25 Luglio 2025

Le ondate di caldo estremo sono sempre più lunghe e frequenti

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Uno studio sui fenomeni di caldo anomalo, che ha coinvolto ricercatori statunitensi e cileni, rileva un’accelerazione della tendenza a livello globale. Le zone tropicali sono le più colpite

di Matteo Cavallito

Le ondate di caldo, soprattutto quelle più estreme, sono destinate ad avere un impatto crescente nel mondo e nelle regioni tropicali in particolare. Ad affermarlo è un recente studio condotto dall’Università della California Los Angeles UCLA e dalla Universidad Adolfo Ibañez di Santiago, in Cile.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Geoscience, sostiene in particolare che i periodi di calore più lunghi subiranno l’accelerazione maggiore e che la frequenza degli eventi più intensi aumenterà in modo più significativo. Generando un rischio maggiore per le persone, gli animali, l’agricoltura e gli ecosistemi.

Il fenomeno sta accelerando

“Le distribuzioni di probabilità della durata delle ondate di calore sono determinate dalle correlazioni giornaliere tra le temperature e non possono quindi essere semplicemente dedotte dalle variazioni delle probabilità delle temperature estreme giornaliere“, spiega lo studio. I ricercatori, quindi, hanno sviluppato un’equazione che permettesse di analizzare il fenomeno su scala regionale o prendendo in esame più regioni nel complesso.

Incorporando nei modelli climatici variabili che tengono conto di come la temperatura di ogni giorno influenzi quella del giorno successivo, osserva una nota dell’università californiana, lo studio ha rilevato la presenza di un’accelerazione della tendenza a livello globale.

”Nella ricerca dimostriamo, sulla base di un’analisi statistica dei dati storici e delle proiezioni relative alle temperature globali, che le variazioni delle ondate di caldo di lunga durata aumentano in modo non lineare con la temperatura”.

Le ondate di caldo più estremo saranno più frequenti

“Ogni frazione di grado di riscaldamento avrà un impatto maggiore rispetto alla precedente”, ha spiegato David Neelin, climatologo della UCLA e co-autore della ricerca. “L’accelerazione comporta che a un ritmo di riscaldamento costante dovrà corrispondere da parte nostra un adattamento sempre più veloce, soprattutto per le ondate di calore estreme, che stanno cambiando più rapidamente”.

Nello specifico, proseguono gli autori, “dimostriamo che la curva di questa accelerazione può essere approssimativamente ridotta a un’unica dipendenza tra le regioni normalizzando la variabilità della temperatura locale”. Inoltre, rilevano, “le ondate di calore più lunghe e più rare per una data regione presentano l’aumento di probabilità più elevato”.

La tendenza colpisce soprattutto le zone tropicali

La crescente intensità e la maggiore frequenza degli eventi di calore e siccità, come conseguenza del cambiamento climatico, sono note da tempo. Lo studio, tuttavia, ha rivelato alcune dinamiche specifiche che non erano ancora state analizzate. Tra queste la tendenza delle stagioni e dei luoghi che attualmente presentano una minore variabilità meteorologica ad andare incontro ai cambiamenti più significativi.

Nelle regioni tropicali, dove le temperature estive sono tipicamente meno variabili rispetto a quelle delle aree temperate, ad esempio, le ondate di caldo avranno un impatto maggiore. “Il Sudest asiatico e le regioni equatoriali del Sud America e dell’Africa saranno probabilmente le zone più colpite“, spiega la nota. ”La ricerca ha previsto che le ondate di calore nell’Africa equatoriale della durata superiore ai 35 giorni si verificheranno con una frequenza 60 volte superiore nel prossimo futuro, guardando al periodo 2020-2044, rispetto al recente passato, ovvero dal 1990 al 2014”.