Secondo uno studio tedesco, i fenomeni di caldo estremo si manifestano più frequentemente nel suolo che nell’aria. Germania, Francia, Italia ed Europa centrale sono le aree più colpite
di Matteo Cavallito
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Il suolo del Pianeta registra sempre più spesso temperature eccezionalmente alte, un fenomeno legato al cambiamento climatico che si manifesta però meno intensamente nell’aria. Lo sostiene uno studio a cura del Centro Helmholtz per la ricerca ambientale (UFZ) di Lipsia, in Germania. Secondo la ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Climate Change, questa tendenza è evidente soprattutto nell’Europa centrale.
I risultati ottenuti colmano un vuoto nelle conoscenze sull’andamento delle temperature del terreno che, a differenza di quelle dell’aria, sarebbero state per anni oggetto di scarsa attenzione per l’assenza di dati affidabili, rilevano gli studiosi in una nota diffusa dallo stesso Helmholtz chiamando in causa la presenza di “misurazioni particolarmente complesse”.
Lo studio
I ricercatori, guidati da Almudena García-García, scienziata specializzata in telerilevamento dell’UFZ, hanno raccolto dati provenienti da stazioni di misurazione meteorologica, satelliti e altre fonti. In seguito hanno utilizzato le informazioni raccolte per elaborare un indice denominato TX7d e definito come la media delle temperature massime giornaliere nella settimana più calda dell’anno.
L’indice riflette l’intensità degli estremi di calore, ovvero quanto possono essere alte le temperature estreme, ed è stato calcolato per lo strato superiore del suolo (primi 10 centimetri) e per l’aria vicina alla superficie (fino a 2 metri di altezza).
L’analisi si è concentrata sull’andamento dei dati per gli anni dal 1996 al 2021 e ha evidenziato come in due terzi delle 118 stazioni osservate, la tendenza agli estremi di calore sia più forte nel terreno. “Tali estremi, in altre parole, si sviluppano molto più rapidamente nel suolo che nell’aria”, spiega García-García, principale autrice dello studio.
Gli estremi aumentano di di 0,7 °C per decennio
Il fenomeno è particolarmente evidente in Germania, Italia e Francia meridionale. “I cambiamenti negli estremi caldi sono spesso determinati sulla base delle temperature dell’aria; tuttavia, l’idrologia e molti processi biogeochimici sono più sensibili alla temperatura del suolo”, riferisce lo studio.
E ancora: “Gli estremi di caldo al suolo stanno aumentando più rapidamente di quelli atmosferici, con un’intensità di 0,7 °C per decennio e una frequenza mediamente doppia nell’Europa Centrale”.
Quest’ultimo dato appare particolarmente rilevante. “Se attualmente ci sono temperature elevate nel suolo e nell’aria per il 10% dei giorni in un mese”, spiega García-García, “tra dieci anni ce ne saranno per il 15% dei giorni nell’aria e per il 20% nel terreno“. Decisiva è l’umidità del suolo, che impatta sullo scambio termico di quest’ultimo con l’aria.
Ondate di calore più frequenti
Il fenomeno rilevato ha importanti conseguenze. Se la temperatura del suolo è più alta di quella dell’aria, ad esempio, il calore aggiuntivo viene rilasciato nella bassa atmosfera, causando così un aumento delle temperature atmosferiche. Inoltre, spiega Jian Peng, coautore e direttore del dipartimento di telerilevamento dell’UFZ, “Il calore del suolo agisce come fattore di risposta tra l’umidità del terreno stesso e la temperatura e può quindi intensificare i periodi di caldo in alcune aree”.
I ricercatori, infine, hanno utilizzato i dati raccolti per stimare la frequenza con cui le temperature estreme del suolo potrebbero amplificare le ondate di calore nell’atmosfera.
In uno scenario climatico caratterizzato da una temperatura media superiore di 2 o 3 gradi rispetto ai livelli preindustriali, spiegano, l’impatto sull’Europa centrale sarebbe molto maggiore nel confronto con il quadro associato a un rialzo più modesto (+1,5 gradi, in linea con gli obiettivi internazionali di mitigazione). In particolare, “potrebbero esserci l’8% in più di giorni caldi in cui il suolo rilascia calore nell’atmosfera”. Il che contribuirebbe a sua volta a una crescita del riscaldamento globale.