1 Febbraio 2022

Negli USA via alla ricerca sulle interazioni tra mandrie, suolo e ciclo del carbonio. Francesca Cotrufo (Colorado State University): “Lavoriamo già a livello globale, gli operatori di mercato hanno capito l’importanza della questione”. Carbonio decisivo, “ma servono metodologie di calcolo accurate”

di Matteo Cavallito

 

Le interazioni tra le pratiche del pascolo, il ciclo del carbonio e la salute del suolo sono al centro di una ricerca internazionale coordinata da tre istituzioni fra cui la Colorado State University che ha preso recentemente il via negli Stati Uniti. Lo studio, cofinanziato, tra gli altri, dalla Foundation for Food & Agriculture Research e dal Noble Research Institute per un ammontare complessivo di 19 milioni di dollari coinvolge diversi scienziati. Tra questi anche Francesca Cotrufo, professoressa di Ecologia del suolo nel Department of Soil and Crop Sciences dello stesso ateneo statunitense, e co-coordinatrice del progetto.

Francesca Cotrufo, Professor of Soil and Crop Sciences, Colorado State University, March 13, 2020

Francesca Cotrufo, Professor of Soil and Crop Sciences, Colorado State University, March 13, 2020

Nata a Napoli, dove ha insegnato fino al 2008 prima di trasferirsi negli USA, la docente spiega così il senso della ricerca: “Il pascolo rigenerativo offre una soluzione contro il cambiamento climatico favorendo il sequestro del carbonio nel suolo con un impatto positivo per la salute del suolo e degli animali e, di riflesso, degli esseri umani”. L’indagine si concentra così sulla terra da pascolo, territori sconfinati che dagli Stati Uniti all’Asia Centrale, dall’Africa all’America Latina sono sempre più teatro di buone pratiche di ripristino.

La posta in gioco, d’alta parte, è altissima: uno studio pubblicato sulla rivista Agriculture, Ecosystems & Environment, ha stimato che una corretta gestione di queste distese potrebbe favorire ogni anno il sequestro di 300 milioni di tonnellate di CO2 su scala globale.

Professoressa Cotrufo, qual è lo scopo dello studio?

Il progetto si chiama “Metrics, Management and Monitoring” perché si prefigge di quantificare gli indici (metrics) di salute del suolo nei pascoli, di determinare come le diverse pratiche gestionali (management) impattano questi indici monitorandoli in campo (monitoring), ed infine di capire i fattori socio-economici che motivano le decisioni gestionali degli allevatori. In particolare, il mio ruolo si incentra sulla quantificazione del sequestro di carbonio nei pascoli in risposta al cambiamento di gestione, e nello sviluppo di un modello previsionale verificabile da dati misurati che preveda in modo accurato l’impatto di cambiamenti nella gestione del pascolo sul sequestro di carbonio e le emissioni di gas serra.

Come si svolgerà la ricerca?

Scienziati, sociologi ed economisti coopereranno in questo progetto transdisciplinare. La ricerca si svolgerà in tre siti sperimentali che abbiamo individuato in Michigan, Oklahoma e Wyoming. Ciascun sito rappresenterà un “hub” di ricerca che coinvolgerà anche 20 ranch dove integreremo gli studi biogeochimici con quelli socio ecologici. In questo modo contiamo di offrire informazioni utili agli allevatori per prendere decisioni per la gestione sostenibile e produttiva delle loro aziende, e per la rigenerazione del terreno su cui operano.

Per quando sono attesi i risultati?

Il progetto ha una durata di 5 anni. Nel primo anno completeremo il campionamento dei suoli in tutti i siti sperimentali ed installeremo tutti i sensori e le torri per la misura in continuo degli scambi ecosistemici di CO2. Nei 3 anni successivi continueremo con il monitoraggio delle aree sperimentali, campioneremo tutti gli allevamenti e lavoreremo allo sviluppo dei modelli. Per l’ultimo anno è previsto il ricampionamento dei suoli nei siti sperimentali per verificare le previsioni ottenute con i modelli. Risultati parziali arriveranno durante la durata del progetto, ma si dovrà aspettare la fine per i dati completi.

Campionamento del suolo in pascolo. Foto: courtesy of Francesca Cotrufo

Campionamento del suolo in pascolo. Foto: per gentile concessione di Francesca Cotrufo

Quali sono i limiti degli attuali approcci per il calcolo del sequestro di carbonio nel suolo?

Al momento hanno tutti grandi limitazioni. A mio avviso una di queste è che si limitano alla misurazione complessiva del carbonio stoccato. Il fatto, però, è che all’interno del suolo il carbonio si presenta in forme diverse, particolato o associato ai minerali del suolo, che ne determinano le modalità di accrescimento, ma anche la suscettibilità al cambiamento di gestione del territorio ed al cambiamento climatico. Quindi per poter prevedere con accuratezza il sequestro di carbonio nel suolo è necessario usare approcci che quantificano e modellizzano il carbonio in queste due forme contrastanti. Alcuni modelli matematici sono già stati concepiti per cogliere meglio questa complessità e per aiutarci a prendere decisioni.

Secondo le stime il pascolo rigenerativo sembra avere grandi potenzialità nel favorire il sequestro di carbonio in tutto il mondo. Possiamo dire che l’interesse per gli studi come il vostro sta crescendo?

Sì, stiamo lavorando moltissimo in America ma anche a livello globale sia con le aziende del settore agricolo e dell’allevamento sia con gli operatori del mercato dei crediti di carbonio. Cerchiamo di far capire loro che servono metodologie accurate. E gli operatori del mercato comprendono la necessità di accelerare la transizione.

Taglio e imbustamento di una carota di suolo appena campionata. Foto: courtesy of Francesca Cotrufo

Taglio e imbustamento di una carota di suolo appena campionata. Foto: per gentile concessione di Francesca Cotrufo

Non è una sorpresa quindi che il New York Times abbia parlato di recente di una inedita alleanza tra allevatori e ambientalisti…

Negli Stati Uniti il settore dell’agricoltura e dell’allevamento è molto variegato ed è caratterizzato da attori con interessi diversi. Le pratiche rigenerative di pascolo e agricoltura suscitano crescente interesse anche tra i giovani. I coltivatori in particolare fronteggiano sempre maggiori difficoltà a causa del cambiamento climatico. E non a caso sono loro oggi i primi a rendersi conto di dover cambiare strategie.