27 Novembre 2024

Il paradosso dell’azoto: la lotta all’inquinamento può ridurre il sequestro di carbonio

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Uno studio americano evidenzia un possibile effetto collaterale del contrasto all’inquinamento atmosferico: la riduzione dell’accumulo di carbonio nel suolo

di Matteo Cavallito

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L’inquinamento atmosferico rappresenta un problema globale e le iniziative di contrasto al fenomeno sono ovviamente necessarie. In alcune circostanze, tuttavia, tali interventi possono generare conseguenze paradossali complicando in questo modo la mitigazione climatica. È il caso delle azioni condotte per decenni allo scopo di migliorare la qualità dell’aria che, sostiene ora uno studio pubblicato sulla rivista Ecology, potrebbero aver contribuito a ridurre l’accumulo di carbonio nel suolo in un’area forestale americana.

La ricerca, condotta da alcuni scienziati delle università del Michigan e del Winsconsin, ha analizzato i tassi di deposizione di azoto nel terreno, diminuiti grazie all’entrata in vigore di accordi internazionali sull’inquinamento.

Il contrasto all’inquinamento

“Nell’emisfero settentrionale, la deposizione di azoto antropogenico ha contribuito all’aumento del serbatoio globale di carbonio terrestre, compensando in parte le emissioni di CO2”, spiega lo studio. Tale effetto, prosegue l’indagine, “è stato determinato dalla soppressione dell’attività microbica associata alla degradazione della materia organica del suolo”.

Dopo l’avvio delle iniziative di contrasto all’inquinamento negli anni ’70 del secolo scorso, tuttavia, “la deposizione atmosferica di azoto è diminuita a livello globale e le conseguenze di questo calo sono tuttora sconosciute”.

Gli autori hanno valutato l’impatto sull’accumulo di carbonio nel suolo e sulle attività microbiche associate, tramite uno studio durato 24 anni e basato sulla deposizione sperimentale dello stesso azoto.  L’indagine, avviata nel 1994, è stata seguita da anni di ulteriori osservazioni che hanno evidenziato la progressiva perdita del carbonio accumulato dopo la fine del trattamento di deposizione a seguito di cambiamenti meccanici nell’attività microbica.

L’esperimento

Lo studio ha interessato un’area del Michigan che si estende per 500 km e comprende foreste di latifoglie dominate dagli aceri. Qui si collocano quattro siti sperimentali composti ciascuno da sei parcelle di 30 metri per 30. Tre di queste hanno ricevuto ogni anno 30 chili di azoto sotto forma di nitrati per 24 anni fino al 2017. La deposizione ha prodotto “un aumento sostanziale dell’accumulo di sostanza organica del suolo forestale (+51%) e di quello minerale (+18%)”.

Tale aumento “è attribuibile a cambiamenti meccanici nella funzione microbica, in particolare alla soppressione dell’attività dei microorganismi associata alla degradazione del carbonio organico del suolo”.

A cinque anni di distanza dalla fine delle somministrazioni, gli studiosi hanno raccolto in ogni sito, 15 campioni di suolo forestale e 10  di suolo minerale per produrre raccolte omogenee dei due tipi di terreno per ogni parcella. I risultati delle analisi sono stati molto chiari: il carbonio extra immagazzinato nei due diversi tipi di terreno era scomparso.

Impatto per il clima

Secondo gli studiosi, spiega una nota, la riduzione dell’inquinamento da azoto proveniente dall’atmosfera contribuisce dunque ad accelerare la decomposizione. Riducendo quindi la quantità di carbonio immagazzinata. Secondo gli autori, questa riduzione della capacità dei suoli di fungere da bacini di assorbimento del carbonio potrebbe compromettere gli sforzi per mitigare il riscaldamento globale. Soprattutto se modelli simili dovessero trovare conferma negli altri sistemi forestali del Pianeta.

“Le nostre osservazioni rivelano che il serbatoio globale di carbonio terrestre nell’emisfero settentrionale, che compensa il 15%-30% delle emissioni antropogeniche di CO2 nell’atmosfera, potrebbe ridursi a causa della minore deposizione di azoto atmosferico, favorendo potenzialmente il cambiamento climatico”, spiega lo studio. “ I risultati della ricerca saranno fondamentali per orientare i modelli di calcolo delle scorte di carbonio delle foreste in risposta alla riduzione della deposizione di azoto”.