Una ricerca svelerà l’impatto del clima sui lombrichi del suolo
Uno studio dell’Università di York valuterà come le inondazioni favorite dal cambiamento climatico condizionino la sopravvivenza dei lombrichi, creature essenziali per il mantenimento della salute del terreno
di Matteo Cavallito
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I lombrichi svolgono un ruolo essenziale nel mantenere il suolo sano mangiando e riciclando la materia organica. Ma il loro futuro è in pericolo a causa della crescente intensità, frequenza ed estensione delle inondazioni. Per questo, sostengono ora alcuni ricercatori britannici, è essenziale analizzare questi fenomeni e il loro impatto sugli invertebrati nel contesto del cambiamento climatico.
A intraprendere la missione è un gruppo di studiosi guidati dal professor Mark Hodson, un ricercatore dell’Università di York, nell’ambito di un progetto annunciato alla vigilia della recente Giornata mondiale del lombrico. L’analisi, di durata biennale, impegnerà gli autori in campionamenti sul campo, esperimenti di laboratorio e modellazioni. Oltre a esaminare l’effetto dei fenomeni metereologici estremi, la ricerca analizzerà anche come i cambiamenti negli habitat di questi esemplari stiano influenzando il terreno.
Il cambiamento climatico favorisce le alluvioni
Il cambiamento climatico impatta sul ciclo dell’acqua favorendo, tra gli altri, fenomeni come le alluvioni che, ovviamente, complicano l’esistenza degli invertebrati. A differenza degli esseri umani, ricordano gli scienziati, i lombrichi – impegnati a creare reti di gallerie che favoriscono il drenaggio e l’aerazione – non hanno polmoni e respirano attraverso la pelle.
Essi, di conseguenza, possono sopravvivere in acqua a patto che questa contenga ossigeno a sufficienza. Il problema, però, è che una volta allagati i terreni possono diventare carenti di ossigeno. Facendo così annegare i lombrichi.
Lo studio vuole innanzitutto misurare la sensibilità delle creature al livello di umidità del suolo valutando così quanto debba essere bagnato quest’ultimo prima che essi inizino a spostarsi alla ricerca di aree più asciutte. Rivelando, al tempo stesso, se la riduzione delle concentrazioni di ossigeno danneggi o meno i bozzoli lasciati dai lombrichi stessi e ne riduca la probabilità di schiusa.
La tolleranza all’acqua varia tra le diverse specie di invertebrati
Indagini precedenti condotte dalla stessa Università di York hanno rilevato che le concentrazioni di ossigeno a cui i lombrichi annegano variano da una specie all’altra senza che se ne conosca il motivo. Un’ipotesi avanzata dagli scienziati è che le diverse varietà di invertebrati presentino differenze nell’emoglobina e nella capacità di estivare, ovvero di trascorrere un periodo di dormienza prolungata riducendo il tasso metabolico e quindi la richiesta di ossigeno.
I ricercatori, in ogni caso, sottolineano come le diverse specie di lombrichi influenzino le proprietà e le funzioni del suolo in modo differente.
Per questo i cambiamenti che avvengono nelle loro comunità, dovuti alla sopravvivenza variabile nei terreni allagati, potrebbero a loro volta avere un impatto sul terreno. Gli invertebrati, aggiungono gli autori, possono stimolare la crescita delle piante fino al 30% contribuendo, in questo modo, alla sicurezza alimentare globale. Secondo alcune stime, ad esempio, queste creature sarebbero responsabili del 6,5% della produzione mondiale di cereali.
Lombrichi in pericolo
Il tema ha un peso particolarmente rilevante, soprattutto nel Regno Unito dove la popolazione dei lombrichi potrebbe essere diminuita di oltre un terzo negli ultimi 25 anni. A suggerirlo, una ricerca del British Trust for Ornithology (BTO), presentata alla fine del 2022 alla riunione annuale dell’Ecological Society a Edimburgo. Lo studio, le cui conclusioni sono state riprese dal Guardian, è il risultato dell’analisi di oltre un centinaio di ricerche condotte su scala ridotta nello spazio di un secolo.
“Sembra che ci siano prove di un declino a lungo termine“, aveva dichiarato nell’occasione James Pearce-Higgins, direttore scientifico del BTO citato dal quotidiano britannico.
Confrontando i metodi utilizzati nelle ricerche precedenti, gli scienziati hanno potuto stimare la variazione della popolazione dei lombrichi ipotizzando un calo compreso tra il 33 e il 41% nell’ultimo quarto di secolo. Il declino di questi invertebrati è risultato maggiore nei terreni agricoli e nei boschi di latifoglie. Le aree montane più isolate, caratterizzate da una minore presenza di attività umane, sono state meno interessate dal fenomeno.

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