Francia, 3/4 dei suoli contaminati da microplastiche
Lo rivela uno studio dell’Agenzia per la transizione ecologica: il 76% dei suoli esaminati contiene microplastiche di dimensioni comprese tra 0,3 e 5 millimetri. Il polietilene è il polimero più presente
di Matteo Cavallito
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I terreni francesi sono diffusamente soggetti alla contaminazione da microplastiche, un fenomeno che interessa all’incirca tre suoli su quattro. È questo il dato più significativo contenuto nel rapporto diffuso dall’ADEME (Agence de l’environnement et de la maîtrise de l’énergie), l’Agenzia per la transizione ecologica di Parigi. La ricerca ha preso in esame ambienti diversi, individuando una presenza ampia di particelle di polietilene, la plastica più comune.
Ogni anno, nel mondo vengono generate circa 400 milioni di tonnellate di rifiuti plastici, spiegano gli autori. 3,7 milioni di queste provengono dalla Francia, 29,5 milioni dall’Europa. La maggior parte di questi rifiuti finisce negli oceani, con una contaminazione annuale stimata tra i 4 e i 15 milioni di tonnellate. La diffusione delle particelle, però, non è certo un fenomeno limitato agli ambienti acquatici.
Il fenomeno riguarda il 76% dei terreni
I ricercatori hanno studiato 33 suoli francesi raccogliendo oltre 2.000 campioni. Gli ecosistemi analizzati includono 21 terreni coltivati in pieno campo, 4 prati, 4 tra vigneti e frutteti e altrettanti boschi. In totale il 76% dei suoli esaminati è risultato contaminato da microplastiche di dimensioni comprese tra 0,3 e 5 millimetri. Nel 70% dei casi, le dimensioni delle particelle sono inferiori a 2 millimetri. In media i terreni analizzati contengono 15 particelle di microplastiche per chilo di terreno asciutto.
I risultati, spiegano gli autori, dovranno essere confermati estendendo l’indagine a un maggior numero di suoli francesi ed esteri, urbani e non. Sebbene, durante il campionamento, siano stati raccolti dati descrittivi sulle specifiche attività condotte nei differenti terreni esaminati, lo studio non ha avanzato ipotesi sulle diverse fonti delle microplastiche.
Le microplastiche in agricoltura
L’attenzione dei ricercatori si concentra in modo particolare sulla diffusione delle microplastiche in agricoltura. Un problema legato a diversi fattori, come l’impiego dei teli di pacciamatura non biodegradabili ma non solo.
L’indagine, in totale, ha preso in esame 167 campioni. 166 di questi contenevano microplastiche.
I polimeri più diffusi sono risultati il polistirene (PS), il polietilene (PE), il polipropilene (PP) e il polietilene tereftalato (PET), tutti materiali largamente utilizzati negli imballaggi. Le materie organiche soggette a compostaggio meccanico-biologico risultavano particolarmente contaminate, con un apporto medio di circa 60mila particelle di microplastiche per chilogrammo di materiale secco.
Le raccomandazioni dell’ADEME
La restituzione della materia organica al suolo è un fattore chiave dell’economia circolare e della transizione agro-ecologica nello scenario del cambiamento climatico, sottolineano gli autori. In questo modo, infatti, si può ridurre la necessità di fertilizzanti sintetici, restituendo inoltre carbonio e azoto al terreno: due elementi essenziali per la tutela dell’ecosistema e dei suoi servizi tra cui lo stoccaggio del carbonio, il filtraggio e la ritenzione dell’acqua. Alla luce di tutto questo, per la produzione di fertilizzanti, l’Agenzia francese raccomanda di diminuire le quantità di plastica migliorando la selezione alla fonte.
Per questo è necessario quindi ridurre l’uso della plastica negli imballaggi e migliorare la raccolta differenziata e la selezione dei rifiuti compostabili. Lo stesso ente invita inoltre a “esplorare i benefici dell’utilizzo di pacciamature agricole biodegradabili in sostituzione delle plastiche riciclabili”, migliorando il quadro normativo che le riguarda.

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