7 Novembre 2025

Microplastiche e suoli agricoli: ricerche e soluzioni di scena a Roma

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C’è tempo fino al 16 novembre per iscriversi alla winter school organizzata nella capitale dall’Università Cattolica: una due giorni (20-21/11) dedicata alla comprensione dell’impatto delle microplastiche e delle prospettive di intervento

di Matteo Cavallito

Fornire una comprensione integrata e basata su dati scientifici del fenomeno della presenza delle microplastiche e delle nanoplastiche nei sistemi agricoli e del loro impatto sull’ambiente, la sicurezza alimentare e la salute. È questo l’obiettivo del corso “Sustainable Agrifood Systems and Plastic Pollution: A One Health Vision” in programma il 20 e il 21 novembre prossimo presso il Carpegna Palace Hotel di Roma.

Destinata a dottorandi e giovani ricercatori, l’iniziativa – organizzata dall’Università Cattolica del Sacro Cuore – punta a offrire tutti gli strumenti necessari “per valutare criticamente le prove, quantificare i rischi e progettare strategie di monitoraggio e mitigazione lungo tutta la filiera agroalimentare”. È possibile iscriversi fino al 16 novembre.

Uno sguardo sulle microplastiche, il suolo e la salute

“Questa winter school nasce in parte come espressione di Agrifoodplast, la Conferenza internazionale sulle microplastiche nei sistemi agro-alimentari lanciata nel 2023 e di cui sarà presto annunciata la terza edizione”, spiega Edoardo Puglisi, Professore Ordinario di Microbiologia Agraria dell’Università Cattolica e direttore scientifico del corso. Affrontando temi chiave come l’inquinamento da plastica, la contaminazione del suolo e nelle colture, i rischi per la sicurezza alimentare, le interazioni con il microbiota del suolo e gli invertebrati e molto altro ancora, l’iniziativa – qui il programma completo – promuove l’interazione diretta con i principali esperti internazionali, sviluppando competenze nell’interpretazione, nell’analisi dell’esposizione e nella valutazione dei rischi.

“L’idea”, prosegue il docente, già coordinatore di un gruppo di ricerca attivo nel campo della microbiologia agraria e ambientale, “è quella di raccogliere i maggiori esperti mondiali nella ricerca sulle microplastiche nell’ambiente per illustrare ai partecipanti uno stato dell’arte sulla ricerca in termini di impatto sul suolo, influenza sulle funzioni ecosistemiche, sostenibilità dell’uso sino ad arrivare alla dimensione tossicologica ed ecotossicologica in una ottica One Health (l’approccio integrato che, secondo la definizione dell’OMS, identifica l’equilibrio tra la salute delle persone e quella degli animali e degli ecosistemi, ndr)”.

Un nutrito parterre di esperti

Il corso, insomma, offre un programma incentrato su concetti avanzati e sulle prospettive delle politiche di intervento con il sostegno di casi di studio che collegano gli ambienti terrestri e marini, il panorama politico globale per l’uso della plastica in agricoltura e gli impatti di questo fenomeno. L’iniziativa, infine, promuove l’interazione diretta con i principali esperti internazionali per favorire lo sviluppo di competenze nell’interpretazione, nell’analisi dell’esposizione e nella valutazione dei rischi.

Davvero notevole il parterre dei relatori. Tra gli ospiti spicca in particolare il docente dell’Università di Plymouth Richard Thompson che, 21 anni fa, coniò per primo il termine microplastiche aprendo la strada a un nuovo settore di ricerca.

Prestigiosa, inoltre, la presenza degli attuali coordinatori dei primi progetti europei, in ordine di tempo, a occuparsi in questi anni del problema delle plastiche nei suoli e in agricoltura – Luca Nizzetto, esperto del NIVA, l’Istituto per la ricerca sull’acqua e l’ambiente di Oslo, e Violette Geissen, docente dell’Università di Wageningen in Olanda – così come quella di Lev Nevertin, leader del team ambientale della FAO.

Anche le stime sul loro contributo complessivo al fenomeno variano notevolmente, pneumatici, pellet, imballaggi, vernici, erba artificiale e materiali per uso agricolo sono le principali fonti di inquinamento da microplastiche in Europa. Fonte: Boucard, P., Denize, C. & Aydin, M. (2024). Microplastic releases in the European Union (Eionet Report – ETC HE 2024/15). European Topic Centre on Human Health and the Environment, 2024 Attribution 4.0 International CC BY 4.0 Deed

Pneumatici, pellet, imballaggi, vernici, erba artificiale e materiali per uso agricolo sono le principali fonti di inquinamento da microplastiche in Europa. Fonte: Boucard, P., Denize, C. & Aydin, M. (2024). Microplastic releases in the European Union (Eionet Report – ETC HE 2024/15). European Topic Centre on Human Health and the Environment, 2024 Attribution 4.0 International CC BY 4.0 Deed

Sulla contaminazione obiettivi UE a rischio

Negli ultimi anni, i fenomeni di contaminazione sono aumentati significativamente in Europa. Analizzando le diverse fonti di inquinamento, tra cui l’abrasione degli pneumatici, il pellet e le vernici, l’ultimo rapporto dello European Environment Information and Observation Network (Eionet) dell’Agenzia europea dell’ambiente, in particolare, ha stimato una crescita della diffusione delle microplastiche compresa tra il 7,5 e l’8,6% tra il 2016 e il 2022. Numeri che, sostengono gli autori, renderebbero “improbabile” il raggiungimento dell’obiettivo UE di riduzione del 30% del loro rilascio nell’ambiente entro la fine di questo decennio.

Un problema evidente, insomma, ma anche “una questione complessa, su cui però la ricerca ha raggiunto diversi consensi in termini di evidenze e necessità di intervento”, sottolinea Puglisi ricordando, peraltro, come molti dei relatori del corso siano anche membri della Scientists’ Coalition for an Effective Plastics Treaty,

“Dalla ricerca nuove soluzioni”

L’associazione, prosegue, si è formata nel 2022 per contribuire al raggiungimento di un trattato internazionale per lo stop all’inquinamento da plastica con il sostegno dell’Assemblea ONU per l’ambiente (UNEA). Un traguardo per il quale i negoziati sono tuttora in corso. L’ultimo incontro ufficiale promosso dalle stesse Nazioni Unite a Ginevra lo scorso agosto sul tema degli strumenti legali si è chiuso senza un accordo su almeno due temi fondamentali: la riduzione nella produzione di plastiche e la necessità di normare l’uso degli additivi.

Le prospettive per gli scienziati, nonostante tutto, restano significative. “Sono convinto che la ricerca potrà fornire non solo evidenze ma anche soluzioni”, conclude il docente. “Da un lato per una riduzione delle produzioni che tenga conto delle necessità economiche e industriali, dall’altro per sviluppare materiali sempre meno impattanti in un’ottica di riduzione e gestione del rischio”.