Il degrado del suolo causa rese agricole ridotte per 1,7 miliardi di persone
Lo rivela il nuovo “The State of Food and Agriculture” FAO. Il fenomeno colpisce soprattutto l’Asia. Recuperare il 10% del suolo degradato con pratiche di gestione sostenibile permetterebbe di nutrire 154 milioni di persone in più ogni anno
di Emanuele Isonio
Quasi un quarto della popolazione mondiale vive attualmente in aree nelle quali le rese agricole stanno diminuendo a causa del degrado dei suoli indotto dall’uomo: una crisi pervasiva e silenziosa che sta minando la produttività dei terreni e minacciando la salute degli ecosistemi in tutto il mondo. A rivelarlo è il rapporto “The State of food and agriculture 2025”, presentato dalla FAO a Roma. Peraltro le cifre sono calcolate per difetto: sono infatti considerati nel calcolo solo le aree nelle quali le rese sono diminuita di almeno il 10%. Chiaro il messaggio sottostante: i suoli degradati non sono solo una questione ambientale, ma hanno un impatto sul settore agricolo, sui mezzi di sussistenza rurali e sulla sicurezza alimentare di ampie fasce della popolazione mondiale.
“Degrado, minaccia crescente”
“Il rapporto di quest’anno si concentra sul degrado del suolo perché rappresenta una minaccia crescente per la produttività agricola, la sicurezza alimentare e la resilienza degli ecosistemi” spiega il direttore generale della FAO, Qu Dongyu. “Presenta nuove prove sui costi economici del degrado e sul potenziale di recupero a tutti i livelli della produzione agricola”.
Dai piccoli agricoltori che gestiscono appezzamenti marginali alle grandi aziende agricole commerciali che gestiscono vaste aree di terreno, il documento dell’agenzia delle Nazioni Unite evidenzia come investimenti mirati e pratiche sostenibili possano contribuire alla produttività del suolo e rafforzare la resilienza dei sistemi agroalimentari.
“Il rapporto fornisce inoltre stime globali aggiornate sul numero di aziende agricole e sulla distribuzione dei terreni, offrendo nuove informazioni su chi produce cosa” prosegue Qu.
In termini assoluti, i Paesi più colpiti dal fenomeno sono quelli asiatici, sia a causa del debito accumulato per il degrado sia per l’elevata densità di popolazione. Si stima inoltre che almeno 47 milioni bambini sotto i 5 anni soffrono di ritardi nella crescita connessi con la ridotta disponibilità degli alimenti.
Un problema multifattoriale
Ma cosa si intende per degrado del suolo? Il documento FAO lo definisce come un “declino a lungo termine delle capacità di un terreno di fornire funzioni e servizi ecosistemici essenziali. Alla base del fenomeno, raramente c’è una singola causa. In genere, è il risultato di una combinazione di fattori.
Alcuni sono naturali, come erosione e salinizzazione del suolo. Altri sono pressioni indotte dall’uomo, sempre più dominanti. Non a caso il rapporto si concentra proprio su questi ultimi. Anche per la loro stretta correlazione con alcuni dei fattori naturali. Attività come la deforestazione, il sovrapascolo e pratiche agricole e di irrigazione non sostenibili sono ora tra i principali fattori che contribuiscono a questo fenomeno.
Tre indicatori per misurare il degrado
C’è poi l’aspetto, nient’affatto secondario, di come misurare il tasso di degrado. Per farlo, il rapporto applica un approccio basato sul “debito di degradazione”. Confronta cioè i valori attuali di tre indicatori chiave – carbonio organico nel suolo, erosione del suolo e acqua nel suolo – con le condizioni che esisterebbero senza l’attività umana in condizioni native o naturali. Questi dati vengono elaborati attraverso un modello di apprendimento automatico che integra i fattori di cambiamento ambientali e socio-economici per stimare le condizioni di base del suolo in assenza di interferenza umana.

Tasso di carbonio organico nei suoli, in percentuale rispetto alle condizioni originarie.
FONTE: Hadi, H. & Wuepper, D. 2025. A global yield gap assessment to link land degradation to socioeconomic risks – Background paper for The State of Food and Agriculture 2025. FAO Agricultural Development Economics Working Paper 25-16. Rome, FAO.
Alla luce dei dati globali più recenti sulla distribuzione, le dimensioni e la produzione agricola delle aziende agricole, il rapporto delinea opportunità concrete per pratiche integrate di uso e gestione sostenibile del territorio, insieme a politiche mirate. Queste misure mirano a evitare, ridurre e invertire il degrado del territorio, migliorando al contempo la produzione alimentare e i mezzi di sussistenza degli agricoltori.
“Per cogliere queste opportunità, dobbiamo agire con decisione. Una gestione sostenibile del territorio richiede ambienti favorevoli che supportino investimenti, innovazione e gestione responsabile a lungo termine”, osserva Qu Dongyu.

FONTE: Elaborazione basata sulla figura 7 dello studio di Orr, B.J., Cowie, A.L., Castillo Sanchez, M.V., Chasek, P., Crossman, N.D., Erlewein, A., Louwagie, G. et al. 2017. Scientific Conceptual Framework for Land Degradation Neutrality. A Report of the Science-Policy Interface. Bonn, Germany, UNCCD. https://www.unccd.int/resources/reports/scientific-conceptual-framework-land-degradation-neutrality-report-science-policy
Adattare le soluzioni alla dimensione delle aziende agricole
Un altro aspetto cui il rapporto dedica grande attenzione è la enorme differenza di dimensione delle aziende agricole nel mondo. “Le dimensioni influenzano fortemente la gestione del territorio e le strategie di produzione alimentare, nonché la capacità degli agricoltori di affrontare il degrado del suolo” si legge nel rapporto.
Dei 570 milioni di aziende agricole del mondo, l’85% ha una superficie inferiore a 2 ettari e coltiva solo il 9% dei terreni agricoli, mentre lo 0,1% delle aziende agricole ha una superficie superiore a 1.000 ettari e ne controlla quasi il 50%. Le aziende agricole di medie dimensioni, ovvero quelle comprese tra 2 e 50 ettari, svolgono un ruolo particolarmente importante in Africa e Asia, dove gestiscono circa la metà di tutti i terreni agricoli.
“La grande diversità nelle dimensioni delle aziende agricole sottolinea la necessità di approcci di scala al degrado del suolo, alla sicurezza alimentare e alla sostenibilità. I piccoli agricoltori che lavorano in condizioni di risorse limitate e su terreni marginali necessitano di un sostegno mirato per intensificare la produzione in modo sostenibile” sottolineano i ricercatori FAO.
![Il pannello A mostra la perdita di produzione annua totale per ciascuna fascia di reddito associata a un aumento simulato dell'1% del degrado del suolo. Il pannello B mostra la perdita di produzione nazionale media per ettaro per i Paesi all'interno di ciascuna fascia di reddito associata a un aumento simulato dell'1% del degrado del suolo. Le fasce di reddito dei Paesi sono classificate come Paesi a basso reddito (LIC), Paesi a reddito medio-basso (LMIC), Paesi a reddito medio-alto (UMIC) e Paesi ad alto reddito (HIC), secondo le definizioni della Banca Mondiale per l'anno di riferimento dei dati. Le perdite sono calcolate sulla base della stima del calo delle rese in condizioni di degrado, applicata alla produzione agricola nazionale per l'anno 2020. L'area di raccolta a livello di coltura è tratta da FAO e IIASA. 2025. Documentazione del modello di zonizzazione agroecologica globale versione 5 (GAEZ v5). [Consultato il 27 giugno 2025]. https://data.apps.fao.org/gaez/?lang=en. Licenza: CC-BY-4.0. FONTE: Elaborazione degli autori basata su Hadi, H. e Wuepper, D. 2025. Una valutazione del divario di rendimento globale per collegare il degrado del suolo ai rischi socioeconomici – Documento di base per Lo Stato dell'Alimentazione e dell'Agricoltura 2025. FAO Agricultural Development Economics Working Paper 25-16. Roma, FAO](https://resoilfoundation.org/wp-content/uploads/2025/11/Schermata-2025-11-20-alle-18.41.03.png)
Il pannello A mostra la perdita di produzione annua totale per ciascuna fascia di reddito associata a un aumento simulato dell’1% del degrado del suolo.
Il pannello B mostra la perdita di produzione nazionale media per ettaro per i Paesi all’interno di ciascuna fascia di reddito associata a un aumento simulato dell’1% del degrado del suolo. Le fasce di reddito dei Paesi sono classificate come Paesi a basso reddito (LIC), Paesi a reddito medio-basso (LMIC), Paesi a reddito medio-alto (UMIC) e Paesi ad alto reddito (HIC), secondo le definizioni della Banca Mondiale per l’anno di riferimento dei dati. Le perdite sono calcolate sulla base della stima del calo delle rese in condizioni di degrado, applicata alla produzione agricola nazionale per l’anno 2020. L’area di raccolta a livello di coltura è tratta da FAO e IIASA. 2025. Documentazione del modello di zonizzazione agroecologica globale versione 5 (GAEZ v5). [Consultato il 27 giugno 2025]. Licenza: CC-BY-4.0.
FONTE: Elaborazione degli autori basata su Hadi, H. e Wuepper, D. 2025. Una valutazione del divario di rendimento globale per collegare il degrado del suolo ai rischi socioeconomici – Documento di base per Lo Stato dell’Alimentazione e dell’Agricoltura 2025. FAO Agricultural Development Economics Working Paper 25-16. Roma, FAO
Ricchi o poveri, le perdite di produttività sono ovunque
In ogni caso, al di là delle differenze territoriali e di reddito, le aziende agricole che operano su suoli degradati sono accomunate da perdite di produttività. Ma i motivi sono diversi. Nei Paesi a reddito maggiore, caratterizzati spesso da agricoltura intensiva, il calo di produttività sono molto rilevanti e spingono a un forte uso di fertilizzanti di origine chimica, che però finiscono per aggravare il degrado. Nei Paesi più poveri, come l’Africa subsahariana le rese basse sono causate da altri fattori strutturali quali la mancanza di credito, difficoltà di accesso ai mercati, scarsa meccanizzazione. In questi contesti, diventa quindi prioritario migliorare l’accesso alle risorse senza però fare l’errore di riprodurre modelli di agricoltura intensiva sperimentati nel mondo ricco.
“La redditività delle aziende agricole di tutte le dimensioni è fondamentale per garantire la sicurezza alimentare” spiega il rapporto. “Le aziende agricole di medie e grandi dimensioni producono rispettivamente il 26% e il 58% delle chilocalorie fornite dalle colture a livello globale; svolgono un ruolo chiave nel commercio globale e nelle catene di approvvigionamento. D’altro canto, i piccoli agricoltori, pur producendo solo il 16% a livello globale, sono vitali nei paesi a basso e medio reddito, dove rappresentano circa il 60%”.

I dati sul numero di aziende agricole e sulla superficie totale gestita si basano sui più recenti dati nazionali disponibili relativi a 131 paesi e territori, riportati tra il 2006 e il 2023. Il numero totale differisce dal numero totale di aziende agricole previsto per il 2025, in linea con il previsto calo del numero di aziende agricole a livello globale. I dati nell’ultima colonna sulla quota di energia alimentare prodotta coprono 77 Paesi e territori che dispongono di dati di produzione per dimensione aziendale.
FONTI: Elaborazione degli autori basata su Lowder, S., Arslan, A., Cabrera Cevallos, C.E., O’Neill, M. e de la O Campos, A.P. 2025. Un aggiornamento globale sul numero di aziende agricole, la dimensione delle aziende agricole e la distribuzione dei terreni agricoli – Documento di base per The State of Food and Agriculture 2025. FAO Agricultural Development Economics Working Paper 25-14. Roma, FAO; Arslan, A., Ranuzzi, E., O’Neill, M., Ricciardi, V., Lowder, S. & Vaz, S. 2025. Rivelare le complementarietà tra le diverse scale agricole nella produzione alimentare globale – Documento di base per Lo stato dell’alimentazione e dell’agricoltura 2025. FAO Agricultural Development Economics Working Paper 25-13. Roma, FAO.
Invertire la rotta è possibile
Il rapporto FAO offre tuttavia una speranza: invertire anche solo il 10% del degrado indotto dall’uomo sui terreni coltivabili esistenti potrebbe ripristinare una produzione sufficiente a sfamare altri 154 milioni di persone ogni anno. Come? Ad esempio adottando pratiche di gestione sostenibile del territorio come la rotazione delle colture e la copertura vegetale per preservare la salute del suolo, ridurre l’erosione e contribuire alla biodiversità. “Queste cifre non sono astratte – si legge nel documento – ma rappresentano reali opportunità per rafforzare la sicurezza alimentare, alleviare la pressione sugli ecosistemi naturali e costruire sistemi agroalimentari più resilienti”. Senza peraltro l’esigenza di ampliare ulteriormente le aree agricole.
Per raggiungere questo obiettivo, Lo State of Food 2025 richiede strategie integrate per l’uso del suolo e interventi politici, tra cui misure normative come il controllo della deforestazione, programmi basati su incentivi e meccanismi di condizionalità che collegano i sussidi ai risultati ambientali.
“Per cogliere le opportunità offerte dalla gestione sostenibile del suolo, servono ambienti favorevoli a investimenti di lungo periodo, innovazione e responsabilità nella gestione delle risorse naturali” conclude il direttore generale FAO.

©FAO/Lorenzo Moncada
Patrick Domke / ETH Zurich, per uso non commerciale
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