Un’analisi della FAO stima in 3 quintali annui per ettaro la quantità di carbonio supplementare che potrebbe essere stoccato nelle praterie, adottando le corrette pratiche di gestione. I maggiori margini di stoccaggio in Africa sub-sahariana e l’Asia meridionale
di Emanuele Isonio
Vietato sottovalutare l’apporto offerto dalle praterie nello sforzo di ampliare la quantità di carbonio organico stoccato nei terreni mondiali: al loro interno, queste vaste aree erbose diffuse a tutte le latitudini e utilizzate in particolare per il pascolo degli animali, contengono già oggi circa il 20% di tutto il carbonio terrestre. E, se riuscissimo ad aumentare dello 0,3% tale contenuto nei primi 30 centimetri di suolo, attraverso adeguate pratiche di gestione, il sequestro di carbonio dopo 20 anni potrebbe aumentare di 0,3 tonnellate per ettaro all’anno.

Aumento annuale del carbonio organico del suolo (SOC) nei primi 30 cm su tutti i suoli di prateria disponibili a livello globale. FONTE: Global assessment of soil carbon in grasslands, FAO 2023.
Un’analisi completa sugli stock di carbonio
Il calcolo è contenuto in una recente pubblicazione FAO dedicata alle praterie e al loro apporto, attuale e potenziale, nell’importante processo di sequestro del carbonio organico. “Valutare lo stato attuale dei sistemi di praterie mondiali e il loro potenziale di sequestro di carbonio nel suolo è fondamentale per comprendere meglio i servizi ecosistemici garantiti dalle praterie per la sicurezza alimentare, la conservazione della biodiversità e la mitigazione dei cambiamenti climatici”, spiega Thanawat Tiensin, direttore della Divisione Salute e Produzione animale della FAO. “Questo rapporto fornisce un’analisi completa dello stato degli stock di carbonio e delle potenziali compensazioni nelle praterie nel mondo. Può anche essere utilizzato come base per lavori futuri con l’obiettivo di migliorare il sequestro del carbonio nel suolo attraverso una gestione sostenibile del pascolo”.
Prendendo come anno di riferimento il 2010, il documento FAO stima a livello globale un assorbimento annuo di 63,5 megatonnellate (Mt) di carbonio nei primi 30 centimentri di suolo delle praterie. I maggiori stock sono stati riscontrati nelle regioni temperate caratterizzate da bassi tassi di decomposizione e alta produttività dei prati. Al contrario, gli stock di carbonio più bassi sono stati osservati nei terreni erbosi aridi o semiaridi, caratterizzati da bassa produzione di biomassa e decomposizione della materia organica, riducendo così l’apporto di carbonio nel suolo.

Carbonio organico totale (cumulativo) del suolo (SOC) stimato per l’anno 2010 nelle diverse aree mondiali. FONTE: Global assessment of soil carbon in grasslands, FAO 2023.
L’importanza della gestione dei pascoli
A spiegare gran parte della variabilità dello stock di carbonio nelle diverse praterie sono in particolare le condizioni climatiche, seguite dall’apporto di carbonio da fonti vegetali e animali e dal contenuto di argilla. “Tutti insieme, questi risultati – si legge nel rapporto dell’Agenzia ONU – evidenziano l’importanza dell’interazione tra il clima e la gestione dei prati, con quest’ultima che gioca un ruolo cruciale nella qualità e nella quantità di materiale organico che entra nel suolo. Infatti, la stabilizzazione del carbonio organico dipende anche da diverse proprietà del suolo come il pH del suolo, che contribuisce a regolare la disponibilità di nutrienti e le particelle che proteggono la materia organica, stabilizzandola contro la mineralizzazione microbica”.
Secondo l’analisi, la maggior parte delle praterie sembra ricevere materiale organico sufficiente a mantenere gli attuali livelli di stock di carbonio o addirittura che il terreno sia in condizioni biofisiche migliorate. Tuttavia, è stato riscontrato un bilancio negativo del carbonio in Asia orientale, America centrale e meridionale e Africa a sud dell’Equatore. Che cosa significa? “Che è probabile che gli attuali stock di carbonio organico nel suolo diminuiscano a causa degli stress antropogenici combinati con le condizioni climatiche” ammoniscono i ricercatori FAO.
Importante migliorare l’accuratezza dei dati
Purtroppo i margini di incertezza non sono trascurabili: al momento non sono infatti disponibili misurazioni globali specifiche e sono necessari metodi geostatistici migliorati per ridurre le lacune sulla stima dello stock globale di carbonio. Per accrescere l’accuratezza dei dati di input, gli autori ritengono fondamentale generare set di dati locali, in particolare da regioni sottorappresentate (Africa, in primis) ed esplorare le differenze tra i set di dati esistenti.
Al di là degli inevitabili margini di approssimazione, di una cosa sono sicuri gli analisti FAO: le praterie possono contribuire alla ricarbonizzazione dei terreni degradati e i risultati contenuti nello studio mostrano che c’è spazio per un ulteriore stoccaggio del carbonio, soprattutto in alcune aree mondiali.
Quali regioni hanno il potenziale più alto?
A mostrare il più alto potenziale di stoccaggio del carbonio per ettaro sono le praterie dell’Africa sub-sahariana e dell’Asia meridionale (rispettivamente 0,41 e 0,33 tonnellate per anno). Seguono Oceania, Nord America e Asia orientale. Dove i livelli di carbonio organico sono bassi e nelle aree dove i problemi di degrado sono più evidenti, i margini di miglioramento del sequestro sono ovviamente più ampi. E tutti insieme possono dare un contributo fondamentale per raggiungere gli obiettivi di mitigazione globale.

Sequestro di carbonio organico nei suoli dopo 20 anni di applicazione di buone pratiche per tutte i tipi di praterie mondiali. FONTE: Global assessment of soil carbon in grasslands, FAO 2023.
Il documento FAO ricorda ad esempio che l’iniziativa 4per1000 ha individuato un obiettivo ambizioso: sequestrare nei suoli mondiali 3,5 Petagrammi (ovvero un miliardo di tonnellate) di carbonio all’anno per riuscire a garantire una mitigazione globale.
L’iniziativa, lanciata alla COP21 di Parigi nel dicembre 2015, sottolinea il ruolo che i suoli agricoli possono giocare nel contrasto ai cambiamenti climatici e invita tutti i partner a incentivare azioni concrete in favore del sequestro di carbonio.
“Le nostre stime – si legge ancora nel rapporto – suggeriscono che il 17% dell’obiettivo fissato dalla 4per1000 Initiative potrebbe essere raggiunto nei primi 30 centimetri delle praterie mondiali e continuare per almeno 20 anni dopo l’adozione di buone pratiche di gestione, come l’incorporazione dei concimi animali, l’agroforestazione e il pascolo a rotazione. Ciò permetterebbe che le praterie aumentino lo stoccaggio di SOC tra 0,18 e 0,41 tonnellate C/ha ogni anno”.