A Torino si festeggia “Orto in condotta”, il progetto lanciato da Slow Food Italia per le scuole. Sperimentando e giocando, i giovanissimi possono scoprire il suolo e riflettere sui problemi che lo caratterizzano
di Matteo Cavallito
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Un orto per raccontare una storia, per comprendere la complessità della natura, per conoscere e promuovere un paradigma diverso, rispettoso, solidale. Un impegno, una sfida. Un percorso da intraprendere al più presto, fin da giovanissimi, nell’epicentro della formazione e della condivisione: la scuola. Sono questi, in sintesi, i tratti distintivi di “Orto in condotta”, il progetto lanciato da Slow Food Italia e celebrato in questi giorni a Torino.
Una vera e propria festa, giunta alla sua 15esima edizione, che ha coinvolto i partner dell’iniziativa – Fondazione Vera Nocentini, Ecofficina Srl e ReSoil Foundation – aprendo il terzo ciclo di incontri di aggiornamento dedicati agli insegnanti. Ma anche un’occasione per riflettere sui problemi che interessano la gestione del suolo e del sistema alimentare in Italia come nel resto del Pianeta. Chiamando necessariamente in causa la missione educativa affidata agli istituti.
L’orto di Slow Food racconta il suolo e il Pianeta
“Costruire un orto significa partire dalla terra e costruire un significato”, spiega Barbara Nappini, Presidente di Slow Food Italia. Orto come concetto fisico, dunque. Ma anche metaforico che permette di affrontare argomenti decisivi come la provenienza del cibo, la tutela della biodiversità, il contrasto al cambiamento climatico e la salute del suolo. Temi, ovviamente, che sono strettamente legati tra loro.
I terreni sono minacciati da usi impropri e pratiche agronomiche sbagliate. “In Italia si perdono ogni anno tonnellate e tonnellate di suolo”, prosegue Nappini. “In pianura, in particolare, si cementano in media 16 ettari al giorno“.
Il risultato, ovviamente, è la sottrazione di fertilità, un fenomeno che impatta su una filiera del cibo già di per sé caratterizzata da incongruenze e paradossi su scala globale. “Attualmente quasi un miliardo di persone non ha accesso regolare al cibo mentre 1/3 della produzione alimentare va sprecata“, conclude la presidente di Slow Food Italia. “Insomma, si muore di povertà e non di scarsità. A partire da un orto è possibile parlare anche di questo”.
Il progetto di Slow Food che coinvolge 500 classi
Attraverso percorsi formativi per gli insegnanti, attività di consapevolezza alimentare e di educazione ambientale per gli studenti, il progetto Orto in Condotta prevede anche seminari per genitori e nonni ortolani. Le origini dell’iniziativa si collocano oltreconfine. A metà degli anni Novanta, infatti, è nato a Berkeley in California il primo School Garden di Slow Food, un modello replicato con successo in seguito.
Lanciato nel 2004, il progetto italiano ha coinvolto finora oltre 500 classi distribuite in 160 Comuni. Qui i giovanissimi studenti affrontano alcune domande chiave: perché il terreno può essere eroso? Come si lo può aiutare a trattenere più acqua? Quanta aria è presente nei diversi tipi di suolo? Quanti abitanti vivono nell’humus? Come si riconosce un terreno fertile? Perché è importante la conservazione della sostanza organica? Quesiti fondamentali a cui si può rispondere studiando e facendo pratica. Giocando, insomma.
Il kit didattico di Re Soil Foundation e la nuova “Avventura del cibo“
Ad accompagnare le attività è Soil Lab, l’innovativo kit ideato da Re Soil Foundation con l’obiettivo di svelare i mille segreti nascosti sotto i nostri piedi. Pensato per studenti delle classi 4a e 5a della scuola primaria e del triennio della scuola secondaria inferiore, il kit comprende una scatola per collezionare semi, foglie secche, insetti morti, frammenti di bacche, muffe, funghi, licheni.
Il materiale – che può essere richiesto in formato digitale o cartaceo – include una brochure illustrata dal fumettista Paolo Mottura, un poster con 6 giochi di osservazione, esplorazione e simulazione, una guida per insegnanti e 6 schede laboratorio con tre esercitazioni da svolgere al chiuso e altrettante all’aperto.
Accanto a Soil Lab è ora disponibile anche “L’avventura del cibo”, un nuovo strumento realizzato da Slow Food insieme a Ecofficina Srl. Si tratta di una vera propria “Caccia al tesoro” che accompagna gli allievi alla scoperta dell’ecosistema del suolo in una forma ludica e didattica al tempo stesso. Sperimentato durante l’ultima edizione di Terra Madre – Salone del Gusto e già distribuito in alcune scuole pilota, il kit viene fornito gratuitamente agli istituti che ne fanno richiesta. A dicembre è prevista l’uscita della sua versione internazionale.
Cultura contro il degrado del suolo
Le iniziative didattiche rappresentano per i promotori un modo divertente per diffondere cultura e consapevolezza tra i più giovani. Trasformando questi ultimi in portatori di messaggi educativi al resto della popolazione. Un’esigenza, quest’ultima, quanto mai pressante. “Attorno al suolo e al suo ecosistema vivente non c’è sufficiente consapevolezza”, evidenzia infatti Debora Fino, presidente di Re Soil Foundation, professore ordinario del dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia e membro del Green Team presso il Politecnico di Torino.
Eppure, aggiunge, il degrado del terreno sperimentato in Italia e non solo avviene non senza conseguenze: “Perdere suolo significa ridurre la sicurezza alimentare e gettare via l’occasione di contrastare il cambiamento climatico, tutelare la biodiversità e rivitalizzare le aree rurali abbandonate”.
I numeri, del resto, sottolineano l’importanza di cambiare approccio promuovendo le buone pratiche e una maggiore conoscenza del problema: il 60-70% dei suoli UE presenta qualche forma di degrado con un costo complessivo stimato in oltre 50 miliardi di euro. In Europa si contano inoltre 2,8 milioni di siti contaminati e il 65-75% dei suoli agricoli ha un apporto di nutrienti a livelli tali da rischiare l’eutrofizzazione incidendo sulla biodiversità. Il 25% dei terreni nell’Europa meridionale, centrale e orientale è a rischio alto o molto alto di desertificazione.

Il Polo del ‘900 di Torino ospita la mostra “Nel nostro piatto”, un percorso interattivo e multimediale che affronta i temi dell’alimentazione, del suolo e della sostenibilità ambientale in programma fino al 18 dicembre. Foto: Fondazione Vera Nocentini
La mostra “Nel nostro piatto”
Ad accompagnare l’evento torinese è anche la mostra “Nel nostro piatto”, un progetto della Regione Piemonte e del Museo di Scienze Naturali promosso dalla Fondazione Vera Nocentini e realizzato da Ecofficina. Inaugurata l’8 novembre scorso, l’esibizione è visitabile fino al 18 dicembre presso il Polo del ‘900, nel capoluogo piemontese.
Obiettivo degli autori è quello di offrire un percorso interattivo e multimediale che affronta i temi del cibo, del corpo umano, dell’alimentazione, della terra, dell’acqua, della sostenibilità ambientale e dei cambiamenti climatici. Un viaggio, insomma, per capire, scegliere e controllare cosa mangiamo.
Attraverso 6 aree tematiche, 19 postazioni interattive, 7 monitor tattili e più di 80 giochi, è così possibile seguire il percorso di un piatto di pasta nell’apparato digerente, parlare con le galline allevate, esplorare le profondità del terreno e viaggiare virtualmente nel tempo fino al 2050 per comprendere le conseguenze del riscaldamento globale. Un’intera sezione, curata da Re Soil Foundation, è dedicata all’importanza del suolo.