Fanghi di depurazione in agricoltura, usarli in modo sicuro è possibile
Giovedì 17 aprile l’Università di Bologna e Chimica Verde Bionet organizzano una giornata dedicata ad approfondire vantaggi, opportunità e sfide da superare per utilizzare i fanghi di depurazione sui terreni agricoli. Sono attualmente 3 milioni le tonnellate prodotte ogni anno solo in Italia
di Emanuele Isonio
In un Paese in cui i terreni colpiti da perdita di carbonio organico sono in continua crescita (già oggi, più del 25% soffre di carenza organica), individuare soluzioni efficaci e praticabili per invertire la tendenza è un dovere. Anche perché, da questo discende la possibilità di difendere le rese agricole e contrastare i cambiamenti climatici. E allora, perché non utilizzare i fanghi di depurazione delle acque reflue urbane?
Come sfruttare 3 milioni di tonnellate di fanghi?
Da questa considerazione, nasce l’idea di una giornata di studio che permetta un confronto tra mondo della ricerca, imprese, associazioni agricole, rappresentanti delle istituzioni. A organizzarla, giovedì 17 aprile a Bologna, è il Dipartimento Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari (DISTAL) dell’Università di Bologna e Chimica Verde Bionet, associazione promossa da Legambiente in collaborazione con ricercatori universitari, con l’obiettivo di promuovere lo studio e l’applicazione industriale delle materie prime di origine vegetale. L’incontro sarà aperto al pubblico, previa iscrizione gratuita.
“Per i ricercatori e le istituzioni universitarie coinvolte è un dovere verificare se e in che modo queste biomasse possono avere le caratteristiche idonee per essere utilizzate in ambito agricolo” sottolinea Claudio Ciavatta, docente di Chimica Agraria all’ateneo bolognese e tra i promotori dell’iniziativa. “Non dobbiamo tra l’altro dimenticare un dato importante: dal trattamento delle acque reflue, l’Italia produce annualmente oltre 3 milioni di tonnellate di fanghi di depurazione. Un patrimonio che può dare un contributo fondamentale al recupero di sostanza organica ed elementi nutritivi per i suoli agricoli, soprattutto perché pienamente inserito nell’ambito della bioeconomia circolare”.
Le novità nella legislazione nazionale
Tra l’altro, il tema dell’uso dei faghi in agricoltura è reso ancora più attuale dal fatto che, nei giorni scorsi, l’Italia ha presentato alla Commissione europea una proposta di modifica del decreto legislativo 99/1992. Obiettivo introdurre due indicatori quantitativi specifici da utilizzare per valutare la riduzione del potere fermentescibile dei fanghi di depurazione prima del loro utilizzo in ambito agricolo.
Il provvedimento, essendo una “regola tecnica” è stato notificato in via preventiva alla Commissione europea. Bisognerà ora attendere inizio luglio prima dell’adozione: il 30 giugno infatti scadrà il periodo durante il quale qualunque altro soggetto interessato può presentare osservazioni sul testo notificato.
Il programma dell’incontro
Al convegno del 17 aprile, realizzato con il patrocinio di Re Soil Foundation, prenderanno parte, oltre a ricercatori del DISTAL e ad esperti di Chimica Verde Bionet, anche rappresentanti di diverse realtà coinvolte nella gestione dei fanghi di depurazione. Tra loro, esponenti di Utilitalia, Consorzio Italiano Compostatori, Coldiretti, Confagricoltura, Confederazione Italiana Agricoltori, Assofertilizzanti, Herambiente, Centro Agricoltura Ambiente, Enomondo, Iren e Cuoiodepur.
Il programma completo è disponibile qui.


Patrick Domke / ETH Zurich, per uso non commerciale
pickpik royalty free
Re Soil Foundation


