12 Maggio 2025

Fanghi di depurazione, una risorsa che non possiamo più sprecare

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I fanghi di depurazione da trattamento delle acque reflue urbane possono essere una risorsa preziosa per riportare sostanza organica nei terreni agricoli. FOTO: Hannes Grobe, CC BY-SA 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2979700

Ogni anno in Italia si producono oltre 3 milioni di tonnellate di fanghi di depurazione, che possono dare un contributo fondamentale al recupero di sostanza organica dei suoli agricoli. Ma quali criteri servono per garantire la sicurezza di consumatori e agricoltori?

di Claudio Ciavatta e Claudio Marzadori*

 

Gli oltre tre milioni di tonnellate di fanghi di depurazione (FD) prodotti ogni anno in Italia, fondamentalmente dal trattamento delle acque reflue urbane (ARU), possono contribuire al recupero della sostanza organica e dei nutrienti (specie azoto e fosforo), per fertilizzare in sicurezza i suoli agricoli? Le leggi che fissano le norme sulla qualità e modalità d’impiego e di gestione agronomica dei FD-ARU, rispondono ai temi della sicurezza igienico-sanitaria e agronomico-ambientale?

Sono le due domande principali attorno alle quali ha ruotato il convegno “Chiudere il cerchio: uso dei fanghi di depurazione su suoli agricoli” organizzato nelle settimane scorse dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari (DISTAL) dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna e Chimica Verde Bionet. L’incontro ha visto oltre 200 partecipanti fra esperti scienziati accademici e di enti di ricerca, imprese operanti nel settore della produzione, gestione, trasformazione e distribuzione, associazioni agricole e rappresentanti delle Istituzioni.

L’economia circolare contro il degrado dei suoli

Per cercare di rispondere a quelle due cruciali domande, occorre partire dalla situazione di degrado che affligge i suoli: quelli italiani (per circa il 20%) e quelli europei, specie dell’area mediterranea, soffrono di carenza di sostanza organica che rappresenta la seconda causa di degrado. La prima causa è rappresentata dal processo di erosione (per circa il 23%) che, tuttavia, risulta essere a sua volta correlato con la carenza di sostanza organica. Il suolo ha necessità assoluta di ricevere apporti di sostanza organica: ne va della sua funzionalità, essendo popolato da microrganismi eterotrofi.

Per garantire la funzionalità dei suoli, mantenerne la funzione ecosistemica, e favorire la chiusura ecologica dei cicli biogeochimici degli elementi occorre promuovere e mettere a terra, quando possibile, i principi dell’economia circolare.

Carbonio organico, sostanza organica, suolo, agricoltura, europa, JRC

La presenza di carbonio organico nel suolo nell’UE – 2015 (g/kg). FONTE: JRC, 2018.

Sul tema della qualità dei fanghi, nel corso dell’incontro Tania Tellini, direttore del settore acqua di Utilitalia, ha presentato il rapporto che la sua organizzazione ha pubblicato nei mesi scorsi, scaturito dall’analisi fisico-chimica-microbiologica di oltre l’80% dei FD-ARU prodotti in Italia. I risultati evidenziano che sono almeno di buona qualità e che hanno i requisiti per l’utilizzo in sicurezza in agricoltura, mentre lo smaltimento in discarica rappresenta, giustamente, un’opzione residuale.

I risultati delle sperimentazioni agronomiche

L’intervento di Alberto Confalonieri del Consorzio Italiano Compostatori, in rappresentanza del forum “Biosolids to Soil”, ha presentato i risultati del lavoro di un gruppo di esperti volto a definire i criteri e i parametri necessari alla stesura della “Carta di identità dei fanghi di depurazione idonei all’utilizzo agronomico diretto e/o come materia prima per la preparazione di fertilizzanti”, alla luce anche dei contaminanti emergenti. Solo se i FD-ARU avranno tali requisiti di qualità, potranno essere avviati direttamente all’uso agronomico o alla produzione di fertilizzanti, ai sensi del D.Lgs. 75/2010.

Sull’aspetto specifico dei contaminanti, il quadro illustrato da Marco Trevisàn (UniCATT-PC) a seguito di impieghi agronomici pluriennali di FD-ARU è del tutto rassicurante sia per gli inorganici (metalli pesanti), sia per gli organici, escludendo la presenza di particolari criticità ambientali.

I risultati delle numerose sperimentazioni agronomiche pluriennali (Gigliotti, Grigatti, Marzadori, Mazzon), hanno evidenziato, come atteso, le positive performance agronomiche di fertilizzanti quali “Ammendante compostato con fanghi” e dei “Gessi di defecazione da fanghi”, grazie al recupero di carbonio organico e di nutrienti. Oltre ai classici parametri agronomici e fisico-chimici dei suoli, le sperimentazioni fanno emergere un miglioramento dei parametri funzionali e di qualità complessiva dei suoli trattati, senza evidenziare al contempo criticità di contaminazione o, peggio ancora, d’inquinamento delle matrici ambientali. In particolare, il trasferimento suolo-pianta-corpi idrici dei contaminanti presenti, sulla base dei limiti imposti dalle normative presenti, non è mai stato segnalato o, comunque, essere importante ovvero critico.

Gli ostacoli eccessivi della normativa attuale

Se gli aspetti agronomico-ambientali sono sotto controllo, le tavole rotonde, una dedicata al dialogo tra Istituzioni e Associazioni e l’altra ai produttori hanno messo in luce che i fanghi di depurazione sono e possono costituire, fermi restando gli aspetti qualitativi, una materia prima di sicuro interesse per produrre fertilizzanti ai sensi del D.Lgs. 75/2010, soprattutto alla luce dell’aumento dei costi energetici e della difficoltà commerciali legate alle crisi geopolitiche.

Tuttavia, va segnalato con forza che la normativa attuale, per l’eccessiva complessità, è causa di forti costi burocratici, sia in termini di tempo che economici, difficilmente sostenibile per la maggior parte dei produttori, e per la poca chiarezza fonte d’incertezza negli investimenti. I rappresentanti del mondo agricolo (CIA, Coldiretti, Confagricoltura) chiedono, giustamente, il massimo di tracciabilità e di sicurezza igienico-sanitaria dei prodotti distribuiti in campo, peraltro già garantite dalle norme di settore (D.Lgs. 99/92 e D.Lgs. 75/2010). I produttori presenti (Herambiente, Enomondo, Cuiodepur e Centro Agricoltura Ambiente) hanno confermato che i controlli previsti dalla vigente normativa consente di individuare e monitorare la presenza di contaminanti, garantendo l’esclusione di rischi per la salute dell’uomo e degli animali e per l’ambiente, anche se è evidente che vanno monitorati i nuovi contaminanti emergenti, fondamentalmente di tipo organico.

Distribuzione regionale dei fanghi prodotti da trattamento delle acque reflue urbane. FONTE: Istat, Rapporto Rifiuti Speciali 2022.

Distribuzione regionale dei fanghi prodotti da trattamento delle acque reflue urbane. FONTE: Istat, Rapporto Rifiuti Speciali 2022.

Le conclusioni

La giornata, ricca di qualificati contributi a tutti i livelli, ha fatto emergere che i fanghi di depurazione, nella maggior parte FD-ARU:

  • possono rappresentare una fonte interessante di recupero del carbonio organico e di nutrienti per la funzionalità e fertilità dei suoli: necessità sempre crescente, tenuto conto che circa il 20% dei suoli italiani va incontro a fenomeni di desertificazione;
  • vanno valutati attentamente per definirne la qualità, secondo i criteri definiti, ad esempio, nel documento preparato dal forum “Biosolids to soil”;
    l’opzione termovalorizzazione è da escludere per qualsiasi fango di depurazione che abbia i requisiti per il recupero agricolo;
  • occorre mettere mano subito alla normativa, a partire dal D.Lgs. 99/92, per allinearla con le necessità presenti;
  • è fondamentale che vi sia un maggiore coordinamento fra le diverse normative nazionali (D.Lgs. 99/92; D.Lgs. 75/2010; D.Lgs. 152/2006) per dare certezza normativa alle aziende di settore;
  • è necessario un maggiore dialogo fra Istituzioni e fra Istituzioni-Ricerca-Produttori-Agricoltori;
  • è fondamentale migliorare la comunicazione volta ai cittadini per fornire loro informazioni scientificamente corrette ed evitare ingiustificati allarmismi.
Gli autori
* Claudio Ciavatta

Ordinario di Chimica Agraria presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari (DISTAL) dell’Alma Mater Studiorum all’università di Bologna. E’ stato presidente della Società italiana di Chimica Agraria. Studia in particolare gli aspetti chimico-strutturali e biochimici della sostanza organica di suoli, fertilizzanti, di biomasse di riciclo e di rifiuto, e della fertilità del suolo, con particolare riferimento ai cicli dell’azoto e del fosforo. Ha al suo attivo oltre 300 pubblicazioni.

** Claudio Marzadori

Ordinario di Chimica Agraria presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’ Alma Mater Studiorum Università di Bologna-DISTAL. La sua attività accademica è da sempre incentrata sullo studio dei processi chimici e biochimici che caratterizzano il sistema suolo-pianta. La sua attività didattica lo vede titolare di insegnamenti relativi alla Chimica del Suolo, la Biochimica agraria e la Chimica e Biochimica dell’interazione suolo pianta. Recentemente le sue attività di ricerca sono fortemente orientate alla definizione di strumenti di valutazione della funzionalità dei suoli in rapporto alle loro destinazioni d’uso. Si sta inoltre applicando alle ricerche relative allo sviluppo delle pratiche d’uso e riciclo di biosolidi nei suoli a scopo fertilizzante.