28 Aprile 2025

L’atmosfera ha sempre più sete. E l’agricoltura USA ne paga il prezzo

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Uno studio americano introduce il concetto di “ondate di sete”. Negli Stati Uniti sono in crescita da almeno quattro decenni. Il fenomeno si verifica quando la domanda evaporativa è alta e le piante hanno bisogno quindi di più acqua

di Matteo Cavallito

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Le ondate di caldo, è noto, impattano sulle condizioni delle piante e del suolo obbligando gli agricoltori a un’attenta gestione delle risorse idriche. Ma il concetto, suggeriscono oggi alcuni scienziati, potrebbe essere eccessivamente sbilanciato con il rischio di non cogliere in pieno il peso effettivo di tutti i fattori coinvolti. Per ovviare a questo problema, dunque, occorre affidarsi a una dimensione differente che può essere descritta con un nuovo termine: thirstwaves, ovvero “ondate di sete”.

Si tratta, ha spiegato in una nota Mike Hobbins, ricercatore del NOAA Physical Sciences Laboratory di Boulder, Colorado, di “una metrica molto potente oltre che di una distinzione cruciale rispetto alle ondate di calore”, un fenomeno che, “per decenni” ci ha indotto a pensare “che la temperatura sia davvero l’unica dimensione a cui guardare per trovare informazioni”. Mentre la realtà, spiega, è decisamente più complessa.

Un ponte tra tante discipline

Il concetto di ondata di sete è stato introdotto per la prima volta in uno studio pubblicato a marzo sulla rivista Earth’s Future. I suoi autori, lo stesso Hobbins e il collega Meetpal Kukal dell’Università dell’Idaho, lo definiscono come il risultato di “almeno tre giorni consecutivi in cui la domanda evaporativa è stata superiore al valore storico del novantesimo percentile per quel periodo”. Ovvero quando il valore in questione supera il 90% o più di tutti i valori storici misurati nel tempo.

“La domanda di evaporazione dell’atmosfera funge da collegamento critico tra molte discipline, tra cui l’idrologia, la scienza del clima, la biometeorologia, la fisiologia vegetale, l’agronomia e non solo”, spiega lo studio.

Quando la domanda sale e piante hanno bisogno di più acqua

Il concetto, in particolare, misura la capacità dell’atmosfera di richiedere acqua stante l’assenza, teorica, di limiti di disponibilità idrica. Il termine, insomma, indica il potenziale di evaporazione e traspirazione dal suolo e rappresenta un indicatore essenziale, di riflesso, del “bisogno d’acqua” delle colture. Quando la domanda evaporativa è alta, per capirci, significa che l’atmosfera ha molta sete. Ovvero che le piante hanno bisogno di più acqua per continuare a essere produttive. Una condizione che, almeno negli Stati Uniti, si starebbe manifestando nel tempo con maggiore frequenza.

(a) Long-term mean county-level thirstwave intensity, (b) duration, and (c) frequency over the period 1981–2021. Thirstwaves have relatively lasted longer (i.e., duration) on average (>4.5 days) in parts of Southern US Upper Midwest, west coast, and the Pacific Northwest. The west coast, and the Southern US have had relatively greater number of thirstwaves than the national average. Source: Kukal, M. S., & Hobbins, M. (2025).Thirstwaves: Prolonged periods ofagricultural exposure to extremeatmospheric evaporative demand forwater. Earth's Future, 13,e2024EF004870. https://doi.org/10.1029/2024EF004870Received 8 MAY 2024 Attribution 4.0 International CC BY 4.0 Deed

(a) Intensità media a lungo termine delle ondate di sete a livello di contea, (b) durata e (c) frequenza nel periodo 1981-2021. Le ondate hanno avuto una durata media più lunga (>4,5 giorni) in alcune zone dell’Upper Midwest degli Stati Uniti meridionali, della costa occidentale e del Nord-Ovest del Pacifico. E sono state più frequenti nella costa occidentale e negli Stati Uniti meridionali. Fonte: Kukal, M. S., & Hobbins, M. (2025).Thirstwaves: Prolonged periods ofagricultural exposure to extremeatmospheric evaporative demand forwater. Earth’s Future, 13,e2024EF004870. https://doi.org/10.1029/2024EF004870Received 8 MAY 2024 Attribution 4.0 International CC BY 4.0 Deed

Sete in aumento da 40 anni

Lo studio ha preso in esame le ondate di sete negli Stati Uniti continentali dal 1980 al 2021 quantificandone intensità, durata e frequenza. Gli scienziati hanno scoperto che tali ondate sono diventate più intense del 17% e più frequenti del 23% negli ultimi quattro decenni. Inoltre, spiegano gli autori, “Nel tempo, le ondate di sete sono peggiorate in tutti i loro aspetti essenziali. Ed è anche diventato assai meno probabile che una stagione di crescita ne sia risparmiata”.

I risultati, nel dettaglio, mostrano come le ondate abbiano avuto un’intensità di 0,8 millimetri al giorno, una durata media di 4 giorni e una frequenza di 2,9 eventi per stagione agricola.

“L’intensità è relativamente maggiore (circa 1 mm in più al giorno) nella regione delle High Plains“, spiegano ancora i ricercatori. “Le ondate di sete sono durate relativamente più a lungo (oltre 4,5 giorni in media) in alcune parti dell’Upper Midwest, della costa occidentale e del Nord-Ovest del Pacifico. La West Coast e gli Stati Uniti meridionali hanno sperimentato un numero relativamente maggiore (oltre 3,5) di eventi rispetto alla media nazionale”. Il 2012 è stato l’anno in cui il fenomeno è stato più severo a seguito del forte impatto della siccità.

Un nuovo strumento per gli agricoltori

Rispetto a quello di ondate di calore, il concetto di ondate di sete tiene conto di fattori importanti come umidità, vento e radiazione solare e, per questo, appare più utile nel fornire indicazioni essenziali agli agricoltori chiamati alla valutazione del fabbisogno idrico del suolo. A maggior ragione alla luce della tendenza storica emersa nello studio. Gli agricoltori hanno sempre considerato i valori medi della domanda evaporativa della loro regione per determinare la quantità d’acqua di cui avranno bisogno le loro colture.

La ricerca, però, ha dimostrato che le ondate di sete si verificano più spesso nelle aree con una domanda evaporativa media più bassa, come il Midwest, invece che in quelle tradizionalmente secche, come il Sud-Ovest.

I risultati, infine, “ci fanno riflettere sulla necessità di adattare le nostre attuali infrastrutture per le risorse idriche e gli impianti di irrigazione”, spiega Kukal. Che aggiunge: “Con l’aumento dello stress idrico si riduce lo spazio per l’improvvisazione: in queste condizioni, insomma, è necessario fare un lavoro migliore per tenere sotto controllo la disponibilità dell’acqua”.