8 Settembre 2022

A quarant’anni di distanza dall’ultima indagine, Pechino punta a completare il censimento dei suoi terreni. In attesa dei dati, però, lo scenario appare preoccupante. Inquinamento, erosione e perdita di fertilità restano i problemi principali

di Matteo Cavallito

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La Cina è attualmente impegnata in un vero e proprio censimento del suolo, opera di aggiornamento dell’ultima indagine sul tema condotta ben 40 anni fa. Lo racconta China Dialogue, un’organizzazione no profit ambientalista di base a Londra e a Pechino. Lo studio dovrebbe concludersi nel 2025.

“Gli ultimi quattro decenni hanno visto una crescita economica rapida e ad alta intensità di risorse. I cittadini cinesi godono ora di una migliore qualità di vita, ma il terreno ha pagato un prezzo pesante”, rileva l’organizzazione. “Una nuova indagine è essenziale per la comprensione e la protezione dei suoli e per garantire la sicurezza alimentare e i progressi verso lo stop alla crescita delle emissioni e gli obiettivi di neutralità climatica della Cina”.

L’inquinamento resta una minaccia

Dal 1949, data di fondazione delle Repubblica Popolare, il Paese ha condotto due studi sulle caratteristiche del terreno e altrettanti sul suo stato di salute. Oltre a sviluppare un sistema di classificazione del suolo, il governo ha potuto così raccogliere i dati sulla contaminazione che hanno delineato uno scenario preoccupante. Nel 2014 la presenza di sostanze inquinanti superava i livelli di guardia nel 16% dei terreni analizzati.

L’uso dei prodotti chimici ha ovviamente un ruolo decisivo: “La Cina ha una carenza di terreni coltivabili (l’8% del totale mondiale) a fronte di un’ampia popolazione e utilizza troppi fertilizzanti: il 33% di quelli prodotti su scala globale”, nota ancora l’organizzazione. “Questo genera acidificazione e rende duri e compatti i terreni”.

L’acidificazione dei suoli, inoltre, favorisce l’assorbimento dei metalli pesanti con un evidente impatto sulla sicurezza del cibo prodotto. Ma i problemi non finiscono qui. A preoccupare è anche il basso contenuto di materia organica rilevato in profondità nei primi 20 centimetri del suolo che in Cina oscilla mediamente tra le 26,6 e le 32,5 tonnellate per ettaro. Una concentrazione decisamente più bassa rispetto a quella rilevata in Europa e negli Stati Uniti dove si superano le 40 tonnellate.

In Cina il suolo si sta impoverendo

La presenza del carbonio è ovviamente decisiva. Da essa dipende in larga parte la fertilità del terreno che, in Cina, varia notevolmente da una regione all’altra. Le province nordorientali di Heilongjiang, Jilin e Liaoning, ad esempio, sono ricche di suolo nero, un terreno particolarmente fertile che garantisce grandi rese. Non sorprende, in questo senso, che queste tre aree contribuiscano da sole alla produzione del 50% del riso, del 41% della soia e del 34% del mais del Paese.

Lo sfruttamento del suolo nero è iniziato negli anni ’60 in risposta all’impressionante carestia che aveva devastato la Cina negli anni precedenti a seguito della fallimentare politica del Grande Balzo.

Accompagnata da una massiccia campagna di deforestazione, l’apertura di nuove aree destinate alla coltivazione ha permesso a Pechino di raggiungere la piena sicurezza alimentare. Anni di agricoltura intensiva e di crescente esposizione al vento e alla pioggia, tuttavia, hanno anche favorito l’erosione e l’impoverimento del suolo. Riducendo drasticamente la concentrazione di materia organica. Anche per questo, con ogni probabilità, il nuovo studio includerà i terreni non ancora utilizzati. Esaminando le loro proprietà fisiche e chimiche oltre alla presenza di nutrienti.

La chiave di volta è il sequestro di carbonio

Sul futuro dell’agricoltura cinese incideranno senza dubbio anche le pratiche di carbon farming, ovvero le iniziative agricole volte a favorire la capacità di cattura del carbonio da parte del terreno. Il contenuto dell’elemento organico nel suolo è tuttora inferiore del 30% rispetto alla media mondiale. Ma questo implica anche la presenza di un forte potenziale di sequestro. A fine giugno, rileva China Dialogue, il Ministero dell’Agricoltura e la Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma hanno pubblicato una proposta per la riduzione delle emissioni e la cattura del carbonio e nelle aree rurali.

“Uno dei sei obiettivi principali è quello di espandere il sequestro di carbonio nei terreni agricoli e una delle dieci azioni principali da intraprendere consiste nell’aumentare i depositi di carbonio nei terreni agricoli”. La nuova indagine – nota ancora l’organizzazione – permetterà di “calcolare le riserve di carbonio nei diversi tipi di suolo stimando il potenziale futuro oltre a gettare le basi per l’applicazione di tecniche di sequestro”.