22 Giugno 2023

Uno studio anglo-australiano evidenzia le potenzialità dell’ecoacustica: ascoltando i suoni dell’ecosistema è possibile monitorare e ripristinare la salute del suolo forestale. E valutare meglio l’efficacia degli interventi

di Matteo Cavallito

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L’ecoacustica, ovvero l’ascolto dei suoni della natura, consente di acquisire importanti informazioni sulla salute dell’ecosistema e della foresta che esso supporta. Lo suggerisce uno studio pubblicato sulla rivista Restoration Ecology.

L’indagine, che ha coinvolto i ricercatori della Flinders University di Bedford Park, in Australia, e della Trent University di Nottingham, nel Regno Unito, ha applicato questa strategia di analisi per misurare la biodiversità del terreno e del sottosuolo di una foresta britannica.

Lo studio

“Abbiamo ipotizzato che i suoli più sani delle foreste ripristinate presentino una maggiore diversità di suoni rispetto agli appezzamenti recentemente disboscati”, hanno spiegato gli autori in una nota diffusa sul network australiano The Conversation. Tale varietà acustica, precisano, sarebbe il risultato di una maggiore presenza di esseri viventi nei terreni rigenerati.

Durante la primavera e l’estate del 2022, i ricercatori hanno raccolto 378 campioni da tre appezzamenti della foresta di Greno Woods, nei pressi di Sheffield, che erano stati disboscati negli ultimi tre anni, e da altrettanti che erano stati ripristinati da non meno di trent’anni. Dopo aver inserito nel terreno speciali microfoni “a contatto” e aver successivamente isolato ed escluso i rumori di disturbo come quelli del vento e dell’attività umana, gli studiosi hanno potuto trarre conclusioni particolarmente interessanti.

Un suolo sano è anche più intonato

“I suoli ripristinati avevano una presenza di invertebrati significativamente più elevata rispetto a quelli disboscati”, si legge nella ricerca. “La composizione della comunità di invertebrati del suolo era significativamente diversa tra le aree disboscate e quelle ripristinate. I lombrichi erano gli esemplari dominanti nel suolo per entrambe le zone ed erano più numerosi in quelle ripristinate”.

Gli autori hanno paragonato il suolo forestale a un’orchestra: un ecosistema degradato fa i conti con la mancanza di una parte dei suoi “musicisti” e, come tale, produce suoni meno elaborati. “Al contrario, l’altra orchestra dispone di tutti i suoi membri e sarà quindi più rumorosa, con suoni più complessi e diversificati“, notano gli autori. I risultati dello studio “hanno confermato le previsioni secondo cui un terreno più sano sarebbe stato più intonato”.

L’ecoacustica può aiutarci a proteggere le foreste e il clima

Grazie all’ecoacustica, rileva lo studio, è possibile monitorare la salute del suolo che è alla base dei nostri sistemi alimentari e sostiene tutte le altre forme di vita sulla terra. “Gli organismi ‘invisibili’ e ‘inascoltabili’ che vivono nel suolo mantengono la salute di quest’ultimo”, spiegano i ricercatori. “Gli esseri viventi sotterranei, come i lombrichi e i coleotteri, svolgono un ruolo cruciale nel ciclo dei nutrienti e nel mantenimento del benessere del terreno. Senza di loro, le foreste non possono prosperare”.

L’analisi dei suoni, insomma, permette di valutare meglio anche l’efficacia degli interventi di ripristino. Consentendo così di prendere decisioni migliori per il contrasto al cambiamento climatico legato alla deforestazione e al conseguente rilascio del carbonio immagazzinato nelle foreste.

“L’uso dell’ecoacustica negli sforzi di rigenerazione è ancora relativamente recente, ma rappresenta un passo importante verso un approccio più olistico ed efficace al recupero degli ecosistemi”, concludono i ricercatori. “Abbracciando nuove tecnologie e strategie, possiamo lavorare per un pianeta più sano e sostenibile”.