8 Agosto 2025

Agricoltura, tecnologia, circolarità: la scommessa di Carioni

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Francesco Carioni, general manager dell’azienda lombarda, racconta le innovazioni in campo agroalimentare e agro-energetico, tra benessere animale e analisi del suolo. “La rete delle Lighthouse farms? Un modo per crescere insieme”

di Matteo Cavallito

 

Sette mucche, altrettanti ettari. È iniziata così, non diversamente da tante altre, la storia di Carioni, azienda agricola con sede a Trescore Cremasco, in provincia di Cremona, specializzata oggi nell’offerta di latte e prodotti caseari nel segno della diversificazione e della circolarità ma anche delle buone pratiche per il benessere animale e della tutela del suolo. Innovazioni e strategie moderne, dunque, ma anche radici antiche. Due aspetti che vengono evocati spesso con il richiamo a quelle lontane origini datate 1920.

Oggi, a oltre un secolo di distanza gli ettari in gestione, con metodo biologico, sono ormai 1.000. Gli animali un paio di migliaia. La produzione giornaliera di latte, da parte sua, tocca ormai quota 30mila kg. Tutto è cambiato, dunque, o forse no. Non proprio, perlomeno, come spiega a Re Soil Francesco Carioni, il general manager: “Abbiamo diversificato le nostre attività ma mantenendo sempre al centro il benessere del suolo e quello dell’ambiente”, dice. Una costante, racconta, che ha accompagnato l’azienda fin dagli esordi.

Cent’anni di buone pratiche

In principio furono le carpe che il bisnonno di Francesco, Tommaso, ospitava nelle risaie generando un’efficace simbiosi: i pesci si cibavano degli insetti che attaccavano il cereale e quest’ultimo prosperava. Ma non è tutto. Tra le buone pratiche spiccava soprattutto la “marcita”, una tecnica che consentiva l’irrigazione continua dei prati grazie al riciclo dell’acqua delle risorgive. Strategie efficaci, insomma. E soprattutto sostenibili, come si direbbe oggi, tramandate ai figli e ai discendenti accompagnando l’espansione dell’azienda fino a nuovi, sorprendenti, orizzonti.

È il 1996 quando Tommaso e Tiziana, terza generazione di produttori, si pongono un nuovo obiettivo: trasformare Carioni in un polo d’eccellenza agricola, agroalimentare e agro-energetica. Facendole assumere, insomma, l’aspetto odierno.

Nel tempo, spiega ancora Francesco, “Abbiamo lavorato molto sulle tecnologie per l’analisi delle diverse esigenze del suolo”. Un impegno che consente tuttora di orientare le proprie strategie scegliendo ad esempio “dove distribuire il digestato e dove diversificare le colture, selezionare rotazioni alternative o decidere di mantenere i terreni a prato”. La soluzione, insomma, è sempre la stessa: “Abbinare la sostenibilità alla tecnologia, senza la quale non potremmo fare quello che facciamo, ovvero garantire la qualità dei nostri prodotti”.

Agricoltura, energia, strategia circolare

Attiva in Lombardia e nelle Marche, Carioni controlla quotidianamente l’alimentazione dei suoi animali impiegando una quota maggioritaria di foraggi di sua produzione. L’attenzione al benessere del bestiame si concretizza nell’adozione di standard di allevamento particolarmente stringenti che includono un ampio spazio vitale, una dieta di alta qualità e un manto erboso brevettato.

Il monitoraggio della salute è un altro esempio di impiego efficace della tecnologia: la sua gestione è affidata a una cavigliera smartwatch per prevenire infezioni e limitare l’uso di antibiotici.

Ma non è tutto: oltre a trasformare internamente il latte, garantendo sicurezza e tracciabilità del prodotto, Carioni vanta l’autosufficienza energetica raggiunta grazie agli impianti di biogas – alimentati attraverso sottoprodotti e reflui zootecnici dei propri allevamenti – e ai pannelli fotovoltaici. Il digestato, infine, viene utilizzato come fertilizzante naturale chiudendo così il ciclo della produzione in senso circolare.

L'azienda impiega soprattutto foraggi di sua produzione, monitora la salute degli animali con l'aiuto della tecnologia e adotta soluzioni circolare attraverso il recupero di sottoprodotti e reflui zootecnici per il biogas e l'uso del digestato come fertilizzante. Foto: Carioni

L’azienda impiega soprattutto foraggi di sua produzione, monitora la salute degli animali con l’aiuto della tecnologia e adotta soluzioni circolare attraverso il recupero di sottoprodotti e reflui zootecnici per il biogas e l’uso del digestato come fertilizzante. Foto: Carioni

Lighthouse farms: la chiave è confronto

Carioni è una delle sedici imprese agricole individuate da Re Soil Foundation come Lighthouse farms, aziende virtuose che si distinguono per l’adozione di buone pratiche agronomiche per migliorare la qualità del suolo e dell’ambiente, l’impiego di importanti innovazioni nella gestione delle risorse naturali e le relative ricadute positive sul piano ambientale.

“Per noi è fondamentale, innanzitutto, condividere le nostre esperienze con le altre aziende, in questo modo è più facile migliorare insieme”, ricorda Francesco Carioni.

Che aggiunge: “L’unico modo di innovare è confrontarsi per poter capire quali siano i desideri, gli obiettivi e le aspettative di ciascuno”. Del resto, conclude, è bene ricordare che spesso “le esigenze di uno sono in realtà quelle di molti” e, anche per questo, elementi come le relazioni commerciali e i rapporti con i fornitori, i clienti e le istituzioni possono servire a “dare a tutti ciò che manca”. E, di conseguenze, “quel che serve per poter crescere”.