17 Luglio 2024

Ecco come il clima impatterà sulle zone umide del Nord America

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Le zone umide, spiega uno studio americano, andranno incontro a un sostanziale inaridimento durante l’estate. Impattando sull’habitat e la biodiversità dalla Florida al Mississippi fino al Canada sudorientale

di Matteo Cavallito

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Il cambiamento climatico cancellerà parte delle zone umide nordamericane e ne sconvolgerà i regimi stagionali. È questa l’ipotesi avanzata da un gruppo di ricercatori statunitensi. L’indagine, pubblicata sulla rivista Nature Communications, ha coinvolto studiosi del Pacific Northwest National Laboratory (PNNL), del Lawrence Berkeley National Laboratory e dell’Università del Michigan che, nell’occasione, hanno elaborato un nuovo modello predittivo. Destinato, hanno spiegato, a superare i limiti dei suoi omologhi precedentemente utilizzati.

I vecchi modelli non funzionano

Il riferimento corre ai cosiddetti Earth system models (ESMs) o modelli del sistema terra, strumenti essenziali per comprendere gli impatti dei cambiamenti climatici. Nella loro forma attuale, tuttavia, sottolinea una nota del Pacific Northwest, questi modelli “di solito rappresentano l’idrologia delle zone umide in modo eccessivamente semplificato, determinando una scarsa affidabilità delle loro proiezioni”.

Per risolvere questo problema i ricercatori hanno cercato di migliorare il modello calibrando i parametri per offrire un quadro più attendibile e preciso.

“Il modello perfezionato simula le zone umide e le convalida con le osservazioni satellitari”. In questo modo, “i ricercatori hanno scoperto che queste aree nel Nord America saranno significativamente colpite dai cambiamenti climatici negli scenari futuri”.

L’impatto del clima

Lo strumento perfezionato, capace di prendere in considerazione anche i meccanismi fisici delle inondazioni, evidenzia come il riscaldamento globale sia in grado di influenzare profondamente le componenti dell’idroclima modificando così le zone umide. L’indagine, riferisce lo studio, “indica i cambiamenti previsti nelle caratteristiche delle zone osservate in Nord America in base a due scenari climatici, utilizzando un ESM all’avanguardia”.

Nel dettaglio, “A livello continentale, la superficie delle zone umide diminuisce del 10% circa su base annuale (con dati diversi compresi tra il 6 e il 14%) nello scenario ad alte emissioni, sebbene le differenze spaziali e temporali siano variabili e possano raggiungere il 50%”.

La crescita delle emissioni, spiegano gli autori, fa aumentare l’influenza delle temperature nel confronto con le precipitazioni. In questo scenario, aggiungono, le zone umide vanno incontro a un sostanziale inaridimento durante la stagione estiva. Con conseguenze per l’intero ecosistema. “Le previste interruzioni dei cicli di stagionalità delle zone umide implicano ulteriori impatti sulla biodiversità nei loro principali habitat delle zone nell’alto Mississippi, nel Canada sudorientale e nella regione delle Everglades (in Florida, ndr)”.

Le zone umide sono in pericolo

A livello globale, sottolineano da tempo gli scienziati, le aree umide sono ricche di biodiversità e forniscono diversi servizi tra cui la fornitura d’acqua per uso agricolo e lo stoccaggio del carbonio. Queste aree, inoltre, svolgono un ruolo insostituibile nell’idrologia del paesaggio e nel ciclo dell’acqua, producendo effetti favorevoli sul clima.

Nel corso degli anni, tuttavia, molte regioni del Pianeta, inclusa l’Europa, sono state interessate dal loro degrado.

Un fenomeno che ha stimolato al tempo stesso diverse iniziative di ripristino dei loro habitat naturali. Attualmente, ricorda ancora lo studio statunitense, “La forte incidenza degli scenari di cambiamento climatico sulle proiezioni sottolinea l’importanza della mitigazione delle emissioni per sostenere gli ecosistemi di queste zone in futuro”.