Lo rivela il nuovo “Dossier Incendi” stilato da SISEF e Legambiente: l’82% della superficie data alle fiamme in Campania, Sicilia, Calabria e Puglia. Nelle 4 regioni anche la metà degli illeciti. La proposta: governo integrato del fenomeno e cultura della prevenzione
di Emanuele Isonio
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Campania, Sicilia, Calabria, Puglia. È in queste quattro regioni meridionali che si è concentrata la massima parte degli incendi registrati nel 2020: ben l’82% della superficie bruciata sul territorio nazionale. Non è un caso che siano tutti territori ad alta intensità criminale. Il legame tra incendi ed ecoreati è infatti fortissimo. Nelle quattro regioni si è infatti registrato anche il 54,7% dei reati ambientali. A fotografare la situazione in tutta la sua gravità è il nuovo Dossier Incendi realizzato da SISEF (Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale) e Legambiente.
Crescono gli incendi “estremi”
I dati del dossier, che rappresenta un’anticipazione del rapporto Ecomafia 2021, permettono quindi una lettura più approfondita degli incendi che da settimane stanno interessando ampie porzioni della Penisola, dai roghi di Montiferru in Sardegna scoppiati il 25 luglio, a quelli abruzzesi delle province de L’Aquila e Pescara, fino al numero impressionante di roghi divampati nel Catanese e Palermitano. Gli eventi considerati “estremi” che superano la capacità di controllo (quelli con un’intensità superiore ai 10mila kW/m e una velocità di propagazione oltre i 3 chilometri orari) crescono a ritmo preoccupante.
Già nel 2020, anno interessato in ampia parte dal lockdown e restrizioni nei movimenti causa Covid-19, i fenomeni incendiari in tutto il territorio nazionale hanno interessato 62.623 ettari di superficie boscata e non boscata. Rispetto al 2019, sono cresciuti del 18,3%.

Fonte: Elaborazione Legambiente su dati del Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari Carabinieri (CUFA) e dei Corpi forestali delle regioni a statuto speciale e su dati European Commission Emergency Management Service Copernicus EMS (2020)
Dietro gli incendi, l’emergenza criminalità
Un’emergenza per l’ambiente ma anche per la sicurezza pubblica. Sempre nel 2020, le Forze dell’Ordine hanno accertato 4233 reati (+8,1%), denunciato 552 persone per incendio doloso e colposo (+25,2%). Sono stati effettuati inoltre 18 arresti (+80%). Unico dato in controtendenza quello dei sequestri (79, con una diminuzione del 29,5% rispetto al 2019). A livello regionale, la Campania primeggia per numero di illeciti (nei suoi confini se ne sono registrati 705, pari a quasi il 17% del totale). La Sicilia è prima per numero di ettari distrutti dalle fiamme (13,7% del totale). La classifica provinciale degli incendi 2020 vede invece ai primi cinque posti per numero di reati accertati Cosenza, Salerno, Palermo, Foggia e Potenza.

Fonte: Elaborazione Legambiente su dati del Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari Carabinieri (CUFA) e dei Corpi forestali delle regioni a statuto speciale e su dati European Commission Emergency Management Service Copernicus EMS (2020)
Inutile parlare solo di dolo o mancati controlli
“Gli incendi – si legge nel rapporto SISEF-Legambiente – sono un “fenomeno complesso” che nasce dalla interazione tra eventi con una dimensione spazio-temporale estremamente diversa: dalla contingenza di una vettura che prende fuoco a bordo strada, ai cambiamenti decennali dell’uso del suolo a scala di paesaggio, al riscaldamento globale in atto dalla fine dell’800. La complessità dei processi in gioco rende molto difficile trovare soluzioni semplici e facili da comunicare. Per non affrontare questa complessità, si finisce col puntare l’indice e parlare solo di dolo, o di inefficienza dei sistemi di sorveglianza anche se l’emergenza criminale, soprattutto in alcune Regioni, e l’azione di incendiari è una parte fondamentale della causa degli incendi boschivi”.
Una strategia articolata
L’esigenza di intervenire su diversi livelli risponde anche all’obiettivo di evitare i danni a lungo termine che spesso gli incendi comportano. I due organismi propongono quindi di costruire una strategia articolata in più punti:
- governo integrato degli incendi (dando ad esempio completa attuazione della legge 353 del 2000, che prevede divieti di edificazione e cambio di classificazione molto stringenti per le aree attraversate dal fuoco);
- piani forestali di indirizzo territoriale;
- integrazione con la politica agricola;
- nuove norme nazionali sul “fuoco prescritto” (in modo da prevedere accensioni controllate quando esse servano a consumare biomasse in condizioni climatiche adeguate);
- aggiornamento delle statistiche e del catasto incendi;
- progettazione del ripristino ecologico post-incendio;
- pianificazione urbanistica;
- sensibilizzazione dei cittadini.
“Nella lotta agli incendi boschivi per molto tempo ha prevalso la convinzione che investire risorse nello spegnere le fiamme fosse il più importante, se non l’unico, strumento efficace” osserva Renzo Motta, presidente della SISEF.
“Oggi – prosegue Motta – finalmente si fa strada anche nell’opinione pubblica e tra i decisori politici la consapevolezza che l’estinzione deve essere necessariamente abbinata alla prevenzione. Prevenzione significa diverse cose: poter contare su personale qualificato, dotato di attrezzature idonee; dotare il territorio a rischio incendi di viabilità e infrastrutture di supporto alla lotta attiva; gestire il “combustibile” con la selvicoltura preventiva ed il fuoco prescritto in modo da ridurre l’intensità e la velocità del fronte di fiamma. Tutto questo però deve essere inserito anche in un contesto di coinvolgimento delle comunità locali e corretta informazione in quanto lo strumento principale di prevenzione e di lotta agli incendi è la creazione di un legame sociale, economico, emotivo tra tutti i portatori di interesse ed il bene bosco”.