13 Giugno 2025

Lotta alla desertificazione, anche l’India avrà il suo “Green wall”

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Lunga 1400 chilometri e larga 5, la Muraglia verde attraverserà 4 Stati dell’India lungo la catena montuosa degli Aravalli. Il territorio è da tempo soggetto a una crescente desertificazione che danneggia le attività agricole e gli ecosistemi

di Emanuele Isonio

 

Anche l’India avrà la sua “Muraglia Verde”. Una cintura lunga 1400 chilometri e larga 5 progettata con un obiettivo: contrastare il degrado del suolo, frenare la desertificazione e conservare la biodiversità. Il progetto si chiama “Aravalli Green Wall” e si svilupperà lungo l’omonima catena montuosa, che attraversa 29 distretti degli Stati di Haryana, Rajasthan, Gujarat e Delhi.

Il primo albero dell’ambiziosa iniziativa ambientale è stato piantato dal premier indiano, Narendra Modi in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, il 5 giugno scorso. “Il nostro obiettivo – ha spiegato Modi in un post su X – è riqualificare le aree collegate a questa catena montuosa. Collaboreremo con le rispettive amministrazioni locali e ci concentreremo su aspetti come il miglioramento dei sistemi idrici, il contenimento delle tempeste di polvere, l’arresto dell’espansione verso est del deserto del Thar. Nella catena degli Aravalli e oltre, oltre ai tradizionali metodi di piantagione, incoraggeremo nuove tecniche, soprattutto nelle aree urbane e semiurbane dove lo spazio è limitato”.

Un portale per monitorare le piantumazioni

L’Aravalli Green Wall si inserisce nell’ambito del Piano d’azione nazionale per la lotta alla desertificazione (NAPCD) sviluppata dal governo di Nuova Delhi. Le piantumazioni dei nuovi alberi saranno geolocalizzate e progressivamente monitorate attraverso il portale Meri LiFE, piattaforma creata dal governo indiano in collaborazione con l’UNICEF per stimolare le competenze ecologiche dei giovani e stimolare azioni volte al risparmio energetico, riduzione dei consumi, sviluppare sistemi alimentari sostenibili e iniziative a basso e alto impatto ambientale.

Nelle intenzioni delle istituzioni coinvolte, il progetto servirà a contrastare l’inquinamento atmosferico dei territori coinvolti, aiutando l’India a raggiungere i propri obiettivi climatici attraverso la creazione di un ulteriore serbatoio di carbonio di almeno 2,5 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente, ripristinando 26 milioni di ettari di terreni degradati entro il 2030.

Il 42% del territorio è degradato

La zona cuscinetto del Green Wall coprirà 6,45 milioni di ettari di territorio che attualmente mostra segni di degrado per il 42% della propria estensione, pari a 2,7 milioni di ettari, concentrata in larga parte nello Stato del Rajasthan.

La catena montuosa degli Aravalli rappresenta da millenni una barriera naturale contro la desertificazione, impedendo l’espansione del deserto del Thar e proteggendo grandi metropoli come Delhi, Jaipur e Gurugram. È inoltre la sorgente di importanti fiumi come il Chambal, il Sabarmati e il Luni. Le sue foreste, praterie e zone umide ospitano specie vegetali e animali in via di estinzione. Tuttavia, la deforestazione, le attività minerarie, il pascolo del bestiame e la rapida urbanizzazione connessa con sviluppo economico dell’India, spesso avvenuto in modo del tutto incontrollato e senza rigorose normative ambientali, stanno aggravando la desertificazione, danneggiando le falde acquifere, prosciugando i laghi e riducendo la capacità della catena montuosa di sostenere la fauna selvatica.

L’esperienza del Green Great Wall africano

Il progetto sviluppato dall’India riprende l’idea alla base del “Great Green Wall”, lanciato ormai 15 anni fa in Africa: in quel caso, la grande muraglia di alberi e vegetazione costituita da specie arboree autoctone e resistenti, dovrebbe tagliare trasversalmente l’intero continente, attraversando gli Stati del Sahel e del Sahara. Un’opera imponente: 7600 chilometri di lunghezza e 15 di larghezza, per fermare la desertificazione crescente, curare gli ecosistemi degradati e contrastare la crisi climatica e alimentare.

Lo stato dei risultati ottenuti fino al 2020 negli 11 Stati africani interessati dal programma della Grande Muraglia Verde. FONTE: Great Green Wall Initiative

Il progetto africano ha ormai 15 anni: la Comunità degli Stati del Sahel e del Sahara lo ha approvato nel 2005, ma i lavori sono partiti ufficialmente due anni più tardi. Nel tempo, l’idea iniziale di una grande linea di alberi che si sviluppasse da Est a Ovest lungo la parte meridionale del deserto africano, la Grande Muraglia Verde si è evoluta in un mosaico di interventi, in modo da rispondere con maggiore precisione alle esigenze delle comunità locali, che sono diventate man mano protagoniste attive del progetto.

Tuttavia, nel caso africano, complici la pandemia da Coronavirus e i vari conflitti che coinvolgono alcuni degli 11 Paesi fondatori dell’iniziativa, i lavori procedono a rilento: lo scorso anno, un rapporto del’Unccd, agenzia Onu dedicata alla lotta alla desertificazione, stimava che attualmente appena il 4% della zona di intervento è stata ripristinata.