23 Ottobre 2025

Direttiva suolo, ci siamo. Dal Parlamento europeo l’ok definitivo

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Il vicepresidente del Parlamento europeo, Martin Hojsík, relatore della Soil Monitoring Law esulta all'annuncio del voto favorevole dell'Europarlamento alla nuova direttiva. FONTE: Parlamento europeo

Dopo un iter legislativo durato di due anni, la Soil Monitoring Law è stata approvata in via definitiva dall’Europarlamento. Il relatore Martin Hojsík: “La direttiva un aiuto per agricoltori e silvicoltori. Permette di  avere suoli sani e pane sulle nostre tavole”. Gli Stati avranno ora tre anni per attuare le norme a livello nazionale

di Emanuele Isonio

 

Era il 2006 quando si propose per la prima volta di dotare l’Unione europea di una direttiva a tutela dei suoli continentali. Quell’anno, l’allora commissione guidata da Manuel Barroso propose una “Strategia tematica per la protezione del suolo Ue“. Il testo finì in un nulla di fatto e nel 2014 fu ufficialmente ritirato. Affossato dalla netta opposizione della Germania che riuscì a polarizzare una minoranza di blocco composta da diversi altri Stati dell’Europa centrale e settentrionale.

Vent’anni dopo, il finale è diverso. Dopo un iter legislativo durato più di due anni e mezzo, spesi a confrontarsi con le altre istituzioni comunitarie e a limare le parti del testo che avrebbero potuto incontrare più ostacoli, il Parlamento europeo ha dato oggi il suo sì definitivo alla Soil Monitoring Law. I deputati che hanno votato a favore della sua adozione, respingendo le proposte di bloccarla presentate dai suoi oppositori, sono stati 341 su 571 votanti.

Il risultato della votazione finale del Parlamento europeo sulla direttiva per il monitoraggio del suolo. Per approvarla si dovevano bocciare gli emendamenti ostativi, presentati dagli oppositori della norma. FONTE: Parlamento europeo.

Il risultato della votazione finale del Parlamento europeo sulla direttiva per il monitoraggio del suolo. Per approvarla si dovevano bocciare gli emendamenti ostativi, presentati dagli oppositori della norma. FONTE: Parlamento europeo.

Obiettivo: conoscere la salute dei suoli per proteggerli meglio

A guidare l’opposizione alla direttiva sono stati in particolare gli eurodeputati tedeschi, con ulteriori emendamenti di rigetto presentati dai gruppi di destra dei Patrioti e di Europe of Sovereign Nations. Il motivo ufficiale: gli Stati membri sarebbero in una posizione migliore per legiferare sui propri suoli rispetto alla Ue e, in ogni caso, le nuove norme sono eccessivamente burocatiche.

Accuse ripetute più volte in questi mesi di dibattito. Ma seccamente respinte dal relatore della Soil Monitoring Law e vicepresidente del Parlamento europeo, lo slovacco Martin Hojsík (Renew Europe): “Ci siamo assicurati che non ci fosse nessun obbligo per gli agricoltori e i silvicoltori nella nuova legge. Ci siamo assicurati che non ci fosse per tutti loro – ripeto – alcuna burocrazia né pratica amministrativa. Quello che abbiamo ottenuto è un mandato che impone agli Stati membri di aiutare gli agricoltori e i silvicoltori a proteggere il loro suolo. Un mandato che impone agli Stati membri di acquisire una migliore conoscenza dei problemi che affliggono il terreno. Un mandato che impone che ci sia una piattaforma per la collaborazione“.

L’intervento del vicepresidente del Parlamento europeo, Martin Hojsík
Gli elementi principali della direttiva

Il relatore della direttiva ha tenuto a sottolineare che il testo approvato oggi, frutto dell’accordo col Consiglio dei ministri Ue, “ribalta la proposta originale della Commissione, che andava nella direzione sbagliata”. Obiettivo: avere una norma costruita dal basso, utilizzando la sussidiarietà come base per garantire condizioni di parità in tutta la UE. Un concetto esplicitato già nei mesi scorsi, dal Comitato delle Regioni Ue, che nel suo parere aveve espresso la necessità di “garantire una partecipazione attiva degli enti locali e regionali alle iniziative di miglioramento della salute del suolo, tenendo conto delle condizioni ampiamente diverse in termini di ecosistemi, composizione, concentrazioni del fondo naturale, differenze nell’uso del territorio, densità di popolazione e condizioni climatiche”.

La direttiva prevede alcune misure chiave da adottare a livello nazionale:

  1. Definire un quadro completo e armonizzato, ma flessibile, per il monitoraggio della salute del suolo, con criteri per i suoli sani;
  2. Fornire supporto ai gestori del suolo per migliorarne la salute e la resilienza;
  3. Attenuare gli impatti dell’uso del suolo, come edifici e infrastrutture, sulla capacità del suolo di fornire altri servizi ecosistemici senza impedire l’autorizzazione di tali attività;
  4. Individuare i siti potenzialmente contaminati e gestirli per eliminare i rischi per la salute umana e per l’ambiente, nel rispetto del principio “chi inquina paga”.

“Mi sembra un enorme passo in avanti” ha commentato a caldo, pochi minuti dopo l’approvazione finale Luca Montanarella, storico componente del Joint Research Center della Commissione Ue, vincitore del Glinka World Soil Prize della FAO e attuale membro del Comitato tecnico scientifico di Re Soil Foundation. “Per la prima volta abbiamo una legislazione europea sul suolo. Significa riconoscere la dimensione transnazionale della protezione di questa importante risorsa. Significa anche riconoscere che i suoli hanno proprietà molto diverse nelle varie aree dell’unione europea ma un approccio comune è lo stesso possibile, interpretando alla lettera il motto dell’unione: Unity in Diversity“.

Sistemi di monitoraggio obbligatori

Ai sensi della direttiva, gli Stati membri istituiranno sistemi di monitoraggio per valutare le condizioni fisiche, chimiche e biologiche dei suoli nel loro territorio, sulla base di una metodologia comune dell’UE. Riferiranno periodicamente alla Commissione e all’Agenzia europea dell’ambiente, garantendo la disponibilità di dati comparabili in tutta l’UE e la possibilità di intraprendere azioni coordinate per contrastare il degrado del suolo. Saranno inoltre adottate misure per monitorare i contaminanti emergenti come le PFAS, i pesticidi e le microplastiche.

La direttiva definisce descrittori del suolo comuni e introduce classi per descrivere la salute del suolo, collegate a valori obiettivo non vincolanti a livello dell’UE e a valori guida nazionali. Ciò aiuterà gli Stati membri nell’individuazione delle priorità e nella graduale attuazione di misure volte a migliorare la salute dei suoli.  La Commissione assisterà gli Stati membri sviluppando strumenti e metodologie comuni e agevolando lo scambio delle migliori pratiche.

Un riconoscimento per l’approccio italiano

L’impostazione per il monitoraggio dei suoli prevista dalla direttiva è un indiretto riconoscimento al sistema italiano, messo a punto in particolare dall’ISPRA e dal Sistema nazionale per la Protezione dell’Ambiente. “La direttiva per noi è un riconoscimento importantissimo perché di fatto replica il sistema di monitoraggio italiano a livello europeo” confemera Michele Munafò, responsabile del Servizio per il sistema informativo nazionale ambientale dell’ISPRA. “In tal senso, l’Italia parte avvantaggiata rispetto agli altri Stati. Già da anni ha infatti sviluppato strumenti di analisi del territorio che ora sono un esempio per tutta l’Unione. Il nostro paese potrà quindi sfruttare una lunga serie di dati per impostare e valutare le azioni più efficaci per la tutela del suolo che potranno essere previste nell’ambito della norma di recepimento nazionale”.

L'obiettivo generale della direttiva per il monitoraggio del suolo è di riportare in salute i suoli europei entro metà secolo. FONTE: Commissione Europea

L’obiettivo generale della direttiva per il monitoraggio del suolo è di riportare in salute i suoli europei entro metà secolo. FONTE: Commissione Europea

Una lunga strada da percorrere

Gli Stati membri dell’UE avranno infatti tre anni, a partire dall’entrata in vigore della direttiva, per recepire le nuove norme sulla salute del suolo nella loro legislazione nazionale. L’obiettivo generale è raggiungere tutti i suoli dell’UE in buone condizioni entro il 2050. 

Il percorso da fare per raggiungere l’obiettivo non è certamente breve né facile. La fotografia di partenza dei suoli continentali è infatti preoccupante. La EUSO Soil Health Dashboard, sistema di rilevazione messo a punto dall’Osservatorio Europeo del Suolo, evidenzia che “Il 61% dei suoli della UE è in uno stato malsano ed è un dato sconcertante”. Ma attenzione: “Questa cifra è una sottostima della reale portata del degrado, considerando la mancanza di dati su molte altre questioni relative al fenomeno a partire dalla contaminazione”.

Secondo l’EUSO, la maggior parte dei terreni malati è soggetta contemporaneamente a diverse forme di degrado. Tra le più diffuse la riduzione di carbonio organico (53%), la perdita di biodiversità (37%) e il rischio di deterioramento delle torbiere (30%).