chapman University di Orange, California, che ha fornito le prime stime accurate sulla velocità di un fenomeno tuttora poco indagato.

“Il tempo di transito dal suolo all’atmosfera influenza il tempo, il clima, la biogeochimica e la funzione degli ecosistemi”, si legge nella ricerca. Questa misura, “definita come l’età dell’acqua che traspare dalla vegetazione dal momento dell’ingresso, è un aspetto particolarmente poco studiato del ciclo idrologico terrestre”.

Le stime a partire dai dati satellitari

L’indagine, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Water, si è basata sui dati della missione satellitare SMAP (Soil Moisture Active Passive Mission) della NASA, che fornisce stime ad alta risoluzione dell’acqua nel suolo. Ipotizzando che interferissero con le misurazioni dell’umidità del terreno, spiegano i ricercatori, gli scienziati dell’Agenzia Spaziale USA avevano iniziato a stimare l’impatto delle piante per correggere le loro rilevazioni.

Tali correzioni, secondo i loro colleghi della Chapman, sarebbero state d’importanza cruciale contenendo, infatti, informazioni chiave per la comprensione del ciclo dell’acqua.

Gli studiosi californiani hanno combinato dunque le stime dell’immagazzinamento idrico delle piante con quelle relative alla velocità di evaporazione per determinare il tempo di transito dell’acqua attraverso la vegetazione. Così facendo hanno ottenuto cinque anni di stime mensili a una risoluzione spaziale di 9 km2.

Da meno di un giorno a 1600 anni

I ricercatori, sottolinea lo studio, hanno scoperto così “che i tempi medi di transito dell’acqua attraverso la vegetazione fuori terra variano da 5 giorni circa nei terreni coltivati a 18 nelle foreste sempreverdi di aghifoglie, con una misura mediana globale di 8,1 giorni”. Nel dettaglio: “Nei tipi di copertura del suolo a dominanza erbacea con un accumulo idrico relativamente basso e un elevato uso stagionale della risorsa, come le praterie, l’acqua immagazzinata nella biomassa può transitare frequentemente anche in meno di un giorno”.

Le stime, insomma, “contribuiscono a chiarire il ruolo della vegetazione nel ciclo idrologico terrestre: le piante immagazzinano poca acqua rispetto ad altri bacini e il tempo necessario per restituire l’acqua all’atmosfera è tra i componenti più rapidi del ciclo stesso”.

Particolarmente veloce nei terreni coltivati, nelle praterie e nelle savane, il transito dell’acqua attraverso i laghi, per contro, si completa in 17 anni. Per i ghiacciai si arriva a 1.600 anni.

Il cambiamento d’uso del suolo accelera il ciclo dell’acqua

Come ricorda lo studio, la vegetazione terrestre immagazzina circa 786 km³ di acqua dolce, ovvero solo lo 0,002% della quantità totale presente sulla Terra. Ma per quanto infinitesimale, questa quota e il suo ciclo sono in grado di fornire informazioni rilevanti sull’impatto di altro fattori, come il cambiamento climatico e le attività umane sul suolo. “Le piante sono la parte dimenticata del ciclo globale dell’acqua”, ha spiegato Andrew Felton, oggi docente della Montana State University e co-autore della ricerca. Che aggiunge:

“I risultati suggeriscono che il transito dell’acqua attraverso le piante è probabilmente molto sensibile a eventi come la deforestazione, la siccità e gli incendi, che cambieranno radicalmente il tempo necessario per fluire attraverso il ciclo idrico”.

Secondo il collega Gregory Goldsmith, docente di Scienze Biologiche della Chapman University, inoltre, “I terreni coltivati in tutto il mondo tendono ad avere tempi di transito molto simili e assai rapidi”. Questo dato, spiega, “indica che il cambiamento dell’uso del suolo potrebbe omogeneizzare il ciclo globale dell’acqua e contribuire alla sua intensificazione, riciclando più rapidamente la risorsa nell’atmosfera e provocando così forti piogge”.