5 Dicembre 2024

Il cambiamento climatico si combatte valorizzando il suolo

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Si è svolto oggi, a Milano, il convegno organizzato da CIC, Re Soil Foundation e Cluster Spring in occasione della Giornata Mondiale del Suolo. Dalla bioeconomia circolare al compost: le soluzioni per proteggere e rigenerare i terreni europei

di Matteo Cavallito

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Il suolo è una risorsa fondamentale per il presente e il futuro della nostra economia, del nostro ambiente e della nostra vita. Per questo il suo degrado rappresenta un’emergenza globale, a maggior ragione nel quadro del cambiamento climatico. I dati, in questo senso, sono indubbiamente preoccupanti: per fortuna, però, non mancano strumenti, strategie e soluzioni per favorirne la conservazione e la rigenerazione tutelando così i suoi servizi ecosistemici. Di questo e altro si è discusso oggi a Milano in occasione dell’incontroIl suolo tra cambiamenti climatici e nuovi stili di vita“, organizzato – in occasione del World Soil Day 2024 –  dal Consorzio Italiano Compostatori, in collaborazione con Re Soil Foundation e Cluster Spring.

La salute del suolo UE sta peggiorando

Negli ultimi anni, in Europa, assistiamo a un peggioramento del degrado del suolo: preoccupano i fenomeni erosivi così come i crescenti squilibri nutrizionali del terreno e la progressiva perdita di carbonio organico. “Non prendersi cura del suolo nel Continente costa 50 miliardi di euro all’anno e si tratta forse di una stima al ribasso”, ha spiegato Panos Panagos, senior scientist del Joint Research Center, alla platea di Palazzo Giureconsulti, sede dell’evento odierno.

Parole pronunciate in riferimento all’ultima fotografia sullo Stato dei Suoli Ue presentata a ottobre dallo stesso ente di ricerca continentale che ha evidenziato come circa 2/3 dei terreni europei siano “affetti da processi di degrado”.

Secondo il rapporto, realizzato in collaborazione con l’Agenzia europea per l’Ambiente, l’erosione complessiva in tutta la Ue ammonta a 1 miliardo di tonnellate all’anno interessando, in particolare, circa un terzo (32%) dei suoli agricoli. Questi ultimi, ma non solo, sperimentano inoltre una significativa dispersione di carbonio organico con una perdita – per le sole aree coltivate della UE e del Regno Unito – stimata in 70 milioni di tonnellate tra il 2009 e il 2018. Un quadro preoccupante, insomma, che non risparmia l’Italia:

“Il nostro monitoraggio evidenzia come un quarto del territorio nazionale si trovi in stato di degrado, al netto dei miglioramenti”, ha spiegato Francesca Assennato, esperta dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). “In questo quadro abbiamo a che fare con problemi enormi come erosione, salinizzazione, contaminazione, compattazione e impermeabilizzazione”.

Necessarie norme condivise

Da qui, osservano i relatori, la necessità di accelerare sul fronte degli strumenti normativi. L’Unione Europea, come noto, ha fissato un obiettivo particolarmente ambizioso: ripristinare la salute del 75% dei suoli continentali. Il problema, però, è che molti Paesi non possiedono oggi né leggi adeguate né dati completi sulla salute del suolo. Aspetti, questi ultimi, che evidenziano implicitamente il valore della proposta di legge europea per il monitoraggio del suolo, la Soil Monitoring Law – non ancora finalizzata – che punta, tra le altre cose, a standardizzare la raccolta dati nei Paesi Ue e l’implementazione delle informazioni raccolte dall’Osservatorio europeo del suolo.

A sottolineare l’importanza del fattore normativo è anche il Cluster Spring, l’associazione che riunisce oltre 170 stakeholder tra università, centri di ricerca pubblici e privati, PMI e grandi imprese nazionali e multinazionali, attivi in diverse filiere produttive.

“Senza suolo non c’è agricoltura e senza agricoltura non c’è bioeconomia”, ha spiegato, a margine del convegno, Mario Bonaccorso, direttore di Cluster Spring. “Riteniamo assolutamente urgente una legge a tutela del suolo, visto che ancora ci troviamo di fronte a un’assenza di regolamentazione efficace che rischia di portarci oltre un punto di non ritorno, con conseguenze disastrose per l’ambiente e per le generazioni future”. 

Favorire la consapevolezza del problema

L’attività di regolamentazione, insomma, è decisiva. Ma accanto a essa emergono anche altri aspetti non meno determinanti. Tra questi anche l’opera di sensibilizzazione rivolta al pubblico sull’importanza delle tutela di una risorsa tanto essenziale quanto sottovalutata.

“Una strategia efficace per la tutela del suolo non può prescindere da dinamiche di carattere culturale e sociale”, ha spiegato, a margine del suo intervento, Margherita Caggiano, direttore di Re Soil Foundation, sottolineando il ruolo centrale dell’attività formativa e divulgativa.

“Occorre quindi promuovere opportunità di alfabetizzazione e coinvolgimento che siano in grado di raggiungere un pubblico ampio ed eterogeneo, a partire dalla società civile, dalle scuole e dalle comunità locali, utilizzando tecniche di integrazione innovative, come ad esempio la Citizen Science”.

Suolo e clima: l’importanza del compost

La valorizzazione del suolo, hanno ricordato i relatori, non può prescindere dal reintegro di sostanza organica. Un processo, quest’ultimo, che prevede anche l’utilizzo del compost, il fertilizzante naturale ottenuto attraverso la trasformazione dei rifiuti organici. Ogni anno, ricorda il CIC – Consorzio Italiano Compostatori, l’Italia produce circa 1,9 milioni di tonnellate di compost di alta qualità dai rifiuti restituendo al terreno circa 410.000  tonnellate di carbonio organico.

La qualità del prodotto è fondamentale e richiede un miglioramento continuo nella raccolta differenziata trasformando le città in risorse per la lotta al cambiamento climatico. Il capoluogo lombardo, in questo senso, appare un esempio virtuoso, ha evidenziato in particolare Cristina Fusco, responsabile controllo qualità di AMSA – Azienda Milanese Servizi Ambientali. Gli sforzi per promuovere il recupero della frazione dell’umido, in particolare, hanno dato una spinta decisiva alla raccolta differenziata che, al momento, interessa il 62% dei rifiuti totali della metropoli. 

Le città sono la nuova frontiera per il carbon farming

Tra i temi affrontati anche il ruolo del carbon farming, l’insieme, cioè, di quelle tecniche agricole pensate per favorire il sequestro del carbonio nel suolo e nelle piante. Una strategia resa ancora più efficace in combinazione con l’agricoltura rigenerativa e che oggi può essere trasferita efficacemente anche alle città. A suggerirlo è Massimo Centemero, direttore del CIC,  sottolineando la necessità di valorizzare, attraverso il compost, il verde cittadino e i suoli urbani che, ha spiegato, “possono rappresentare una risorsa strategica per la mitigazione dei cambiamenti climatici e il miglioramento della sostenibilità ambientale nelle città”.

A tal proposito, infine, il convegno è stato anche l’occasione per promuovere uno strumento innovativo come CO2mpost, una piattaforma online sviluppata dal CIC in collaborazione con Studio Fieschi, in grado di calcolare la carbon footprint degli impianti di compostaggio e digestione anaerobica.

Si tratta della prima risorsa online disponibile in Italia per quantificare il bilancio tra le emissioni prodotte dall’impianto e quelle evitate grazie all’utilizzo di compost ed energia da biogas in sostituzione di fertilizzanti e fonti fossili. Lo strumento permette così di quantificare i benefici di una gestione virtuosa del rifiuto organico nella lotta al cambiamento climatico.